giovedì 10 giugno 2010

Elisir d'amore per .......Cairano 7x...2010


“Il significato delle parole dipende dall’uso che se ne fa”.
Wittgenstein.





....il mio vocabolario per Cairano...

POESIA
Nei tempi di tristezza e deriva politica il pericolo più insidioso per gli individui e le piccole comunità può venire da un pensiero troppo innamorato di sé stesso e ancora una volta impaurito dalla poesia quando non si chiude in sé stessa ma osa puntare il dito verso di noi. Quando si fa “sublime” diffuso e massificato , fare arte, spettacolo..accetando una comunicazione eccessiva ,trasversale ,politicamente corretta e caciarona per imprigliare il nostro “io” in un autismo privato deluso, empirico,infelice, solitario y final o in una rimozione o autismo corale di un territorio violentato e emarginato. Una sorta di crollo o degradazione della poesia nell’epoca in cui la stessa poesia si fa edonistica indifferenza o eccessiva esposizione e si omologa ad un mondo istupidito e superficiale. Quasi una autarchia creativa del sublime” a cui viene dato o la libertà di sovraesporsi o di relegarsi in regime di innocenza o narcisismo territoriale, storico e politico come una specie in via di estinzione o che dia voce ad una malinconia collettiva o autismo corale che rimargina ( cioè esalta e falsifica) lo sbandamento di una comunità che non c’è più o che non ci mai stata se non nella mente di Platone ,Rousseau o peggio Marx.
I nostri paesi, , rimuovendo la poesia come forza spirituale e autentica del senso, perderebbero la realtà del proprio “io” ,rinunciando alla possibilità e necessità di rieducare ,nel pensare e vivere il proprio paese e territorio, i propri occhi catarattati e il proprio “logos” indurito per riscoprire la “grande vita” paesologica che circola nelle proprie vene per pompare sangue nuovo al proprio cuore, sottraendosi alla deriva tutta politica dei pensieri corti e tristi nella palude di un regime che si è fatto tumore antropologico incurabile e metastasi diffusa . La poesia va difesa ,letta e meditata perché mette in testa una paura vera,offensiva ,rigorosa , selvaggia, nuda, serissima.In certi momenti non basta solo preoccuparci con la denuncia delle sorti della nazione o dei nostri territori o paesi , bisogna provare terrore per reagire e ripredersi le redini dei nostri demoni interiori e dei tanti tristi , atterriti e silenziosi compagni di viaggio di questa esperienza comunitaria che ama la diversità della poesia come intuizione minacciata di sopravvivere e la voglia di rimanere voce feconda dei nostri territori abbandonati ad una sismicità rimossa,contenuta,controllata o peggio repressa .


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