martedì 9 febbraio 2010

Elisir d'amore per ......."il porco letterario"

IL "PORCO" LETTERARIO è l'occasione per stare insieme una domenica in un paese dell'Irpinia d'Oriente che è Aquilonia. L'incontro è previsto per le dieci dinanzi alla sede del Municipio, poi andremo a visitare il bellissimo Museo Etnografico città della Memoria e la Badia di San Vito nel cui piazzale trova posto una stupefacente quercia. Poi ci trasferiemo in campagna per ammirare gli asini, i pony, le pecore, le capre, etc allo stato brado. Infine ci rintaneremo in un ristorante e degusteremo dei piatti tipici a base di carne di miale, per coloro che non mangiano carne, proporremo un menù vegetariano. Ovviamente la tavola sarà allietata da uno squisito Aglianico. E dalla simpatia dei partecipanti. Vi aspettiamo numerosi.

sarà una giornata letteraria, comunitaria, rupestre, tribale, country _ POESIA, MUSICA, TEATRO, MEDITAZIONE sposeranno il culto appenninico della festa del maiale. Il ‘porco letterario’ si terrà DOMENICA 7 FEBBRAIO 2010 nella masseria di Aquilonia: non si può mancare. Non si potranno usare macchine fotografiche, solo memoria / la sezione ‘poesia’ sarà rigorosamente dialettale.






Un incontro “a tavola” per la Comunità provvisoria è anche ….. l’esperienza e il tentaivo di nutrire e coltivare il terreno per l’amicizia come pure la capacità di confrontarsi l’un l’altro in un mutuo impegno per rinnovare radici e “koinè”. L’esperienza origianale di questo nostro “viaggio” in noi stessi attraverso le terre d’Irpinia è sopratutto un pellegrinaggio assieme ad amici. Il filosofo Ilic si chiedeva: “Come posso io vivere in un mondo nel quale sono nato, il mondo in cui sperimento sempre più di essere come racchiuso in una specie di prigione? Come posso essere onesto con tutti quelli che stanno davanti a me? Come posso mantenere uno spazio aperto quando mi trovo in faccia e sotto lo sguardo dell’altro mentre l’altro si scopre di fronte a me e nel mio sguardo?” Usando questi questi interrogativi solo per una critica della modernità e della tecnologia e degli stili di vita dei “non-luoghi” delle città e dellemetropoli non ci permette di elaborare o raggiungere una nuova coerenza e chiarezza: il dono ,la cura ,la curiosità e la sorpresa costituiti dall’altro ,anche se nostro conterraneo per nascita o scelta,possono solo apparire quando questo spazio è aperto,libero e amicale. L’immediatezza, l’intimità e la libertà dell’incontro con l’altro può essere ostacolata e anche resa impossibile dagli eccessi di ‘razionalità’ come coerenza a principi astratti e convinzioni prescittive che possono diventare strumenti non-conviviali ma ma egocentrici e egoisti.Noi dobbiamo ‘paesologicamente ‘ combattere tutti gli schermi culturali,ideali ed etici che separano il “te” da “me”.
Noi coltiviamo il sospetto,il dubbio verso uomini o istituzioni come critica del loro potere o poteri di distruggere la nostra capacità o volontà di vivere dignitosamente l’uno con l’altro. Noi curiamo il sapere sopratutto “come cura di sè e degli altri” non come “ricerca o scienza per la gente” condotta nelle università e nelle scuole che stimola ad un “riscatto” come creazione di nuovi poteri sopraffatori ma alla “scienza della gente” che aiuta e promuove comunità e non potere alternativo. Tale ricerca, condotta da soli o in piccoli gruppi, ha un’attinenza diretta con chi vi si è impegnato. Essa deve ricercare i momnti di incontri che consentono la conversazione amichevole e conviviale……. “conversazione attorno alla tavola”. Cosa vi è meglio di una tavola per consentire agli ospiti e all’ospitante di sedersi generosamente uno di fronte all’altro in una ricerca comune o comunitaria ? La tavola rappresenta un’occasione per l’incontro di amici impegnati in serie ricerche su temi che hanno un’influenza diretta su come vivere, sull’impegno quotidiano, sulle pratiche “garbate e gioiose” nei diversi campi di intervento sociale. Si tratta per me di una ricerca anche “filosofica” in compagnia di amici che implica una critica di ogni cosa che possa rendere la vita non-filosofica nel senso di stimolare un pensare che “castra e sterilizza il cuore e indebolisce le sensibilità etiche”Ma sopratutto che mortifica o sottovaluta il sentimento e l’esperienza dell’amicizia come una pratica permanente che promuove e coltiva una credibilità reciproca, il rispetto, l’impegno nella “cura di sè e degli altri” anche nei nostri territori tanto belli e tanto offesi.
Per me anche questo può diventare momento “paesologico” se evitiamo i paraocchi e ci leberiamo degli steccati che quotidianamente ci vengono riproposti e giudichiamogli altri con la convinzione che ….”omnia munda mundis”……tutto è puro per i puri…..
in amicizia
mauro orlando

http://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157623380505042/show/

1 commento:

Anonimo ha detto...

ahahahah che bella la foto col ciuchino :-D
ciao alice