mercoledì 24 febbraio 2010

Elisi d'amore per ..........l'animo sereno.


" Quid voles ,hic est ,est Ulubris......nisi deficias animo aequo" Orazio

Temporalità – transitorietà – impermanenza

Ripercorrendo le Lettere, mi accorgo che a margine di diversi passi, qua e là, ho annotato la parola “impermanenza” alternandola spesso con l’espressione “tutto passa, tutto vola”.
Suggestioni inconsce, subliminali intuizioni, reminiscenze di stratificati studi e letture? Posso solo dire che, come un motivo ricorrente dotato di vita propria, questa “idea” mi risuonava nella mente e mi faceva palpitare ogni volta che mi imbattevo in espressioni/situazioni stimolanti.
Anni fa la stessa “idea-sentimento” ha preso forma in questi miei versi :
“Tutto si muove ed ogni cosa
è inconfutabilmente statica.
Disperata stagione senza tempo,
senza patos e memoria”.
In breve: Tutto passa. Ogni cosa nell’universo vive e non vive. C’è il divenire e il suo contrario. Ma vediamo, attraverso qualche brano, cosa dice in proposito il Nostro: “Morte è non essere. Lo so bene da un bel po’ di tempo.
Prima non c’ero, dopo non ci sarò”.
La vita è un continuo divenire:
“Nessuno di noi è al mattino quello stesso che era il giorno prima”.
Questi concetti – frutto di spiccata sensibilità/intuizione o formulazione teorica e dottrinaria – sono ricorrenti nelle Epistulae ed esplodono, spesso, in accenti accorati, desolatamente nichilisti: “La natura dissolve tutto ciò che ha messo insieme e tutto ciò che ha dissolto lo ricompone”.
O ancora: “L’abisso profondo del tempo ci sommergerà”.

Ho già steso questi appunti quando, per caso, ho la fortuna di leggere le note curate dal caro amico prof. Simone Saglia, di Desenzano del Garda, per la sua traduzione dall’inglese dei Wessex Poems di Hardy.
Vi trovo interessanti e documentate riflessioni sul principio della temporalità –transitorietà e su quello buddista dell’impermanenza, con richiami a pensatori dell’età classica e contemporanea.
Secondo il principio buddista dell’impermanenza la nostra realtà quotidiana e tutta la vita cosmica sono un continuo divenire; la distinzione fra eternità e divenire non esiste, perché l’eternità è il fluire infinito dei tempi.
È per me, questa, una conferma che in Seneca, se non proprio sotto forma di elaborazione razionale, c’erano già in nuce, a livello intuitivo/emotivo/esperienziale, i semi e i prodromi del concetto di impermanenza/transitorietà.
Sono illuminanti, in tal senso, per la loro universalità, i seguenti passi:
“In questo universo nulla si estingue, ma alternativamente declina e risorge.
Tale è anche il corso delle stelle.
Tutti i punti che esse hanno passato li raggiungeranno di nuovo”.
E, in uno slancio emotivo più amaro: “Tutti noi abbiamo un eguale numero di antenati, ma di nessuno l’origine risale al di là della memoria di uomo”.



Appunti sulle Lettere a Lucilio di Seneca
a cura di Tonino Capaldo

Anima e corpo

La contrapposizione fra l’anima e il corpo, la superiorità della prima sul secondo risultano palesi, oltre che da ben costruite argomentazioni logico/filosofiche, anche da un uso appropriato ed efficace del lessico (verba sunt substantia rerum).
Il corpo (con le sue malattie, debolezze, tentazioni) è un ostacolo, un nemico da battere nella incessante ricerca del bene e della saggezza.
Bisogna, sì, amarlo, trattarlo con cura (sempre con misura!), ma - precisa e ammonisce Seneca – non si deve mai essere o diventare suoi schiavi.
I vari modi per definire il corpo umano, il ricorso a suoni duri, aspri, ostici anche a livello grafico/onomatopeico implicano chiaramente un giudizio morale di disprezzo e di condanna, nonché uno stimolo sempre appassionato a superare le limitazioni e i condizionamenti della materia.
In altri termini, demarcazioni semantiche e notazioni simbolico/metaforiche contrassegnano insieme i confini fra il bene e il male.
Da una parte troviamo, infatti, l’anima, la parte migliore (pars melior) dell’uomo, fatta di sostanza impalpabile, aerea (ex tenuissimo constat) ed eterna; dall’altra parte il corpo, peso e castigo dell’animo/a (pondus ac poena animi), catena gettata intorno alla libertà dell’uomo (vinclum libertati hominis circumdatum), dannosa dimora (obnoxium domicilium), corpiciattolo mortale e fragile (corpusculum mortale et fragile), elemento deteriore (res deterior).



A conclusione della lettura delle
Lettere morali a Lucilio, di Seneca

Poesia

* * *

Con animo sereno

Leggo l’ultima lettera, pervaso
di meraviglia e di stupore nuovo
per le cose più semplici,
dall’intimo profondo
smarrite in ogni dove
e infine ritrovate.

E mi colpisce come il primo giorno,
quando s’aprono gli occhi
su tante cose intorno,
la bellezza del vero, dell’ignoto.
Colloquio senza fine,
senza confini o veli,
chimerica illusione;
e la ragione altera,
che di niente si appaga,
che superba si leva
su ogni cosa e indaga.

Rivedo uno ad uno
gli aneliti, i pensieri, le alte vette
o gli abissi dell’essere e del nulla
attinti dalla mente, in tanti anni
volati come un soffio,
tutta la vita un punto.

Amico venerando,
ritrovato per buona o mala sorte,
a tempo ormai scaduto
d’una corsa infinita, non finita,
ho perso tanto sonno per seguirti,
ma non me ne rammarico,
perché da te ho imparato
che si può stare svegli ed esser morti,
che nulla ci appartiene,
che quanto più si vive men si vive
se non si vive bene,
in pace con se stessi,
in pace con la specie degli umani,
impavidi di fronte alle sventure,
agli acciacchi, ai malanni, alla miseria;
e che imparar si deve,
quando viene quell’ora ineluttabile
a partire con animo sereno.

In questo breve viaggio,
trascorso insieme a te,
s’è dilatato il tempo,
una luce diffusa ha rischiarato
il buio della mente;
le malattie dell’anima e del corpo,
a guisa di vapore,
si sono diradate.

Per tutte le ore liete,
per ogni cosa bella che m’hai dato,
per come m’hai guidato
per i sentieri impervi della mente,
o saggio amico, grazie!
Con animo sereno.


Tonino Capaldo


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mauro,vorrei inviarti una foto che ti ritrae con edda a paestum, non ho la tua e-mail, se me la fai avere provvederò ad inviartela.
cordiali saluti
lucrezia ricciardi

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie