mercoledì 3 febbraio 2010

Elisir d'amore per .......i fotogrammi di una fanciullezza dell'anima.


".....Lo stare, il dimorare, l'immorare in un luogo unico, lo vedo d'altronde come semplice residuo di quella realtà contadina nella quale pochissimi, a meno che non fossero costretti da necessità di migrazione o fame o guerra, si muovevano. Si andava a fare il viaggio di nozze (qui da noi) magari fino a Treviso o a Venezia, e ciò quando già si era abbastanza in su nella gerarchia sociale.

Credo di aver ereditato certi pattern comportamentali da questo mondo contadino perché non sento un gran desiderio di muovermi, fermo restando che potrei amare svisceratamente qualunque luogo del mondo, perché la natura è sempre ricca di meraviglie, di paesi e di paesaggi capaci di ogni diversa seduzione, e di luoghi degni di viverci, e di "essere sognati".

Ma, penso, il rapporto con il luogo e con la terra deve essere feroce ed esclusivo, come un innamoramento, altrimenti non possiamo capire niente né di noi, né della terra né dell'ambiente, né dell'universo. Ho già avuto modo di parlare di alienazione turistica. C'é gente che viene portata di qua e di là come sacchi di patate, mentre occorrerebbe quel voyage o grand tour che era possibile fino a tempi abbastanza recenti, una grande avventura di formazione spirituale che durava mesi o anni (però soltanto per pochi privilegiati). ....." Andrea Zanzotto



Aspettano ancora i mietitori a sera

Distese dorate di grano
immemori del tempo
in un pulviscolo di sole,
bionde fanciulle supine
immemori del tempo
in un paradiso di luce.

In qualche remoto angolo del mondo
o della memoria
col miraggio del fresco negli occhi
la pelle la bocca riarsa
la falce sulla spalla
aspettano ancora i mietitori a sera
nella piazza accaldata dal solleone
qualcuno o qualcosa
cui vendere la vita.

Fotogrammi ingialliti
nitidi sfocati
di una fanciullezza
che appena ieri vociava festosa.

Tonino Capaldo
Luglio 1988

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