ho un piede d’argilla
e il collo di ghisa,
notte e giorno lavora nell’amaro
il corpo da cui ogni giorno mi separo
e poi c’è l’irpinia
e la scrittura
con cui rovisto
nell’era degli uomini sfiniti.
fino a un certo punto mi sono salvato con la paura della morte
e poi con la storia della morte
dei paesi.
adesso, col piede d’argilla
guardo la mia anima
da me stesso uccisa.
franco arminio
No! Caro franco,tu non puoi uccidere la tua anima ! La tua anima è cosi “buona e bella” (kalòs kai agathòs) come dicevano i greci che ti sopraviverà e ti batterà in forza e tempo.Non lo puoi anche perchè oramai non ti appartiene del tutto.Io l’ho sentita alitare al Formicoso tra le tante persone che ballava ,cantava e parlava , l’ho risentita poi la Goleto in una serata magica e sacra.E i queste occasioni la mia povera anima desolata e mortificata per lungo tempo nella concretissima e materialistica terra bresciana.Ilmio ritorno rituale in Irpinia ha subito uno scossone dai tuoi scritti e dai vostri detti.Negli ultimi anni avevo scelto il silenzio come rimedio ,un dolorante silenzio.Con vpi sul Formicoso ho ricominciato a cantare ,ballare, parlare , comunicare eanche a gridare!Gridare, con voi…..una pienezza garruladi futuro, accendere insieme a voi una emozionata, carsica fantasia umiliata per troppo tempo dagli uomini della finzione e del comando. Ho ripreso ,ti confesso senza pudori ipocriti da uomo razionale, a piangere.E piango,da solo,uno strozzato grido delle idee offese“in nome del popolo italiano”oppresso” da sottili catene da moderni e superficiali fumi catodici, sofisticate armi biologiche nei labirinti cinici e omologati della “docile gregaria mediocrità”,affascinatadagli specchi del ghignante “ piccolo narciso”,paranoico del buon senso e della volgare modernità nella perenne “corrida” di dilettanti allo sbaraglio dello spirito pubblico italiano,europeo e mondiale e anche dalla complessa e schizofrenica pigrizia postmodernaattrezzata ad una coscienza umiliata ,livida ed impersonale.E tu pensi di poter sfuggire a te stesso ,alla tua anima che ci dà ancora una speranza non di palingenesi individuale o separatezza aristocratica. E che con profonda umiltà ci dice che si può continuare il viaggio e che il viaggio è più importante della meta o delle mete.Io mi sento fortunato di averti incontrata in questa radura del bosco che chiamiamo Irpinia, che per nostra fortuna i nostri padre ce l’hanno preparata e coservata bella e pulita:Nonostante i tanti corvi e avvoltoi che hanno e cercano ancora di stravolgere e contaminare.con stima e sopratutto affetto
mauro orlando
Nessun commento:
Posta un commento