"Il cuore mi si colma di commozione.
Ma i vostri pensieri sono le cose più incredibili: affollano questo luogo da ogni parte, sono uno sciame di cose tranquille e atroci,
Atlante, libri, pianeti, sudore, fatiche, singulti – voi siete la mia mappa, la parabola accidentata della creazione.
Certo, quando un uomo nasce, può scegliere le sue condizioni di vita. Può viaggiare o pensare, sposarsi o restare solo, leggere libri o conquistare città: ma non c’è nessuna differenza fra un eremita e un viaggiatore, entrambi si consumano, entrambi sono ben fragili fortezze. Uno preferisce farsi di pietra, l’altro di vento, ma alla fine devono tutti morire:
Rispettiamoci: la morte verrà, anche se siamo prudenti. Ma forse, possiamo essere in armonia con lei, se cerchiamo di vivere un’ora d’ozio al giorno, di leggerezza assoluta, senza vestiti e senza rimorsi, disincantati e liberi.
Voi siete la mia mappa planetaria e le mie strofe perfette: voi significate il mio abbandono di ogni perfezione. Io entro, con voi, nella presenza della vita e della morte.
Eccoci qui, nudi. Le maschere le abbiamo lasciate lì, addossate al portale della chiesa, e qui nessuno entrerà. Ma ricordiamo che quelle maschere sono anche la nostra storia. Non illudiamoci di essere sempre nudi. Santi o veggenti o folli - è un destino di cui ho appena intravisto l’orrore.
Non viviamoci indispensabili, anche se siamo portati a pensarlo, ognuno con le sue eccellenti ragioni. Tutti andiamo e veniamo dalla stessa porta. Ognuno di noi ha il suo volto e il suo incubo: la paura non è neppure un sentimento, è uno stato. E’ sangue della nostra carne, prendiamola con noi, passiamo con lei le nostre ore.
Essere vivi è sempre e solo un distacco. Tutta la vita è un raffinato vagare nelle strategie dell’addio.
Questa notte è stata irripetibile: teniamola dentro la nostra memoria come un evento. Spegniamo il fuoco e torniamo a vivere e a morire nelle nostre case. Non cerchiamo mai di opprimere o di rassegnarci ma di essere liberi, innanzitutto. Di sorprendere e meravigliarci. Mai dormire in se stessi ma addormentarsi fuori di sé, per uscire dai nostri corpi, lasciando a chi resta l’insegnamento del sogno e qualche gesto da ricordare"
amen
Sermone pronunciato da John Donne la notte di Natale del 1630, nella chiesa di Saint Paul.
"....Tesoro piccolo, è stato un inverno solo freddo lungo
Tesoro piccolo, ritiene come gli anni poiché è stato qui
Qui viene il sole, qui viene il sole
e io dico che và tutto bene.
Tesoro piccolo, i sorrisi ritornano sulle facce
Tesoro piccolo, sembra come gli anni poiché è stato qui
Qui viene il sole, qui viene il sole
e io dico che và tutto bene......"
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