Guardare la natura cercando la profonda unità nella diversità antropologica delle forme piacerebbe che la “casa della paesologia” e Trevico
diventasse l’occasione di una verifica esistenziale ed anche “filosofica” della esperienza e del
racconto paesologico. Meditazione
“filosofica” giustamente virgolettata per non incorrere in pregiudiziali equivoci di supremazie razionali ….maschera delle egemonie autoritarie di forme di metafisica
camuffata anche quando “non si
accontenti più di interpretare il mondo
e di vagare in speculazioni astratte
e si dia da fare per di
trasformare praticamente il mondo” (Heidegger).Ma siamo ancora nella pretesa di una “ermeneuitica “ che resta
dentro il viaggio che “vuole cambiare il pensiero che …..si
mette in cammino verso ciò che è degno
di essere pensato” (Idem).Siamo al paradosso
di una ricerca dell’oltrepassamento del pensiero razionale ancora
nella metodologia della critrica-sospetto-accettazione-approfondimento. Un
pensiero certamente non
supinamente appiattito ad una lettura che può intendersi come
“liberale”, secondo la quale il rapporto fra individuo e comunità viene pensato
come pendente in favore dell'individuo e di una sua rivendicazione di diritti
in qualche modo inalienabili, e una lettura “olistica”, secondo la quale
l'individuo viene schiacciato da una comunità che lo sussume e ne indica
l'agire. La paesologia è drastica nei suoi postulati e nelle sue finalità : non vuole essere un sapere
del riscatto e del potere nel
gioco delle tipologie borghesi del
“potere….macro o micro” ma un sapere
connotato dall’aggettivazione sostanziale della “resa”. La resa non è la virtù degli ultimi, dei deboli,
degli emarginati, proletari, contadini poveri ecc. Supera con un taglio netto epistemico le categorie
sociologiche, economiche e
politiche classiche. La paesologia ha una sua sostanza ermeneutica che non è la
confusione “della notte hegeliana in cui tutte la vacche sono scure” e non
rivendita una sua peculiarità interpretativa
e di racconto della “grande
vita dei piccoli paesi” abbandonati,
periferici, terremotati rispetto al
centro direzionale della razionalità
borghese-moderna-occidentale. Non cerca un spazio emergenziale di crisi
per descrivere o denunciare la
crescente omologazione delle strutture
politiche, economiche, culturali e sociali del potere centrale metropolitano e freddo.Non è nenche la
risposta alternativa e rivoluzionaria dei perdenti, gli ultimi, gli abbandonati
miranti ad un pensiero altro come riscatto
o ricerca di potere.Non sarà mai una nuova teoria per una diversa e
universale“interpretazione o cambiamento” del mondo.Pensa e sente il vivere in comune ancora valido come motivazione, sentimento,
passione , ma non come programma e meno che meno “uno statuto costituente”.Gli
abitanti e viventi dei piccoli paesi
degli appennini del mondo e del nostro paese non sono lo scarto economico del capitalismo
finanziario ma sono quelli che vivono come valore i margini
del sociale, gli azionisti inutili
non del pensiero, dei sentimenti e delle passioni. La vita percettiva e pensata dei territori
ancora incontaminati e dei
paesi abbandonati non è “debole, emarginata,oppressa” ma è ricca
,ardente, appassionata, viva e
attiva nella sua operosità e
lentezza.Ci van bene Marx o Heidegger
nella richiesta di tenere i piedi ben piantati nella terra o ricordare
che questa terra sia
costantemente in movimento,in trasformazione, conflitto.Franco Arminio non ha
la pretesa di descriverci in modo corretto, autentico e originale questo nostro mondo riferimento vitale i
conflitti delle interpretazioni contro
la conservazione delle norme , delle abitudini, dei valori , dei principi
naturali o razionali.Il suo pensare il
prorio “io” con i pedi e le unghia conficcate nella terra in una tensione
radicale progressiva opposto agli ordini
esistenti macro e micro.E’ di
fatto un pensiero poetante che di
fatto va oltre la descrizione oggettiva, l’intuizione
estetizzante, la percezione scientista, la critica alla metafisica e alla
filosofia astratta che riconosce come conseguenze e non solo cause del regime di soggezione e del dominio della
cultura borghese moderna.Sapendo comunque
che le pretese universalistiche e
razionali della verità comunque si realizza e si pratica nell’imposizione sulle differenze e sulle identità individuali e territoriali.La
paesologia non sarà mai per costituzione teoretica ed etica disimpegnata, terza, contemplativa, neutrale
ma pratica. Provvisoria ed attiva per
interessate, progettuali possibilità nella decentralizzazione teoretica delle civiltà europee e mondiali.Dagli scritti di Franco
si ricava non in modo prescrittivo o dottrinale una visione una pratica
oltre l’individualismo e olismo come due facce della stessa medaglia: la medaglia
di un rapporto di potere, di una relazione asimmetrica dominata da una logica
classista. Leva di questo rapporto è intuito e rappresentato nella categoria della “ singolarità” come concetto risultante
dalla tensione interna a questo tipo di nesso. L'instabilità delle singolarità
all'interno di questa relazione, vengono definite come un elemento costituito
dalle “relazioni che le 'attraversano', con la loro instabilità essenziale”.
L'utilizzo del termine singolarità “denota l'attenzione per un'individualità
concreta” e per la sua “dimensione 'situazionale' […] soggetta al dinamismo e
alla mutevolezza degli eventi, secondo un continuo movimento” verso e con
“l’altro-da-sé” in relazione ad un
vissuto e un progetto comunitario sotto
la sferza della “provviosrieta’” che
evita incrostazioni e derive autoritarie
delle “èlites”. E’ costante il richiamo a un universo di discorso ben
preciso, che cerca proprio di pensare l'individuo e il soggetto al di fuori di
una sua ipostatizzazione statica ma in un continuo cambiamento e dinamismo concettuale e concreto. I
concetti di soggettivazione e individuazione, nonché di transindividuale, sono
considerati appropriatamente. La soggettivazione e l'individuazione fanno
riferimento al carattere dinamico e mobile della singolarità che non può essere
sclerotizzata in forme che risultano astoriche, dogmatiche, chiuse; la
transindividualità che dalla riflessione poetica o letteraria passa e arriva ai temi marxiani attraverso i
racconti dei sentimenti, delle
percezioni, dei pensieri e delle passioni che aiutano a descrivere il carattere di scambio
continuo che il concetto di singolarità instaura fra gli individui: uno scambio
“metastabile” e continuo che difficilmente può essere afferrato continue
,mutevoli “comunità provvisorie”....lingue ...storie...culture ha caratterizzato il vario romanticismo europeo...una natura vivere del lupo libero...autonomo...consapevole e rispettoso della natura come luogo privilegiato e rispettato..degno di essere vissuto e raccontato con parole poetiche
martedì 31 ottobre 2017
domenica 29 ottobre 2017
Il poeta in campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo di materia febbricitante..irrefrenabile inafferabile, sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione e liberazione . Un corpo che cresce lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni, sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole che le ospitano per procrearle.Una forza erotico-creatrice dove il suo creatore riusce a partorire con o senza dolore ciò di cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno di anima e corpo da donare agli altri e alla terra che lo ha ospitato come grazia ricevuta e da restituire .Una forma di generazione di “corpo maschio” che accumula bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono agli altri .Un corpo dolorante di doglie dello spirito inquieto e angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze che hanno bisogno del “kaos” come terreno fertile alla poesia. Voglia di opera contro la forza opposta nella persona che necessita di crea e distruggere nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella ricaduta degli angeli nello sconfinato e nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos” del conflitto prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis” del disordine e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la ricerca del “delirio” della poesia che non gli competono si affaccia ai suoi notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei calcinacci, nei crolli…si espone ai margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile mai di maschio tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con parole sofferenti e senza lacrime….ascolta il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce e leggerezza come dono gratuito o baratto…..carica la sua sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie elettriche che ingabbiano il godimento erotico e creativo nella scorza leggera delle parole……
....povera e nuda va ....la poesia
Il poeta in città " fruga nei cestini" per dare un senso possibile alla umanità incivilizzata con uno sguardo severo dai ĺimiti ..dagli angoli e dai margini per non farsi triturare dal supefluo e dall'inautentico che come il deserto avanza inesorabile ....tra tragressioni e piccola delinquenza marginale anch'essa ...l' occhio va oltre il logos sociologico o politico e scruta con sofferenza il nascosto e l' impercettibile della esistenza di strada...ogni parola o atto si fa collettivo per non evaporare nella retorica buonista o il rasoio populista...consumati gli eroici furori delle ansie utopiche e rivouzionarie del gesto atletico ...agonistico e.giovanilista....per un rifiuto umano troppo umano del gioco sperimentalista .....solo linquistico della neoavanguardia ....evitare altresì gli intriganti aggangi mitici o primordiali..."scavare nell' attimo quotidiano" per scansare tempeste sociali o bonacce intimistiche e liricheggianti "....andarsene nei bui dei cortili (De Angelis)...in un tutto senza notte... la poesia si fa ..." atto comune" per non perdersi in un " nulla" invasivo e pervasivo....di una metropoli mondializzata in uno sviluppo senza progresso....fonetica babele senza parole oltre i " conforti metafisici" o le ricadute teologiche apocalittiche....unica strada una condivisione nelle parole degli ultimi e emarginati cronici ....." bevendo allo stesso rubinetto intasato" ....cercando parole di salvezza e di condivisione amorosa........in un mondo disamorato e senz'amore....
venerdì 27 ottobre 2017
Ciao
Mercuzio......il pensierio è freccia, il corpo (sentimento) è freccia.....lo
sai pure una poetessa lo diceva ...e molti filosofi e santi uomini....si sono
tormentati qui sulla terra sulla separazione tra corpo e anima senza capirci
una mazza... questa è una questione fondamentale di tutti gli umani ....c'è
bisogno di riconsiderare la cosa dello "automa corpo" rispetto alla
tradizionale enfasi che circonda l' anima.
-...Il corpo è ciò che pone
l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che, secondo la filosofia
contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo. Seguendo questa
concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo che tale
separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e per la
grandezza dell’anima..Il probema diventa complesso sempre a rischio ideologico e immunitario
quando si passa a stabilire un rapporto
corretto tra persone e cose e la
funzione del corpo di trasformare o solo
oggettivare tale rapporto.Cominciamo dal
partire dal “corpo”…in carne, sangue e
ossa…. può aiutare poeti , filosofi ,teologi e
anche un “povero e confuso clown”
a rimettere in discussione lo statuto non solo teoeretico di entrambe…..cose e persone.
Si forse
intravedo un senso in quello che dici .Allora , per banalizzare, è come se il corpo fosse necessariamente il
negativo con le sue scorregge e l'anima il positivo. L' automa corpo…. la
meccanicità, l' anima….. la libertà. L' automa corpo …..la bassezza, l' anima ….la
spiritualità. A me pare che la questione è, invece, molto più complessa e,
nella nostra epoca, che si potrebbe anche definire l' epoca della connessione,
possiamo pure provare a liberare il corpo dalle sue prigioni. Insomma dalle sue
paure e banali moralismi. A me sembra che il nemico da combattere sia la
persistente tendenza all' astrattezza della separazione. La vita è libertà,
perché è libertà. Fra le tragedie della nostra epoca vi è quella di avere
riaperto la scissione fra le componenti della vita, della società, dell' io, tu
e chi altri.
- Calma ….calma
e …sangue freddo!Vedo che un
linguaggio colto e scurrile delle
maschere clownesche del Decamerone non è solo retaggio del
“pulcinella” che è in te…Fai un gran
confusione tra gli elementi più o meno scientifici del “meccanicismo”
settecentesco e il conseguente
moralismo bigotto postridentino.”Astrattezza della separazione” è il solito giochino
paralogico di voi miseri mortali che
finisce sempre nel richiamo
astratto…..come un deus ex machina…..della LIBERTA’……que de crimes en commettent en son nome……Io –tu-corpo è da questa
triade che devi ripartire superando d’amblais Cartesio, Kant e Hegel prigionieri del
dualismo “res cogitans….res extensa” che
di fatto esludevano il “terzo incommodo”
…..il corpo. Ti sei mai chiesto il perché oltre che il per come?
Io mi
sono fidato dei poeti perché odiavo i
teologi che ci hanno allontanato dalle corti per moralismo d’accatto e
diffidavo dei filosofi quando si sono
infilati nei tunnel delle metafisiche. Arthur Rimbaud …ad esempio …il poeta
maledetto diceva che l’io è l’altro! Emoticon smile ...e quando noi riusciamo a
ritornare all’altro da noi, da me, che posso essere qualsiasi cosa
desidero......
-I poeti
che strane creature …..ogni volta che non scrivano e parlano è una truffa!Sono
talmente innamorati pazzi del loro “io” spropositato, smodato, che come forma
di difesa preventiva si lamentano di non considerare “l’altro” con l’amore dell’alterità di una mosca che infastidisce la tua comoda lettura.La
cosa più difficile da capire che
non solo “altro-da-sé” classico da rivalutare …cioè il tu di persone e
cose…. il corpo…il tuo corpo che ti
porti dietro da una vita e che ogni
mattino ti parla da uno specchio…..
….a
proposito quando riscendi fatti vede che ti devo chiedere : ma gli angeli fanno
le scorregge? Emoticon smile......E poi di che parlo!? Emoticon smile ....tu
sei un angelo!.....e devi pensare il mondo solo in termini di opposizioni non
risolte: l'etica da un lato e la politica dall'altro, l'uguaglianza e la
libertà, lo stato e l' individuo, in fondo, la bontà e la cattiveria,
l'irrazionale e il razionale, il corpo e lo spirito, non come se ognuno di noi
non fosse, ma nella pienezza della vita, del vivere autentico, per tutto questo
così come! Questo è il miracolo!.....Emoticon smile p.s. mio padre che faceva
l,autista di camion mi diceva sempre: li senti i tuoni? Sono gli angeli incazzati
che ci fanno le scorregge in testa!...sempre che prima non ti becca un fulmine
Emoticon smile"
-E’
proprio degli angeli essere intermediari tra “ L’ESSERE e i divenire” in questo caso tra l’Eterno e il mortale…..sono come forse
puoi intuire due dimensioni uguali e
parallele del vivere dell’universo Tutto. Io ho come compito di ricordare a voi
uomini il senso olistico
delle vostre idee, azioni, sentimenti, passioni, paure mortali nell’ottica
di un universo immortale ed eterno.Voi avete bisogno di idealizzare e
astrarre il senso dell’eternità e vi inventate
tantissime forme di “sacerdozio”
per capirci di più e per non avere paura della vostra “libertà”.Voi
clowns …ad esempio….avete bisogno di mascherare il vostro corpo e cercare
un “improbabile clown” dentro di voi perché non amate il “clown fuori di voi” il vostro corpo in carne e
ossa.I filosofi si sono impegnati da duemila anni a esorcizzare l’individualità
del corpo e la sua “forza-energeia” erotica, generatrice e vitale. Il medioevo
con Agostino e Tommaso e la modernità con il suo individualismo
monorazionale.Il dualismo cartesiano ci parla di " res cogitans- res extensa"....
la scienza ne fa una macchina dove la ragione matematica assume autorevole il
punto di comando dall'esterno unicamente per controllarne il funzionamento e ... eventualmente curare.la sua salute
biologica .E' con Spinoza che si comincia a parlare del corpo non solo come
oggetto esclusivo della mente e dalla separazione della mente dal corpo si
passa ad una unità indissolubile connessa ad una corporeità vivente in
"natura naturans e natura naturata" non più come un illuminazione di
un soggetto conoscente ma come potenza infinita della vita del corpo nella sua
capacità erotica-emotiva .Anche in politica la solitudine del cogito fa
emergere la necessità di far riprevalere il sapere del corpo come strumento di
connessione ...coesione... comunione e socievolezza
aggregante.
...Il
corpo è ciò che pone l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che,
secondo la filosofia contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo.
Seguendo questa concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo
che tale separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e
per la grandezza dell’anima...
mercoledì 25 ottobre 2017
Il poeta in campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo di materia febbricitante..irrefrenabile inafferabile, sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione e liberazione . Un corpo che cresce lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni, sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole che le ospitano per procrearle.Una forza erotico-creatrice dove il suo creatore riusce a partorire con o senza dolore ciò di cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno di anima e corpo da donare agli altri e alla terra che lo ha ospitato come grazia ricevuta e da restituire .Una forma di generazione di “corpo maschio” che accumula bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono agli altri .Un corpo dolorante di doglie dello spirito inquieto e angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze che hanno bisogno del “kaos” come terreno fertile alla poesia. Voglia di opera contro la forza opposta nella persona che necessita di crea e distruggere nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella ricaduta degli angeli nello sconfinato e nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos” del conflitto prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis” del disordine e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la ricerca del “delirio” della poesia che non gli competono si affaccia ai suoi notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei calcinacci, nei crolli…si espone ai margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile mai di maschio tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con parole sofferenti e senza lacrime….ascolta il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce e leggerezza come dono gratuito o baratto…..carica la sua sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie elettriche che ingabbiano il godimento erotico e creativo nella scorza leggera delle parole……
https://youtu.be/FywSzjRq0e4
Il poeta in
campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo
di materia febbricitante..irrefrenabile inafferabile,
sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione
e liberazione . Un corpo che cresce
lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni,
sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose
che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole che le ospitano per procrearle.Una forza
erotico-creatrice dove il suo creatore riusce a partorire con o senza dolore ciò di
cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia
creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno
di anima e corpo da donare agli altri e alla
terra che lo ha ospitato come grazia
ricevuta e da restituire .Una forma di generazione di “corpo maschio” che accumula bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso
il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono agli altri .Un corpo dolorante di doglie dello spirito inquieto e
angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze che hanno bisogno del “kaos” come terreno fertile alla poesia. Voglia di
opera contro la forza opposta nella
persona che necessita di crea e distruggere nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di
infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella
ricaduta degli angeli nello sconfinato e
nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos” del conflitto
prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la
bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis” del disordine
e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la
ricerca del “delirio” della poesia che
non gli competono si affaccia ai suoi
notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei
calcinacci, nei crolli…si espone ai
margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della
ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile mai di maschio tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie
forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la
foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con
parole sofferenti e senza lacrime….ascolta
il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce e leggerezza come dono gratuito o baratto…..carica la sua
sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento
ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie elettriche che ingabbiano il godimento
erotico e creativo nella scorza leggera delle parole……
lunedì 23 ottobre 2017
….troppo da dire
…. oggi
e….non ne ho la forza
sono
esausto….
…non esaurito
…vorrei essere
pensatore dell’avvenimento
senza forma e senza evento
differenza….indifferenza
volontà ….azione inoperosa
sempre nomade
in potenza
anarchico e in eccesso
generatore di conseguenze
folgorazione senza luce
senza tuono in ritardo di tempo
cerco…
….impossibilità di nuovo pensiero
di differenze e ripetizioni
di logica senza senso…..
…..dissenso
….. un Theatrum philosphicum
dei pupi di legno d’ulivo
antico e venato
io ….
grande e paziente
“genealogista nietzschiano”
….bacio ancora una volta un cavallo
refrattario e
diffidente
nel “Lingotto” in fiera cadaverica
teatro delle accademie morte
perversioni nevrotiche del buon senso
che si fa scrittura….
…..pratica di convinzioni
senza generosità
senza….. clemenza e
compassione
ignoranza innocente ….non colpevole
preterintenzionale ….
io
solo
per il fatto di fare teatro
senza attori e pubblico
rari nantes in gurgite vasto
persone-maschere
non all’altezza del naufragio
di un secolo in prova
senza la dirompenza di un ripensamento
riinvenzione di dubbi e sospetti
con taglio netto nella storia delle idee
ritornate vuote nella caverna dei balocchi
dei chiaroscuri visionari
……dopo i formidabili anni
della fantasia al
potere
la mia generazione ha perso…
….. molteplicità sovversiva
piantava cartelli del divieto di vietare
…..anni feroci e vitali
nel fiume del
movimento emerso
da una carsicità medioevale…
schizzi di fango da una macchina desiderante
di corpi senza organi
nel barocco di deteriori paradossi…
scardinamento dei
contrari e dei distinti
delle dialettiche ottocentesche senza l’uomo
puro Spirito o sfruttato operaio
tertium non datur
…..radicali forme di rovesciamento
sommosse del senso comune…
di uomini in cerca di altra dimensione
nel mercato a grappoli
di metafore e ossimori
paradossi e paralogie
senza….. filosofia
amore di verità
e…..poesia a buon mercato
uso e abuso di parole
non a caso
forma… informa…. inventa
fabbrica concetti imbellettati…
….. opinioni vuoti a perdere
mascherate di niente
risposte senza domanda
domande senza
risposta
attimo ….ora….giorno
…anno
scansione di un tempo
imposto
occasione…circostanza
di secoli sempre più brevi
pieni di orrori e
dolori
destrutturati e deboli
per paura e vigliaccheria
maschere e personaggi
senza paesaggi e paesi
condizioni e
incognite senza questione
…. forse
oggi….
stravagante è porsi un quesito
una domanda pensata
nel kàos
come vuoto da riempire
quando anche la
vecchiaia
veneranda senectus
insegue il nonsense
di un’eterna
giovinezza
…..una libertà sovrana
senza regno e sudditi
devoti
…..stato di grazia tra la vita e la morte
che ci coglie alle spalle
con un senso di penultimo
alla fine della storia
….io….
….èpuisé…esausto
esaurito del possibile
nelle posture beckettiane …kafkiane
nel teatro delle marionette
dei pupi siciliani
e i soliti pupari ….
nei modi di un tempo
e uno spazio
che si creano
si contraggono
si erodono
in un nulla metafisico
come alibi
lo ….stanco… fermo….inoperoso.
non realizzo forme ma
eventi
di esistenze inquiete ….
esausto immobile
queata quaetare et
mota movere
perso nelle ultime possibilità
combatto
le forme vuote
di racconti senza Storia
esausto ….guardo
cinico per amore
una ulteriore trama affettiva
con significati concettuali
destrutturati e deboli
in un nulla solo
ideale
di una estetica
non macchina minuziosa di non sensi
luoghi comuni vuoti
antinomie e antilogie
di labirinti enigmistici
dell’antialzaimer….. totem e tabù…
della modernità incivile e dolorante…
….i nuovi acculturati
guri lacaniani
salottieri di
riporto
perimetrano e disgiungono fatti e misfatti
concentrati come ospedali
in un “io”
dove
tutto si divide
ma in se stesso
nei buchi del cuore
e delle cose…
un “io”
esaurito ….non esausto
attraversa la
penultima sovversione
quella delle idee senza …uomini
… immagini senza anima
parole senza poesia
e non smettono di
estenuarsi
per arrivare ai corpi
dopo la chiusura
di ogni immaginazione del possibile
monadi chiuse
per interpretazioni di interpretazioni
di nevrosi e psicosi lobotizzate
cantano in solitudine
….la propria morte….civile
ancora una volta
stanchi di battaglie di sconfitte
quando il passato ricordava …
il presente oggi racconta
esaurimenti di niente
come una notte insonne
la testa fa mucchietti di perline di niente
per dire che forse non va bene
eppure si resta così
insopportabilmente seduti
a spiare il colpo che ci raddrizzerà
per l’ultima volta
e ci stenderà per sempre…
in una requiem aeternam….
senza neppure la morte….
come amore per la vita….
Iscriviti a:
Post (Atom)