martedì 31 ottobre 2017


Guardare la natura cercando la profonda unità nella diversità antropologica delle forme piacerebbe  che la “casa della paesologia” e Trevico diventasse l’occasione di una verifica esistenziale ed  anche “filosofica” della esperienza e del racconto  paesologico. Meditazione “filosofica” giustamente virgolettata per non incorrere  in pregiudiziali equivoci di supremazie  razionali ….maschera  delle egemonie autoritarie di forme  di metafisica  camuffata  anche quando “non si accontenti  più di interpretare il mondo e  di vagare in speculazioni astratte e  si dia da fare  per  di trasformare praticamente il mondo” (Heidegger).Ma  siamo ancora  nella pretesa di una “ermeneuitica “ che resta dentro  il viaggio  che “vuole cambiare il pensiero che …..si mette in cammino  verso ciò che è degno di essere pensato” (Idem).Siamo al paradosso  di una ricerca dell’oltrepassamento del pensiero razionale  ancora  nella metodologia della critrica-sospetto-accettazione-approfondimento. Un pensiero  certamente  non  supinamente  appiattito ad  una lettura che può intendersi come “liberale”, secondo la quale il rapporto fra individuo e comunità viene pensato come pendente in favore dell'individuo e di una sua rivendicazione di diritti in qualche modo inalienabili, e una lettura “olistica”, secondo la quale l'individuo viene schiacciato da una comunità che lo sussume e ne indica l'agire. La paesologia  è drastica  nei suoi postulati  e nelle sue finalità : non vuole essere  un sapere  del riscatto e del potere  nel gioco delle tipologie  borghesi del “potere….macro o micro” ma un sapere  connotato dall’aggettivazione sostanziale  della “resa”. La resa  non è la virtù degli ultimi, dei deboli, degli emarginati, proletari, contadini poveri ecc. Supera  con un taglio netto epistemico  le categorie  sociologiche, economiche  e politiche  classiche. La paesologia  ha una sua sostanza ermeneutica che non è la confusione “della notte hegeliana in cui tutte la vacche sono scure”  e  non rivendita una sua peculiarità interpretativa  e di racconto  della “grande vita  dei piccoli paesi” abbandonati, periferici, terremotati rispetto  al centro direzionale della razionalità  borghese-moderna-occidentale. Non cerca un spazio emergenziale di crisi per descrivere o denunciare  la crescente  omologazione delle strutture politiche, economiche, culturali e sociali del potere centrale  metropolitano e freddo.Non è nenche la risposta alternativa e rivoluzionaria dei perdenti, gli ultimi, gli abbandonati miranti ad un pensiero altro come riscatto  o ricerca di potere.Non sarà mai una nuova teoria per una diversa e universale“interpretazione o cambiamento” del mondo.Pensa  e sente il vivere in comune  ancora valido come motivazione, sentimento, passione , ma non come programma e meno che meno “uno statuto costituente”.Gli abitanti  e viventi dei piccoli paesi degli appennini   del mondo  e del nostro paese non sono  lo scarto economico del capitalismo finanziario ma sono  quelli che  vivono come valore  i margini  del sociale, gli azionisti inutili  non del pensiero, dei sentimenti e delle passioni. La vita  percettiva e pensata  dei territori  ancora  incontaminati e dei paesi  abbandonati  non è “debole, emarginata,oppressa” ma è ricca ,ardente, appassionata, viva  e attiva  nella sua  operosità e  lentezza.Ci van bene Marx o Heidegger   nella  richiesta di tenere  i piedi ben piantati nella terra  o ricordare  che questa terra  sia costantemente in movimento,in trasformazione, conflitto.Franco Arminio non ha la pretesa di descriverci in modo corretto, autentico e originale  questo nostro mondo riferimento vitale i conflitti  delle interpretazioni contro la conservazione delle norme , delle abitudini, dei valori , dei principi naturali o razionali.Il suo pensare  il prorio “io” con i pedi e le unghia conficcate nella terra in una tensione radicale progressiva opposto agli ordini  esistenti  macro e micro.E’ di fatto  un pensiero poetante che di fatto  va oltre  la descrizione oggettiva, l’intuizione estetizzante, la percezione scientista, la critica alla metafisica e alla filosofia astratta che riconosce come conseguenze  e non solo cause del  regime di soggezione e del dominio della cultura borghese moderna.Sapendo comunque  che le pretese universalistiche e  razionali della verità comunque si realizza e si pratica  nell’imposizione sulle differenze  e sulle identità individuali e territoriali.La paesologia non sarà mai per costituzione teoretica ed etica  disimpegnata, terza, contemplativa, neutrale ma  pratica. Provvisoria ed attiva per interessate, progettuali possibilità nella decentralizzazione  teoretica delle civiltà europee  e mondiali.Dagli scritti  di Franco  si ricava non in modo prescrittivo o dottrinale una visione una pratica oltre  l’individualismo e olismo come  due facce della stessa medaglia: la medaglia di un rapporto di potere, di una relazione asimmetrica dominata da una logica classista. Leva di questo rapporto   è intuito e rappresentato nella categoria  della “ singolarità” come concetto risultante dalla tensione interna a questo tipo di nesso. L'instabilità delle singolarità all'interno di questa relazione, vengono definite come un elemento costituito dalle “relazioni che le 'attraversano', con la loro instabilità essenziale”. L'utilizzo del termine singolarità “denota l'attenzione per un'individualità concreta” e per la sua “dimensione 'situazionale' […] soggetta al dinamismo e alla mutevolezza degli eventi, secondo un continuo movimento” verso e con “l’altro-da-sé” in relazione  ad un vissuto e un progetto comunitario  sotto la sferza  della “provviosrieta’” che evita incrostazioni  e derive autoritarie delle “èlites”. E’ costante  il   richiamo a un universo di discorso ben preciso, che cerca proprio di pensare l'individuo e il soggetto al di fuori di una sua ipostatizzazione statica ma in un continuo cambiamento  e dinamismo concettuale e concreto. I concetti di soggettivazione e individuazione, nonché di transindividuale, sono considerati appropriatamente. La soggettivazione e l'individuazione fanno riferimento al carattere dinamico e mobile della singolarità che non può essere sclerotizzata in forme che risultano astoriche, dogmatiche, chiuse; la transindividualità che dalla riflessione poetica  o letteraria  passa e arriva ai temi marxiani attraverso i racconti dei  sentimenti, delle percezioni, dei pensieri e delle passioni che  aiutano a descrivere il carattere di scambio continuo che il concetto di singolarità instaura fra gli individui: uno scambio “metastabile” e continuo che difficilmente può essere afferrato continue ,mutevoli “comunità provvisorie”....lingue ...storie...culture ha caratterizzato il vario romanticismo europeo...una natura vivere del lupo libero...autonomo...consapevole e rispettoso della natura come luogo privilegiato e rispettato..degno di essere vissuto e raccontato con parole poetiche

domenica 29 ottobre 2017


Il poeta in campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo di materia febbricitante..irrefrenabile inafferabile, sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione e liberazione . Un corpo che cresce lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni, sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole che le ospitano per procrearle.Una forza erotico-creatrice dove il suo creatore riusce a partorire con o senza dolore ciò di cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno di anima e corpo da donare agli altri e alla terra che lo ha ospitato come grazia ricevuta e da restituire .Una forma di generazione di “corpo maschio” che accumula bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono agli altri .Un corpo dolorante di doglie dello spirito inquieto e angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze che hanno bisogno del “kaos” come terreno fertile alla poesia. Voglia di opera contro la forza opposta nella persona che necessita di crea e distruggere nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella ricaduta degli angeli nello sconfinato e nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos” del conflitto prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis” del disordine e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la ricerca del “delirio” della poesia che non gli competono si affaccia ai suoi notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei calcinacci, nei crolli…si espone ai margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile mai di maschio tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con parole sofferenti e senza lacrime….ascolta il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce e leggerezza come dono gratuito o baratto…..carica la sua sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie elettriche che ingabbiano il godimento erotico e creativo nella scorza leggera delle parole……


....povera e nuda va ....la poesia
Il poeta in città " fruga nei cestini" per dare un senso possibile alla umanità incivilizzata con uno sguardo severo dai ĺimiti ..dagli angoli e dai margini per non farsi triturare dal supefluo e dall'inautentico che come il deserto avanza inesorabile ....tra tragressioni e piccola delinquenza marginale anch'essa ...l' occhio va oltre il logos sociologico o politico e scruta con sofferenza il nascosto e l' impercettibile della esistenza di strada...ogni parola o atto si fa collettivo per non evaporare nella retorica buonista o il rasoio populista...consumati gli eroici furori delle ansie utopiche e rivouzionarie del gesto atletico ...agonistico e.giovanilista....per un rifiuto umano troppo umano del gioco sperimentalista .....solo linquistico della neoavanguardia ....evitare altresì gli intriganti aggangi mitici o primordiali..."scavare nell' attimo quotidiano" per scansare tempeste sociali o bonacce intimistiche e liricheggianti "....andarsene nei bui dei cortili (De Angelis)...in un tutto senza notte... la poesia si fa ..." atto comune" per non perdersi in un " nulla" invasivo e pervasivo....di una metropoli mondializzata in uno sviluppo senza progresso....fonetica babele senza parole oltre i " conforti metafisici" o le ricadute teologiche apocalittiche....unica strada una condivisione nelle parole degli ultimi e emarginati cronici ....." bevendo allo stesso rubinetto intasato" ....cercando parole di salvezza e di condivisione amorosa........in un mondo disamorato e senz'amore....

venerdì 27 ottobre 2017

Ciao Mercuzio......il pensierio è freccia, il corpo (sentimento) è freccia.....lo sai pure una poetessa lo diceva ...e molti filosofi e santi uomini....si sono tormentati qui sulla terra sulla separazione tra corpo e anima senza capirci una mazza... questa è una questione fondamentale di tutti gli umani ....c'è bisogno di riconsiderare la cosa dello "automa corpo" rispetto alla tradizionale enfasi che circonda l' anima.
-...Il corpo è ciò che pone l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che, secondo la filosofia contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo. Seguendo questa concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo che tale separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e per la grandezza dell’anima..Il probema diventa complesso  sempre a rischio ideologico e immunitario quando si passa a stabilire  un rapporto corretto  tra persone e cose e la funzione del corpo  di trasformare o solo oggettivare tale rapporto.Cominciamo  dal partire  dal “corpo”…in carne, sangue e ossa…. può aiutare poeti , filosofi ,teologi e  anche un “povero e confuso clown”  a rimettere in discussione lo statuto non solo teoeretico  di entrambe…..cose e persone.
Si forse intravedo un senso in quello che dici .Allora , per banalizzare, è  come se il corpo fosse necessariamente il negativo con le sue scorregge e l'anima il positivo. L' automa corpo…. la meccanicità, l' anima….. la libertà. L' automa corpo …..la bassezza, l' anima ….la spiritualità. A me pare che la questione è, invece, molto più complessa e, nella nostra epoca, che si potrebbe anche definire l' epoca della connessione, possiamo pure provare a liberare il corpo dalle sue prigioni. Insomma dalle sue paure e banali moralismi. A me sembra che il nemico da combattere sia la persistente tendenza all' astrattezza della separazione. La vita è libertà, perché è libertà. Fra le tragedie della nostra epoca vi è quella di avere riaperto la scissione fra le componenti della vita, della società, dell' io, tu e chi altri.

-  Calma ….calma  e …sangue freddo!Vedo  che un linguaggio colto e scurrile  delle maschere  clownesche  del Decamerone non è solo retaggio del “pulcinella” che è in te…Fai un gran  confusione  tra gli elementi  più o meno scientifici del “meccanicismo” settecentesco  e il conseguente moralismo  bigotto postridentino.”Astrattezza  della separazione” è il solito giochino paralogico di voi miseri mortali  che finisce  sempre nel richiamo astratto…..come un deus ex machina…..della LIBERTA’……que de crimes en commettent  en son nome……Io –tu-corpo è da questa triade  che devi ripartire  superando d’amblais  Cartesio, Kant e Hegel prigionieri del dualismo “res cogitans….res extensa”  che di fatto esludevano  il “terzo incommodo” …..il corpo. Ti sei mai chiesto il perché oltre che il per  come?
Io mi sono fidato dei poeti perché odiavo  i teologi che ci hanno allontanato dalle corti per moralismo d’accatto e diffidavo dei filosofi  quando si sono infilati nei tunnel delle metafisiche. Arthur Rimbaud …ad esempio …il poeta maledetto diceva che l’io è l’altro! Emoticon smile ...e quando noi riusciamo a ritornare all’altro da noi, da me, che posso essere qualsiasi cosa desidero......
-I poeti che strane creature …..ogni volta che non scrivano e parlano è una truffa!Sono talmente innamorati pazzi del loro “io” spropositato, smodato, che  come forma  di difesa preventiva  si lamentano  di non considerare “l’altro” con l’amore  dell’alterità di una mosca  che infastidisce la tua comoda lettura.La cosa più difficile da  capire  che  non solo “altro-da-sé” classico da rivalutare …cioè il tu di persone e cose….  il corpo…il tuo corpo che ti porti dietro da una vita  e che ogni mattino ti parla da uno specchio…..

….a proposito quando riscendi fatti vede che ti devo chiedere : ma gli angeli fanno le scorregge? Emoticon smile......E poi di che parlo!? Emoticon smile ....tu sei un angelo!.....e devi pensare il mondo solo in termini di opposizioni non risolte: l'etica da un lato e la politica dall'altro, l'uguaglianza e la libertà, lo stato e l' individuo, in fondo, la bontà e la cattiveria, l'irrazionale e il razionale, il corpo e lo spirito, non come se ognuno di noi non fosse, ma nella pienezza della vita, del vivere autentico, per tutto questo così come! Questo è il miracolo!.....Emoticon smile p.s. mio padre che faceva l,autista di camion mi diceva sempre: li senti i tuoni? Sono gli angeli incazzati che ci fanno le scorregge in testa!...sempre che prima non ti becca un fulmine Emoticon smile"

-E’ proprio degli angeli  essere intermediari  tra “ L’ESSERE e i divenire”  in questo caso  tra l’Eterno e il mortale…..sono come forse puoi intuire  due dimensioni uguali e parallele del vivere dell’universo Tutto. Io ho come compito di ricordare a voi uomini  il senso  olistico  delle vostre idee, azioni, sentimenti, passioni, paure mortali  nell’ottica  di un universo immortale ed eterno.Voi avete bisogno di idealizzare e astrarre il senso dell’eternità e vi inventate  tantissime forme di “sacerdozio”  per capirci di più e per non avere paura della vostra “libertà”.Voi clowns …ad esempio….avete bisogno di mascherare il vostro corpo  e cercare  un “improbabile clown” dentro di voi perché non amate il “clown  fuori di voi” il vostro corpo in carne e ossa.I filosofi si sono impegnati da duemila anni a esorcizzare l’individualità del corpo e la sua “forza-energeia” erotica, generatrice e vitale. Il medioevo con Agostino e Tommaso e la modernità con il suo individualismo monorazionale.Il  dualismo cartesiano  ci parla di " res cogitans- res extensa".... la scienza ne fa una macchina dove la ragione matematica assume autorevole il punto di comando dall'esterno unicamente per controllarne il funzionamento e  ... eventualmente curare.la sua salute biologica .E' con Spinoza che si comincia a parlare del corpo non solo come oggetto esclusivo della mente e dalla separazione della mente dal corpo si passa ad una unità indissolubile connessa ad una corporeità vivente in "natura naturans e natura naturata" non più come un illuminazione di un soggetto conoscente ma come potenza infinita della vita del corpo nella sua capacità erotica-emotiva .Anche in politica la solitudine del cogito fa emergere la necessità di far riprevalere il sapere del corpo come strumento di connessione ...coesione... comunione  e socievolezza aggregante.





...Il corpo è ciò che pone l’uomo in contatto con il mondo. Vorrei ribadire che, secondo la filosofia contemporanea, l’uomo non ha un corpo, ma è un corpo. Seguendo questa concezione, corpo ed anima non sono separati. Pure ammettendo che tale separazione ci sia, il corpo può fungere da veicolo per la crescita e per la grandezza dell’anima...




mercoledì 25 ottobre 2017

Il poeta in campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo di materia febbricitante..irrefrenabile inafferabile, sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione e liberazione . Un corpo che cresce lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni, sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole che le ospitano per procrearle.Una forza erotico-creatrice dove il suo creatore riusce a partorire con o senza dolore ciò di cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno di anima e corpo da donare agli altri e alla terra che lo ha ospitato come grazia ricevuta e da restituire .Una forma di generazione di “corpo maschio” che accumula bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono agli altri .Un corpo dolorante di doglie dello spirito inquieto e angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze che hanno bisogno del “kaos” come terreno fertile alla poesia. Voglia di opera contro la forza opposta nella persona che necessita di crea e distruggere nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella ricaduta degli angeli nello sconfinato e nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos” del conflitto prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis” del disordine e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la ricerca del “delirio” della poesia che non gli competono si affaccia ai suoi notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei calcinacci, nei crolli…si espone ai margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile mai di maschio tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con parole sofferenti e senza lacrime….ascolta il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce e leggerezza come dono gratuito o baratto…..carica la sua sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie elettriche che ingabbiano il godimento erotico e creativo nella scorza leggera delle parole……
https://youtu.be/FywSzjRq0e4

Il poeta in campagna ….cede la strada agli alberi e usa parole  leggere che parlano il suo “corpo”. Un grumo di materia  febbricitante..irrefrenabile inafferabile, sfuggente e prepotente come lava incandescente di vulcano in continua eruzione e liberazione . Un corpo che cresce  lentamente come un elemento della “natura naturans “ con le sue idee, percezioni, sentimenti, passioni con la forza e la regolarità del ciclo naturale delle cose che necessitano di farsi “natura naturata” nelle parole  che le ospitano per procrearle.Una forza erotico-creatrice  dove  il suo creatore  riusce a partorire con o senza dolore ciò di cui si ingravida in natura nei suoi camminamenti e viaggi .La sua fantasia creativo-poetica si nutre di profumi, colori,sapori  come un ape …..come frutti di un desiderio….. tutt’uno di anima e corpo da donare agli altri  e alla terra che lo ha ospitato  come grazia ricevuta e da restituire .Una forma di generazione  di “corpo maschio” che accumula  bellezza, dolori, gioie e piaceri e attraverso il segno simbolico della poesia di un “io” diviso e controverso ne fa dono  agli altri .Un corpo dolorante  di doglie dello spirito inquieto e angosciato. Una sorta di “cupio dissolvi” creativo di forze  che hanno bisogno del “kaos”  come terreno fertile alla poesia. Voglia di opera contro la  forza opposta nella persona che necessita di  crea e  distruggere  nel ciclo delle forze naturali. Ambizione di infinito e vocazione al martirio di un “albatros” democratico e comune nella ricaduta  degli angeli nello sconfinato e nel disordinato mondo della globalizzazione materiale .Sì che sul “kàos”  del conflitto  prevale il “kòsmos”dell’ordine. Sulla tensione verso l’armonia e la bellezza spesso si sente il richiamo energetico della “dùnamis”  del disordine  e della cacofonia di mille contraddizioni e fobie.In certi casi anche la ricerca del “delirio” della poesia  che non  gli competono si affaccia ai suoi notturni incubi di insonnie dolorose.Ripara nelle falle, nei buchi, nei calcinacci,  nei crolli…si espone ai margini e ai precipizi senza gesti eroici ma con le armi della clemenza e della ammirazione…senza enfasi e ripetizioni ….con voce da soprano femminile  mai di maschio  tenorile…..estroflesso e disperso nelle varie forme di crescita naturale….sente il filo d’erba crescere in primavera e la foglia cadere in autunno non per commuoversi ma commuovere…..vive il dolore con parole sofferenti   e senza lacrime….ascolta il vento giocare con le nuvole e ingravida parole di luce  e leggerezza  come dono gratuito o baratto…..carica la sua sessualità di tale impeto e ‘faiblesse’ come perenne esigenza di riconoscimento ed accettazione….tra fobie…manie e piacevoli energie  elettriche che ingabbiano il godimento erotico e creativo nella scorza leggera delle parole…… 

lunedì 23 ottobre 2017

….troppo da dire
 …. oggi
e….non ne ho la forza
sono
esausto….
…non esaurito
…vorrei  essere
pensatore dell’avvenimento
senza forma e senza evento
differenza….indifferenza
volontà ….azione inoperosa
sempre nomade
in potenza
anarchico e in eccesso
generatore di conseguenze
folgorazione senza luce
senza tuono in ritardo di tempo
cerco…
….impossibilità di nuovo pensiero
di differenze e ripetizioni
di logica senza   senso…..
…..dissenso
….. un Theatrum philosphicum
dei pupi di legno d’ulivo
antico e venato
io ….
grande e paziente
“genealogista nietzschiano”
 ….bacio ancora una volta un cavallo
 refrattario e diffidente
nel “Lingotto” in fiera cadaverica
teatro delle accademie morte
perversioni  nevrotiche del buon senso
che si fa scrittura….
…..pratica di  convinzioni senza  generosità
senza….. clemenza  e compassione
ignoranza innocente ….non colpevole
preterintenzionale ….
io
solo
per il fatto di fare teatro
senza attori e pubblico
rari nantes in gurgite vasto
persone-maschere
non all’altezza del naufragio
di un secolo in prova
senza la dirompenza di un ripensamento
riinvenzione  di  dubbi e sospetti
con taglio netto nella storia delle idee
ritornate vuote nella caverna dei balocchi
dei chiaroscuri visionari
……dopo i formidabili anni
della fantasia  al potere
la mia generazione ha perso…
….. molteplicità sovversiva
piantava cartelli del divieto di vietare
…..anni feroci e vitali
nel fiume del  movimento emerso
da una carsicità medioevale…
schizzi  di fango  da una   macchina desiderante
di corpi senza organi
nel barocco di  deteriori paradossi…
scardinamento  dei contrari e dei distinti
delle dialettiche ottocentesche senza l’uomo
puro Spirito o sfruttato operaio
tertium non datur
…..radicali forme di rovesciamento
sommosse del senso comune…
di uomini in cerca di altra  dimensione
nel mercato a grappoli
di metafore e ossimori
paradossi e paralogie
senza….. filosofia
amore di verità
e…..poesia a buon mercato
uso e abuso di parole
non a caso
forma… informa…. inventa
fabbrica concetti imbellettati…
….. opinioni vuoti a perdere
mascherate di niente
risposte senza  domanda
domande  senza risposta
 attimo ….ora….giorno …anno
scansione  di un tempo imposto
 occasione…circostanza
di secoli sempre più  brevi
pieni  di orrori e dolori
destrutturati e deboli
per paura e vigliaccheria
maschere  e personaggi senza paesaggi e paesi
condizioni e  incognite senza  questione
 …. forse
oggi….
stravagante è porsi un quesito
una domanda  pensata nel kàos
come vuoto da riempire
quando anche  la vecchiaia
veneranda senectus
insegue  il nonsense
di  un’eterna giovinezza
…..una libertà sovrana
senza  regno e sudditi devoti
…..stato di grazia tra la vita e la morte
che ci coglie alle spalle
con un senso di penultimo
alla fine della storia
….io….
….èpuisé…esausto
esaurito del possibile
nelle posture beckettiane …kafkiane
nel teatro delle marionette
dei pupi siciliani
e i soliti pupari ….
nei modi di un  tempo e uno spazio
che si creano
si contraggono
si erodono
in un nulla metafisico
come alibi
lo ….stanco… fermo….inoperoso.
non  realizzo forme ma  eventi
di esistenze inquiete ….
esausto immobile
queata quaetare  et mota movere
perso nelle ultime possibilità
combatto
le  forme vuote
di racconti senza Storia
esausto ….guardo
cinico per amore
una ulteriore trama affettiva
con significati concettuali
destrutturati e deboli
in  un nulla solo ideale
di una estetica
non macchina minuziosa di non sensi
luoghi comuni vuoti
antinomie e antilogie  di labirinti  enigmistici
dell’antialzaimer….. totem e tabù…
della modernità incivile e dolorante…
….i  nuovi acculturati  guri  lacaniani
salottieri  di riporto 
perimetrano e disgiungono fatti e misfatti
concentrati come ospedali
in un “io”
dove
tutto si divide
ma in se stesso
nei  buchi  del cuore  e delle cose…
un “io”
esaurito ….non esausto
 attraversa la penultima sovversione
 quella delle  idee senza  …uomini
… immagini senza anima
parole  senza poesia
e  non smettono di estenuarsi
per arrivare ai corpi
dopo la  chiusura
di ogni immaginazione del possibile
monadi chiuse
per interpretazioni di interpretazioni
di nevrosi e psicosi lobotizzate
cantano in solitudine  
….la propria morte….civile
ancora una volta
stanchi di battaglie di sconfitte
quando il passato ricordava …
 il presente oggi  racconta
 esaurimenti  di niente
come una notte insonne
 la testa fa  mucchietti di  perline di niente
per dire che forse non va bene
eppure si resta così
insopportabilmente seduti
a spiare il colpo che ci raddrizzerà
per l’ultima volta
e ci stenderà per sempre…
in una requiem aeternam….
senza neppure la  morte….

come amore per la vita….