“oggi e sempre …paesologia!”
“ Orlo, bordo, confine, selve, monti, mare, alberi,
zolla, cane, vigna, nuvole, vacca, panchina, sole,
alba, tramonto, e vento, neve, pioggia, e altro
vento, e altra neve, e aprile, e il verde
di maggio, e il nero di settembre, silenzio senza
opinioni, luce senza commenti, voglio solo che
la vita sfili, se ne vada da dove è venuta, non
la trattengo, non voglio trattenere niente, camminare,
guardare gli alberi, prendere confidenza col cielo.”F. Arminio.
La paesologia predilige le pieghe, le crepe,le sfumature… e le diramazioni che le parole assumono nel corso del “vivere e pensare” nel loro uso e contesto materiale …. storico ed esistenziale. Sono le modalità del pensare che segano la differenza .Il nostro contesto classico-moderno aristotelico-cartesiano ci ha abituati a ad assegnare ad ogni ente umano o naturale una “sostanzialità unica” sinolo di “materia e forma” dove la “forma” assegna caratteristiche e senso ad ogni ente. Ogni ente “è e non può non essere …così come lo percepiamo o pensiamo”…..altro è pensare il reale come continuo, evanescente ,provvisorio processo che parte da una “propensione immanente” autonoma non eteronoma. Un ente umano o naturale “causa sui” con una sua volontà e capacità di pensare ma soprattutto “vivere”con pensieri e ideali provvisori da tradurre in azioni e realizzare volta per volta.Il mondo non è solo “esteso o gettato” per essere conosciuto….domenticando che lo stesso “zoòn politikon ekon legon” stabilisce un rapporto e il nesso tra l’io e l’altro è originario e che l’io è costitutivamente immerso in una situazione data di connivenza con l’altro-da-sé:invece di stabilire una distanza da costruire nel pensiero, presta attenzione all’«intesa» che si tesse inavvertita e trattiene nell’aderenza al paesaggio del mondo.Un “sapere arreso e provvisorio” che mi aiuta a vivere prima di conoscere un paese attraverso un disponibilità di “connivenza” come rapporto che si converte in tacita comunicazione…compassione …..senza per questo voler accedere a un altro piano immateriale….solo percettivo…intuitivo ….sentimentale o peggio “irrazionale”.Non ci sono “immacolate concezioni” ma neanche defatigati Sisifo o eroici Prometei che tengono!Semplicemente “I luoghi stanno sparendo. “Prendi un angolo del tuo paese e …..fallo sacro”.Ci sono vissuti che prestano attenzione all’«intesa» che si tesse inavvertita e trattiene nell’aderenza al paesaggio del mondo e in particolare ai “piccoli paesi” trascurati e abbandonati per nostra fortuna.”Il sapere arreso” trasforma la connivenza …la “koinonia” in tacita e silenziosa comunione oltre la comunicazione nella dimensione dello spirito e del “sacro” che si sente nello stato di “grazia” di andare “oltre” l’ente , le persone, le cose …..percependo e vivendo “l’evanescente” in una esperienza che va oltre la “mistica estraniante” ma che sente il fondo indifferenziato delle cose, che non rientra nel registro della presenza, ma del “nascosto” tenue e sottile non per definirlo ingabbiandolo nel “logos” ma mantenendosi nella fecondità del virtuale della “poiesis”.Quando Arminio visionariamente sulla rupe di Cairano parla di “costruire “un museo del vento o …delle nuvole ”mostra “l’anima folle …misterica ” della paesologia .Nulla meglio del vento la rappresenta: come per l’aria di un volto o l’atmosfera di un luogo, il vento è imponderabile e inconsistente, ma si propaga in modo insinuante e diffuso. A sua immagine si diffonde l’influenza che si spande silenziosa fra individui o la fiducia che sfugge alla presa di volontà o intelligenza e si annoda nella relazione tra uomini. La nostra lingua-pensiero, abile nell’eliminare l’equivoco, la confusione di aspetti che andrebbero distinti, fatica a cogliere l’ambiguo, le situazioni in cui ancora non è emersa l’opposizione tra l’uno e l’altro.:Noi non siamo “costruttori abili” di pensiero sul paesaggio sul sentimento e la passione di vivere un paesaggio…nella stabilità e nel fluire …tra forma compatta e trasparenza informe….sempre in una logica oppositiva o dialettica…..ma che sente la forza e l’attrazione della relazione. L’esperienza di una “intimità”tra l’io e la propria vita che superi anche la categoria dell’ amore che deraglia sempre nel possesso dell’altro o nella tomba del desiderio per diventare delusione o morte. Una “intimità…paesologica” non individualistica ma comunitaria che non smette di cambiare e rinnovarsi nella quotidianità e nel tempo verticale che scorre diverso come il fiume di Eraclito….che è sempre disponibile ad essere penetrato ma mai compreso una volta per tutto.”Un evanescente” naturale che stabilisce non poteri o autorità sul reale ma che cerca , sente e trova occasioni di “relazioni compassionevoli”
mauro orlando