domenica 4 settembre 2016

uando comincia l'inverno il ritorno nei nostri scontenti.. caro....amico Aitan mi mancano i tuoi abbracci fragorosi.... ....i morti reincontrano i vivi lasciati sugli altari e sui muri di casa o negli angoli sempre più bui ...i libri muti di polvere riprendono a sperare di non finire ingloriosi sulle bancarelle della Caritas e noi .....rientriamo nella casa-prigione delle città non -luogo dove il tempo lo scandisce il lavoro a parlare ai nostri spettri segreti sulle mura solitarie della sempre "marcia Danimarca" e lasciamo agli alberi perdere le foglie sulle colline magiche delle nostre speranze senza paura del ciclo naturale delle cose ... ....panta rei.... nell'eterno ritorno del diverso negli orizzoni infiniti del mare .... .....restituiamo il silenzio a Trevico ...ce lo ridarà ....non temere...con gli interessi alla primavera che verrà ... e avrà i nostri occhi ora....conserviamo nel cuore poeta i colori del buio.. la luce diversa di albe e tramonti i furori e i tremori dei chiari di bosco. il rumore di passi invecchiati e di foglie morte ..... .....la panchina e l'ombra del tiglio... un libro abbandonato in cerca di amore.... nei nostri piccoli paesi abbiamo saggi e inoperosi contadini della bellezza nei nostri piccoli paesi dalla garnde vita... uomini antichi e donne silenziose che lavorano e aspettano l'assenza... dei suoi figlioli prodighi amanti d'avventure ....ogni anno...ritorniamo nelle case di bambole in un universo senz'amore per una necessità imposta nel tempo e nello spazio del ciclo innaturale delle cose .... torniamo vittime di un desino cinico e baro a intrattenere fantasmi che ci aspettano ... nella dolorante solitudine urbana.... .....la malinconia fa male ma lascia il mondo come e dove ....è e poi lo riprende in primavera il desiderio e torniamo a farci guardare dalle crepe... ....in fondo alle crepe ...sai c'è un vento dolce di morte e di passato che soffia leggero e piano a primavera e fa germogliare una primula vagante nel seme .... lasciamo che i morti ci guardino dalle crepe anche all'aperto nei prati e nei boschi... tra i sentieri interrotti da radure sognanti ....la vita in fondo è solo una anomalia della morte è una frana...un precipizio...un terremoto un paese che chiude in casa la vita... nella casa in città non luoghi di ricordi attaccarli ai muri ....chiusi nell'armadio o nel cassetto segreto dello scrittoio abbandonato imbavagliati con la vita tra caotici passaggi sentimentali tra un sesso freddo e varipinte bugie e un bicchiere sempre vuoto bevuto troppo in fretta ...aspettando che finisca l'inverno ....di questo ti parlavo in sogno questa notte ...mio caro amico Aitan.... su quella panchina deserta di Aliano mettevi il dito sulla bocca e sibilavi il silenzio e....premuroso di affetti e prodigo di carezze alle mie balorde e incomprensibili parole rispondevi con un fragoroso.... ....No No No No ! e mi sorridevi abbracciandomi.... di spalla.... cercando con gli occhi la tua cara Silvia....

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