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uando comincia l'inverno
il ritorno nei nostri scontenti..
caro....amico Aitan
mi mancano i tuoi abbracci fragorosi....
....i morti reincontrano i vivi
lasciati sugli altari e sui muri di casa
o negli angoli sempre più bui
...i libri muti di polvere riprendono a sperare
di non finire ingloriosi
sulle bancarelle della Caritas
e noi .....rientriamo nella casa-prigione
delle città non -luogo
dove il tempo lo scandisce il lavoro
a parlare ai nostri spettri segreti
sulle mura solitarie della sempre "marcia Danimarca"
e lasciamo agli alberi perdere le foglie
sulle colline magiche delle nostre speranze
senza paura del ciclo naturale delle cose ...
....panta rei....
nell'eterno ritorno del diverso
negli orizzoni infiniti del mare ....
.....restituiamo il silenzio a Trevico
...ce lo ridarà ....non temere...con gli interessi
alla primavera che verrà ...
e avrà i nostri occhi
ora....conserviamo nel cuore poeta
i colori del buio..
la luce diversa di albe e tramonti
i furori e i tremori dei chiari di bosco.
il rumore di passi invecchiati e di foglie morte .....
.....la panchina e l'ombra del tiglio...
un libro abbandonato in cerca di amore....
nei nostri piccoli paesi
abbiamo saggi e inoperosi contadini della bellezza
nei nostri piccoli paesi dalla garnde vita...
uomini antichi e donne silenziose
che lavorano e aspettano l'assenza...
dei suoi figlioli prodighi amanti d'avventure
....ogni anno...ritorniamo nelle case di bambole
in un universo senz'amore
per una necessità imposta nel tempo e nello spazio
del ciclo innaturale delle cose ....
torniamo vittime di un desino cinico e baro
a intrattenere fantasmi che ci aspettano ...
nella dolorante solitudine urbana....
.....la malinconia fa male
ma lascia il mondo come e dove ....è
e poi lo riprende in primavera il desiderio
e torniamo a farci guardare dalle crepe...
....in fondo alle crepe ...sai
c'è un vento dolce di morte e di passato
che soffia leggero e piano a primavera
e fa germogliare una primula vagante nel seme ....
lasciamo che i morti ci guardino dalle crepe
anche all'aperto nei prati e nei boschi...
tra i sentieri interrotti da radure sognanti
....la vita in fondo
è solo una anomalia della morte
è una frana...un precipizio...un terremoto
un paese che chiude in casa la vita...
nella casa in città
non luoghi di ricordi attaccarli ai muri
....chiusi nell'armadio
o nel cassetto segreto dello scrittoio abbandonato
imbavagliati con la vita
tra caotici passaggi sentimentali
tra un sesso freddo e varipinte bugie
e un bicchiere sempre vuoto
bevuto troppo in fretta
...aspettando che finisca l'inverno
....di questo ti parlavo in sogno questa notte
...mio caro amico Aitan....
su quella panchina deserta di Aliano
mettevi il dito sulla bocca e sibilavi il silenzio
e....premuroso di affetti e prodigo di carezze
alle mie balorde e incomprensibili parole
rispondevi con un fragoroso....
....No No No No !
e mi sorridevi abbracciandomi....
di spalla....
cercando con gli occhi la tua cara Silvia....
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