mercoledì 21 settembre 2016


L' occhio poetico e paesologico... 


Prima c'e lo sguardo poi venne la parola e il canto....affrontando per paradosso il tema della "cecità" ( anche della sordità o della sensibilità in genere) ci si trova in un fitto reticolo compositivo delle varie e possibili forme della "comunicazione" dell'homo sapiens sapiens.Karen Blixen ci racconta di un inconsapevole "cicogna" disegnata da uno sventurato nell'affannoso tentativo di tappare le falle di uno straripante temporale notturno nel proprio giardino.C'è una inconsapevole luce nelle tenebre che ci attrae e avviluppa percettivamente in una "visione interiore" chiara e distinta a cui partecipano i poeti e i visionari in genere.A volte ...ripercorrendo un cammino retrospettivo....proustiano...negli abissi piacevoli della memoria....dove il disegno di ogni coscienza ed esistenza si traccia oscuratamente.Gli eventi ...i fatti...i sentimenti...le idee emergono da argomentazioni in forme espressive diverse...come le atmosfere oniriche di Kafka...quelle allucinanti e spettrali di Dostoevskij...quelle intimamente liriche di Saffo....quelle sofferenti per i naufragi della ragione di Leopardi e su di lì. "Scrivo senza vedere....dove nulla ci vedete....leggete che vi amo" ....Così paradossalmentee "scriveva" Diderot per scrivere il suo amore nascosto.Il sapere in gebere ha a che fare con i mezzi conoscitivi che utilizza per mostrarsi....farsi....vedere...credere...intravedere prima che intervenga il dubbio e il sospetto per evitare il sistema e il vizio metafisico ....per precauzione di assolutiuzzazione ... il "sapere ....dichiara una resa provvisoria" non come atto definitivo e conclusivo. La "paesologia" intende la sua "resa" e si da una "tregua" verso il mondo...la filosofia...la teologia e sceglie la strada visionaria e autentica della "poesia" ( Omero si accecò per rimaner nel sogno) per intraprendere un nuovo e diverso viaggio nel mondo...tra gli uomini e la natura non seguendo servilmente la strada del "logos"..E allora si riparte dallo "sguardo" che è quello immediatamente più inquinato e condizionato da "una modernità incivile" che ha colpito l'io nella sua essenza lirica, profonda e esistenziale. La "skèpsis" è cosa immediata dell'occhio....la parola in origine designa una percezione visiva...l'osservazione...la anonimia....la atopia....la vigilanza...l'attenzione dello sguardo che esamina...sceglie....divide e ricompone.Si spia intimamente e si riflette pubblicamente e poi "si significa ciò che ditta dentro" come scrive Dante.....ritardando il momento delle conclusioni...nel parlato, cantato e infine .nella scrittura.Il giudizio si sospende in una ipotesi provvisoria di ritenzione scritta.Il tutto precedentemente vissuto nello sguardo e nel silenzio.... guardando e ascoltando.Scegliendo per consapevolezza il tempo verticale della coscienza e lo spazio non dei "luoghi non luoghi" della urbanizzazione antiumanistica....ma il margine....la periferia....le frane..."gli spazi interminati e gli infiniti silenzi" oltre la siepe......i piccoli paesi del terremoto e dell'abbandono per ritornare a "rivedere ...le stelle" della "grande vita" preservata e autentica...Sull'orlo del precipizio e dell'accidente si può scrivere anche ad occhi chiusi ..."gli occhi dlle dita scrivono " estraneandosi del mondo anche perché disorientati e distratti dalla notte della civiltà antiumanistica..... "Sono nato nella bocca di un lupo- scrive il poeta-paesologo Franco Arminio- un lupo sperduto in un’altura senza boschi, era febbraio del sessanta, c’erano nel paese una decina di macchine e un migliaio di muli, le rondini muovevano il cielo, i porci tenevano ferma la terra, camminavano i giorni verso il futuro. Poi tutto si è fermato, siamo entrati nel mondo, i vecchi sulle panchine hanno preso la via del cimitero, il cimitero ha preso la via delle case. È andata così, più o meno, il tempo alla lunga si rivela la forma tranquilla del veleno." La “paesologia “ potrebbe essere questa via poetica-esistenziale dove ognuno cerca di imparare a "guardare" per sé e per gli altri con l'occhio incontamnato e selvatico del lupo ..... un animale molto umano.Non ama la debolezza ,preferisce l’astuzia e la leggerezza de “ la mètis”…greca alla furbizia e superficialità della modernità dello sviluppo a tutti i costi .Prova speranza ,paura ,orgoglio, disgusto,rabbia.Il upo con le sue azioni ci mostra e offre descrizioni e racconti del suo mondo interiore....in rapporto agli altri e alla terra che ci è data vivere..
mercuzio

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