 Il potere arreso  del “fare”
Il potere arreso  del “fare”
di mauro orlando
  Da quando abbiamo dovuto rinunciare  a piegare la critica  sui limiti della conoscenza prima  e del Potere poi….esercitando la mente  tra paralogismi e antinomie  e a frugare  nei bauli  degli arcana imperi….Foucault ci ha avvertiti una possibilità di “critica come l’arte di non essere esclusivamente governati” Oggi siamo alla nostra ricerca di una “attitudine  a vivere la vita “ e non più il gesto  elementare  di “dire” e “fare” di NO. Il capitalismo …lo spettro inquietante  della nostra adolescenza inquieta  e movimentata ha dimostra una duttile e perversa capacità di “resilienza”….un’abilità particolare nel sussumere e neutralizzare, o addirittura mettere a profitto e restituire in forma di merce, ogni gesto critico, anche quello più radicale.E allora per non continuare a interpretare “senza se e senza ma” il ruolo di “mosche cocchiere…del capitale” o il ruolo del “povero soldato giapponese” dopo la seconda guerra mondiale…..o la cura nel proprio intimo di un sentimento apocalittico e malinconico  di “poeti maledetti” in realtà complesse o a inseguire “le debolezze del pensare” come ultimo e decoroso rimedio  allo scacco  di una generazione genero  di  “ ingenui e disarmati guerrieri”. Oggi  esercitiamo un “elogio della fuga “ nei luoghi possibili ed arresi nei “luoghi comuni di umanità” che vive la resilienza ai margini ….”nei piccoli paesi… colettivi di pesniero e di vita per fare  e guardare altrimenti” E’ nei territori isolati dell’abbandoni  …spina dorsale di una Italia delle pianure  e delle coste postmodernizzata nella rivoluzione  antropologica  vaticinata da Pasolini…..che ritroviamo la “brace” di una vita  autentica da rinfocolare  e accendere.Lo strumento nobile della critica del dubbio e del sospetto ha fatto il suo tempo…il pensiero  oggi ha la necessità di ricuperare  i suoi comopagni di viaggio naturali che sono “sentimento  e passione”…per fare  altrimenti e costruire  nuove e collettive  forme di vita  provvisorie  e attive. Il sapere  arreso  non è “una resa incondizionata e rasseganata” ma è forma di esistenza   dove modi semplici  e amicali  di territorio  comune e amicale non si fanno rinuncia e  autocommiserazione.Nessuna intenzione di costruire il comunismo con altri mezzi  ma sicuramente scegliere la strada e il viaggio  dentro la deminesione del comune  non dell’individuale.Abbandonare  il grande  fiume della Storia  per inventare  e vivere “nuove e piccole storie” non  di riscatto o di compassione  ma ricche delle energie  vitali  per continuare la “vita activa”. E allora  con modestia, perseveranza e radicalità  recuperare  lo sguardo profondo  delle “idee del cuore”  (  come i greci “eidein  è guardare in profondità per «saper vedere» resistenza al reale  complesso  …all’ esodo dai non luoghi  del capitalismo finanziario  e commerciale…. e alla  costruzione di alternative  non utopiche ed universali …e incomininciare  i racconti  non di sconfitte, soprusi  e sofferenze   ma  saoer raccontare una liberazione  fatta di piccoli gesti, espressioni di sentimenti  e passioni  umante tutte umane. Si tratta, insomma, di esercitare la potenza del no nelle forme di vita che costruiamo, come già il Bartleby di Melville, ma anche e soprattutto di andare al di là della sola negazione puntando, in positivo, sulle capacità progettuali collettive degli uomini e donne in carne ed ossa  incontriamo  alle nostre “case  e feste paesologiche”. 
Mauro  Orlando
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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