sabato 10 settembre 2016

Il potere arreso del “fare”


di mauro orlando


  Da quando abbiamo dovuto rinunciare a piegare la critica sui limiti della conoscenza prima e del Potere poi….esercitando la mente tra paralogismi e antinomie e a frugare nei bauli degli arcana imperi….Foucault ci ha avvertiti una possibilità di “critica come l’arte di non essere esclusivamente governati” Oggi siamo alla nostra ricerca di una “attitudine a vivere la vita “ e non più il gesto elementare di “dire” e “fare” di NO. Il capitalismo …lo spettro inquietante della nostra adolescenza inquieta e movimentata ha dimostra una duttile e perversa capacità di “resilienza”….un’abilità particolare nel sussumere e neutralizzare, o addirittura mettere a profitto e restituire in forma di merce, ogni gesto critico, anche quello più radicale.E allora per non continuare a interpretare “senza se e senza ma” il ruolo di “mosche cocchiere…del capitale” o il ruolo del “povero soldato giapponese” dopo la seconda guerra mondiale…..o la cura nel proprio intimo di un sentimento apocalittico e malinconico di “poeti maledetti” in realtà complesse o a inseguire “le debolezze del pensare” come ultimo e decoroso rimedio allo scacco di una generazione genero di “ ingenui e disarmati guerrieri”. Oggi esercitiamo un “elogio della fuga “ nei luoghi possibili ed arresi nei “luoghi comuni di umanità” che vive la resilienza ai margini ….”nei piccoli paesi… colettivi di pesniero e di vita per fare e guardare altrimenti” E’ nei territori isolati dell’abbandoni …spina dorsale di una Italia delle pianure e delle coste postmodernizzata nella rivoluzione antropologica vaticinata da Pasolini…..che ritroviamo la “brace” di una vita autentica da rinfocolare e accendere.Lo strumento nobile della critica del dubbio e del sospetto ha fatto il suo tempo…il pensiero oggi ha la necessità di ricuperare i suoi comopagni di viaggio naturali che sono “sentimento e passione”…per fare altrimenti e costruire nuove e collettive forme di vita provvisorie e attive. Il sapere arreso non è “una resa incondizionata e rasseganata” ma è forma di esistenza dove modi semplici e amicali di territorio comune e amicale non si fanno rinuncia e autocommiserazione.Nessuna intenzione di costruire il comunismo con altri mezzi ma sicuramente scegliere la strada e il viaggio dentro la deminesione del comune non dell’individuale.Abbandonare il grande fiume della Storia per inventare e vivere “nuove e piccole storie” non di riscatto o di compassione ma ricche delle energie vitali per continuare la “vita activa”. E allora con modestia, perseveranza e radicalità recuperare lo sguardo profondo delle “idee del cuore” ( come i greci “eidein è guardare in profondità per «saper vedere» resistenza al reale complesso …all’ esodo dai non luoghi del capitalismo finanziario e commerciale…. e alla costruzione di alternative non utopiche ed universali …e incomininciare i racconti non di sconfitte, soprusi e sofferenze ma saoer raccontare una liberazione fatta di piccoli gesti, espressioni di sentimenti e passioni umante tutte umane. Si tratta, insomma, di esercitare la potenza del no nelle forme di vita che costruiamo, come già il Bartleby di Melville, ma anche e soprattutto di andare al di là della sola negazione puntando, in positivo, sulle capacità progettuali collettive degli uomini e donne in carne ed ossa incontriamo alle nostre “case e feste paesologiche”. 

Mauro Orlando

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