mercoledì 16 luglio 2008

.....purchè non sia una "nostra ossessione" !





L'ossessione di Luigi XIV
Alexander Stille, la Repubblica, 14-07-2008


Che peso dare all’ultima tornata di scandali, un turbine di intercettazioni, voci, pettegolezzi piccanti? Sarebbe facile liquidarli come giornalismo scandalistico, sensazionalismo o una questione di stile e buon gusto: Sabina Guzzanti ha esagerato con quell’appellativo riferito alla Carfagna? Per Berlusconi non è che gossip e spazzatura. Però spulciando con attenzione il caos di rivelazioni e frammenti di informazioni e intercettazioni, si scopre tutta una serie di problematiche fondamentali, identificative dell’Italia di oggi, che riguardano lo stato di diritto, la responsabilità del potere. Ma anche gli infiniti conflitti di interesse creati dalla presenza di Berlusconi in politica, e il quadro della vita politica nazionale di un grande paese ridotta ad estensione del potere personale di un singolo individuo. In un editoriale stranamente rivelatore, Vittorio Feltri, direttore di Libero, ha scritto: «Silvio non aver paura, anche il duce ci dava con le donne, abbiamo bisogno di un premier, non di un frate». In realtà le troppo generose elargizioni in potere e in denaro alla famiglia di Claretta Petacci preoccuparono molti fascisti e non vennero rese pubbliche, esempio perfetto dell’arbitrarietà e della assenza di responsabilità vigenti sotto una dittatura personale. (per leggere l'intero articolo cliccare sul titolo)

1 commento:

milady ha detto...

Contro la calura estiva propongo una rinfrescante lettura del delizioso Stefano Benni...
"L’ululato

Dramma teologico-neurologico in un atto.
Personaggi: il pre e il pap.

Pre — Buongiorno Sua Santità.
Pap — Buongiorno signor premier… sono lieto di questo incontro, utile a rafforzare i legami che uniscono la nostra chiesa al vostro stato e alla fattiva collaborazione che…
Pre — Mi scusi Santità ma abbiamo solo mezz’ora e vorrei venire al dunque.
Pap — Prego?
Pre — Al dunque, al vero motivo della mia visita. Dunque, io non sono contento di voi…
Pap — Ma come? Con tutto il sostegno che vi abbiamo dato, lo IOR, i cardinali, i vescovi…
Pre — No. Io non sono contento… del suo superiore…
Pap — Intende dire?
Pre — Proprio di Lui. Mi spiego. Io non dovrei avere più pensieri, né problemi. Sono uno statista che ha fallito due volte e mi hanno rieletto. Sono dieci volte più ricco di quando ho cominciato a fare politica. L’opposizione mi regge lo strascico. E a forza di leggi ad personam, sono intoccabile. Sto eliminando i giudici, la magistratura, i processi, ripulendo la stampa, nessuno potrà più sfiorarmi…
Pap — E allora?
Pre — A allora? Non vede come sono esasperato, con quanta rabbia continuo ad accanirmi, a dire che ce l’hanno tutti con me, a tentare di spegnere ogni critica… e che cos’è questo secondo lei?
Pap — Uh, credo di capire.
Pre — Esatto. E’ questa maledetta coscienza, il senso di colpa, il sapere cosa veramente sono. Crede lei che se fossi convinto di essere innocente, se fossi sereno e in pace con me stesso, mi darei tanto da fare? No, ho sempre quel rovello, quel rimorso, quel coltello nel fianco.
Pap — Ma figliolo, bisogna accettare…
Pre — No Santità scusi se glie lo dico ma il Suo Superiore ce l’ha con me. Continua a torturarmi. E io non so più che leggi fare, che televisioni e giornali comprare, che bugie dire. Continuo a sentirmi colpevole e disonorato, vivo come se fossi un evaso, e ogni mio atto lo denuncia.
Pap — Ma Lui non c’entra…
Pre — C’entra, c’entra. C’entra fin dall’inizio. Lui è prevenuto. Guardi come mi ha fatto piccolo, guardi cosa devo fare per coprire i segni della sua palese inimicizia. E non solo mi ha fatto cadere i capelli, ma mi arrovella, mi fa rosicare, non mi fa dormire la notte. Insomma lei deve intervenire contro questa persecuzione…
Pap — Premier, io posso dire ai vescovi di intervenire nel dibattito politico, posso darle dei consigli su come investire, posso assolverla, ma non posso parlare direttamente con Lui…
Pre — Come sarebbe a dire! Che capo è lei? Se lei è il capo, deve avere il filo diretto, il telefono rosso, come Bush! Deve parlare con Lui e dire che lo ricuso.
Pap — Ma lei bestemmia!
Pre — Uffa, sono stanco di dover dimostrare la mia innocenza sapendo benissimo che non sono innocente. Quindi lo ricuso. Sceglierò un altro Dio.
Pap — Orrore!
Pre — Sì, Letta e Schifani stanno compilando una lista di centoventi divinità pagane. Ci metto niente, a sostituire il crocefisso nelle scuole con un totem. Faccia qualcosa o le tasso gli immobili!
Pap (barcollando) — No, questo no.
Pre — Allora agisca subito. Deve dire al suo capo che la smetta di avercela con me, che non voglio avere più rimorsi, né rodermi l’anima.
Pap — Sì, ma praticamente cosa vuole?
Pre — Voglio che in luogo e data certa, in modo che le televisioni possano riprendere l’evento, le nubi si squarcino e dall’alto scenda una luce, un angelo, o qualcosa di altrettanto gradito all’audience, e che una voce tonante dica al mondo: quest’uomo è un martire, quest’uomo è innocente, quest’uomo è assolto, nessuno lo tocchi più.
Pap — Non credo che si possa fare…
Pre — Si può, si può, lei deve avviare l’operazione SSS, Silvio Santo Subito. Non saboti il dialogo! Se si rifiuta, si prepari pure a trasferire altrove il Vaticano, che ne dice del deserto libico?
Pap — No, la prego. Ciò che chiede è difficile…
Pre — Lei ha tre giorni di tempo. Dopodiché io ricuserò lei e il suo datore di lavoro.
Pap — Mi lasci sette giorni.
Pre — Va bene. Allora devo andare, ecco il regalo che le avevo portato. Un mio ritratto di dieci metri da mettere al posto del Cenacolo.
Pap — Ecco il regalo per lei. Una palla di vetro con la neve artificiale e dentro un nano.
Pre (furente) — Lo vede? Anche lei è d’accordo con lui. La ricuso! Lei è prevenuto! Lei mi perseguita (cerca di aggredirlo, si scontra con le guardie svizzere. Il seguito è soggetto alla censura per le intercettazioni)"
Buone vacanze!