Paesologia e.....foliage:vagabondare in autunno.
Vagabondare, viaggiare ,camminare non solo come scoperta della caducità , la lentezza, il silenzio ma come riscoperta degli …..sguardi, sentimenti, pensieri e le grandi tematiche interiori in una contrapposizione compassionevole rispetto all’andamento della nostra società “incivile” ( D. Demetrio, Foliage, Vagabondare in autunno, Raffaele Cortina Editore.). Inseguire le stagioni , frugare tra gli alberi le manifestazioni del bello , godere dei chiari di bosco, attenua i timori, le paure dell’inverno antropologico che incombe. Girovagare in autunno nei boschi, in pianura, in montagna, sulle colline, offre momenti di grande bellezza e consolazione. Oggi c’è qualcuno che ci invita a vagabondare alla ricerca del trascolorare delle foglie in sfumature pregne di solarità, ad ammirarle concedendosi tempo. Ben venga e sicuramente è un nostro amico e compagno di viaggio ! Il mutamento della natura può diventare stile di vita, arte della contemplazione e dell’attesa; il tema della fugacità essere inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita. Insomma anche un viaggio alla scoperta della luce, nei chiari di bosco, nei deserti sfumati delle dune ,tra i bagliori autunnali che emanano armonia e lentezza possono aiutare a riprendere i l filo di Arianna della nostra vita singola . L’incontro con la nostra interiorità, l’esplorazione di un territorio spesso sconosciuto, un appuntamento non con la decadenza, come si ritiene da più parti e da secoli, ma con la crescita, con la fioritura, con la ricchezza. Non è vero, caro Ungaretti, che si debba stare sempre come in guerra, come i soldati, come d’autunno sugli alberi le foglie. La vita è certo anche guerra, ma il tratto malinconico di una stagione che sembra accompagnare gli umani verso il gelo invernale, verso il finale di partita, può collegarci con l’essenza vera dell’esistere, dell'esserci, del vivere. È con l’autunno, con le sue tinte tenui, che possiamo cogliere il segreto della vita, la ricchezza della vita. Al freddo glaciale dell’inverno, al caldo torrido dell’estate, alle eccitazioni inebrianti della primavera, senza opporre, la misura dell’autunno, ne fa la stagione del suo cuore, il preludio di straordinarie accensioni . Oltre l’estetica letteraria che ha consumato questo sentimento poetico in “spiritualità decadente”, che pure predisponeva a un desiderio di sensate “accensioni”, la riscoperta di un bel paesaggio autunnale, con i suoi colori e profumi, predisponeva al silenzio e al raccoglimento ,al acontrollo dei “demoni interiori” e alla “cura di sé” degli antichi virgiliani. “L’autunno – scrive Angelo Casati- è un tempo di metamorfosi sublimi e incantamenti, di distacchi e di ritorni, di abbandoni e di rinascite. L’autunno è un’irruzione della natura che pare consolare la terra per ciò che le accadrà. Non fine, non morte senza appello: ma passaggi e transizioni nei quali è possibile intuire – oltrepassando l’inverno – i presagi della primavera, che – un altro paradosso – ha molti punti di contatto con il tempo degli addii. L’autunno è un non-tempo da amare: perché è la parentesi più propensa a insegnarci i piaceri della solitudine appagante, le beatitudini del silenzio, le euforie dell’intimità. In tali doti e doni, da accettare con gratitudine, si nascondono la sua grandezza e il suo misconosciuto carattere sapienziale”. La “paesologia” …un “sapere arreso ma vivo ed activo” da parte sua cerca di andare “oltre” e si pone la stessa esigenza come esperienza esistenziale ma anche “politica” nel senso di riproporre una sensibilità recuperata alla osservazione ma anche all’azione, non intimista e immunitaria, ma altruista ,comunitaria, attiva e creativa di vita.Poeti soprattutto ma filosofi per rivoltare la realtà e farne riemergere la loro anima velata. Operazione teoretica ed esistenziale che parte dalla “vita nascosta” dei “piccoli paesi” degli appennini abbandonati dalla “modernità” col privilegio delle coste e delle metropoli come “ non luoghi” della inautenticità della vita e del pensiero.Uno stile di vita e di pensiero non come “sospensione del tempo” ma come un risentire “il tempo immobile” dentro di noi per vivere meglio anche “il tempo mobile” fuori di noi.Nessun “autunno della sospensione”, né “l’inverno dello scontento”. Vita …”cruda e vera vita” conservata nella solitudine e nel silenzio dei “piccoli paesi” ….“è silenzio autunnale ritrovato - scrive Adrana Zarri -concentrazione densa, solitudine calda, meditazione, preghiera […]. Il sapore è quello della maturità. Non qualcosa di stanco e marcescente, ma di compiuto […]. È tempo di raccolta, ma di una seminagione lontana; ed è tempo di semina per un lontano raccolto”. Recuperare il ritmo reale del tempo, il senso concreto dello spazio che si fa paesaggio,la profondità delle parole organizzate nel linguaggio in questi luoghi persi nelle nebbie della memoria non del ricordo ed abbandonati dalle insensatezze dello sviluppo senza progresso.Lasciare la pigrizia a rincorrere la “poesia scritta” dei Bertolucci, Cappello, Pontiggia, Lamarque e insieme a Hölderlin, Leopardi, Quasimodo, Ovidio, Rilke, nostri compagni di un eterno viaggiare, di un eterno vagabondare, tra nostalgia (ah, Nostalgia, storia di un sentimento, di Antonio Prete!) e senso della finitudine, tra caducità e possibile riscatto. E nuovo inizio nel cuore e nella mente .E camminare , viaggiare, incontrare i paesi e il silenzio dei vecchi delle panchine che parlano coi cani randagi e scrivere “nuove poesie” con parole calde, tristi, luminose e armoniose che non hanno persa “l’anima” nello “tzsunami” delle parole della mondializzazione economica.La “paesologia ci indica di riprendere un cammino, “i sentieri interrotti e i segnavie”, e abbandonare le vecchie affollate strade della “modernità incivile”. Un nuovo sapere come “cura di sé e degli altri” e come una “disposizione del cuore ” e una nuova “postura del corpo” nei “luoghi dell’anima” per esperienze inattese di sentirsi meno soli nell’incontro dell’altro.Non una filosofia di vita ma la vita nel mondo con la poesia e anche la filosofia.