martedì 30 ottobre 2018



…la tragedia di Tiresia

….E’ da sei mesi che non ascolto i  telegiornali  e meno che meno le trasmissioni di approfondimenti politici di tutte le tv nazionali. Una disintossicazione necessaria e utile anche se pericolosa per la democrazia. Viviamo un tempo dell’improvvisazione  e del pressapochismo politico e informativo e non era questo che nelle nostre passate esperienze  avevamo immaginato .Ma più grave  è la “involuzione antropologica” che si è metastatizzata nell’intera società. Siamo noi a non capire o sono gli altri a non spiegare e forse ad improvvisare essi stessi ? A livello conoscitivo e di ricerca avevamo immaginato scenari complessi ma comunque governabili  dalla “politica”  oltre “lo stato pura  di natura” hobbesiana senza cambio di “sovranità e rappresentanza”. Oggi viviamo  in modo nebuloso un mondo sociale  in cui  i corpi si  materializzano  nelle  piazze  e nelle strade  in modo occasionale e provvisorio.Parlo di corpo e non di mente  perché tutto sembra  inconsapevole  e irriflessivo. Si partecipa senza decisioni autonome e senza domande o pretese. La  convocazione  avviene in modo occasionale  e temporaneo  attraverso quella realtà dematerializzata che è la Rete, dove lo spazio è  abolito, il tempo reso istantaneo e le persone fanno la loro comparsa con la vicaria complicità di quel loro sosia che è l´alter ego digitale. Certo c´è una bella discontinuità tra l´agorà antica, dove le parole erano accompagnate dai gesti, i gesti dagli sguardi, e gli sguardi, tradendo le intenzioni, potevano smascherare il mai risolto gioco tra menzogna e verità. Una bella differenza anche dalle grandi “manifestazioni di massa”  degli anni 70/80. Ma se guardiamo le cose più da vicino questa discontinuità si riduce, se è vero che il modo occidentale di pensare, nelle sue espressioni matematiche e filosofiche, ha preso avvio proprio dal rifiuto della percezione sensibile rispetto al pensiero logico .La “res cogitans e la res extensa” cartesiana  aveva portato all’illuminismo e alla grande rivoluzione francese.Il Novecento   poi ha cercato di “destrutturare” il tutto  ha subito  l’esperienze  di due rivoluzioni totalitarie .La seconda metà del 900  con la democrazia restaurata si è inaugurato  quel pensiero immateriale che trova la sua articolazione nei costrutti della mente, che consentono di approdare a quella realtà considerata perfetta, perché liberata dai limiti della materia. Non a caso, scriveva  Platone: «Ci avvicineremo tanto più al sapere quanto meno avremo relazioni col corpo». E 2000 anni dopo, Cartesio, inaugurando il metodo scientifico, scriveva: “Dato che i sensi a volte ci ingannano, volli supporre che nessuna cosa fosse tal quale i sensi ce la fanno percepire, perché non conosciamo i corpi per il fatto che li vediamo o li tocchiamo, ma per il fatto che li concepiamo per mezzo del pensiero”.Se questa è la tradizione del pensiero occidentale, che ha preso avvio nell´agorà greca dove si insegnava a prescindere dai limiti della materia, quindi dai corpi e dai sensi, c´è perfetta continuità tra l´iperuranio platonico, l´astrazione matematica, il cogito cartesiano e la realtà virtuale, capace di dare, nella comunicazione dematerializzata, l´effetto della realtà materiale senza i condizionamenti della materia. La diffusione del telelavoro, la cibernetica come pensiero, l´osservazione di realtà altrimenti inosservabili proprie della biologia molecolare e della genetica, fino al sesso virtuale con partner virtuali, o l´ideazione di una “second life” rispetto a quella insoddisfacente che ci capita di vivere hanno fatto dell´agorà virtuale qualcosa di più potente e di non meno reale dell´antica agorà materiale. Ma ciò che è davvero sorprendente è che l´agorà virtuale trae spunto proprio dal tipo di pensiero che nell´antica agorà greca è stato inaugurato come paradosso e con altri fini . Protagonisti della società virtuale sono i giovani, che nella società reale nessuno convocava , nessuno chiamava  per nome. Trascurati dal mondo adulto, essi hanno carsicamente  inaugurato  piazze dove si incontravano, e dove il mondo adulto, che li ha esclusi, con qualche difficoltà ha avuto ed ha possibilità di  accesso. Il loro comunicare, chiamarsi e convocarsi per via telematica ha segnalato  una modalità di socializzazione e di scambi relazionali non ancora abbastanza considerato dal mondo adulto, che sotto questo profilo appare arcaico, sordo e cieco. E in questa segnalazione sembra ci sia   la configurazione del futuro, che solo chi è giovane è in grado di progettare e sognare. Nella proiezione del futuro ci sono i segni del cambiamento e noi non riusciamo non solo ad intercettare ma a capire o contrastare . Si tratta di un cambiamento che è radicale perché avviene in un linguaggio, quello virtuale, che un potere troppo vecchio nelle sue abitudini mentali e nei suoi schemi percettivi non solo fatica a capire, ma neppure ne scorge la forza e la potenza. Perché è potenza comunicare senza i limiti dello spazio, senza le attese del tempo, senza la grevità dei corpi, senza l´ingombro della materia. E proprio qui può nascere quello spiraglio di speranza che giustamente i vecchi saggi  preventivavano per i giovani non nella concessione  generosa del mondo adulto. Il futuro i giovani non lo hanno atteso o  lo attendono più dagli adulti. Con la loro piazza virtuale semplicemente se lo sono preso….per farne cosa  non ancora lo sanno ma sicuramente non per accontentare o ingraziarsi  gli adulti.
Tiresia

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