giovedì 14 luglio 2016

La forza dei paradossi risiede in questo: non sono contraddittori, ma ci fanno assistere alla genesi della contraddizione. Il principio di contraddizione si applica al reale e al possibile, ma non all’impossibile da cui deriva, cioè ai paradossi o, piuttosto, a ciò che rappresentano i paradossi»

Strana  figura  retorica il paradosso .”oltre…avanti”  la comune “opinione”…teme  il “ buon senso”  o la “reductio ad absurdum”. Gran maestro lo  “spietato Zenone”  esercitava a Velia la sua  disputa filosofica  col grande Parmenide sulla base del buon senso e della dimostrazione pratica della sua impossibilità (”Il suono mi dà vita e la freccia mi uccide”  facendo   ricorso anche  ad una logica  formale superiore alla norma  per superare le insidie ”l’ombra di tartaruga per l’anima”  nella corsa improbabile  di Achille  “piè volece” e la Tartaruga “lentissima”. Il paradosso scatta quando urge una forma superiore di conoscenza (è, peraltro, questo uno degli insegnamenti maggiori di “maestri in paradossi” quali Pascal o Kierkegaard che se ne sono costruiti un’affilatissima arma dialettica. Più confacente al modo  di vivere  contraddittorio e  logico della modernità  è l’uso esistenziale  di Valéry riguardo alla stessa vita come “paradossale” modo di essere .Egli sceglie   la strada  e la forma  della composizione” …. come un’altra vita da vivere, dopo quella dell’astrazione ,della dialettica, della metafisica e del paradosso.Un solo esempio  quale l’inserzione (seppure essa sia stata animata da un sentimento di assoluta libertà) dei paradossi del moto sia stato evento casuale o frutto di un movimento intellettuale repentino (il caso dell’onda marina che scuote lo scafo della nave, richiamato da Valéry stesso, è emblematico di un simile modo di pensare comune): i due “falsi” modelli di moto sono il simbolo di ciò che blocca, ferma, impedisce la vita e il pensiero in maniera definitiva e, come tali, sono proprio “quello che l’uomo “non può” in quanto ne negano ogni potenzialità ed ogni opportunità costitutivamente. “Tentare di vivere” significa, forse, ritornare a pensare la totalità: con lentezza, con pazienza, con la convinzione che non si raggiunge definitivamente l’obiettivo se non costruendolo. Anche di questo, tuttavia, consiste l’avventura estetica.Ben altri problemi  crea l’uso del “paradosso” nelle scienze positive e soprattutto  in “politica”.La “politica politicata” degli ultimi dieci anni italiani si potrebbero  definire un classico e un esempio  paradossale   dello “spirito civico e politico” della società italiana nel suo complesso.Si può ben applicare a noi il famoso  paradosso  dei “due gelatai riguardo i comportamenti politici dei partiti paolitici e degli elettori potenziali. “I due gelatai”  rappresentano  le classiche colalizioni di “destra e di sinistra” che epr avere più voti (vendere più gelati) tendono a spostarsi verso “il centro” come si suol dire  sacrificando “le ali estreme” che  intimoriscono gli elettori  postprima repubblica.Un po’ di tagli ai principi e valori troppo “ideologici e voilà  …”un bel programma  politico  verso innocue e rassicuranti “posizioni centriste”.Inoltre sempre  restando in “metafora”  che i bagnanti più estremi della spiaggia , scoraggiati dalla troppa distanza, rinunciano al gelato stesso astenendosi o scegliendo “una bibita fresca” piuttosto che il gelato. Messe in sordina le pregiudiziali ideologiche e culturali  delle dottrine politche  della modernità e dei residui  del “secolo breve, lo scontro politico oggi non investe più i grandi principi della costruzione della società,in temini “comunitari o immunitari” o in termini rouossoiani o hobbesiano sulle priorità tra stato e società ma in base  ai  criteri e possibilità di godimento dei benefici che il sistema produce e distribuisce. Non ci sono più nemici da distruggere ma concorrenti da battere secondo regole virtualmente consensuali. Si apre così la lotta per lo sfruttamento unilaterale delle "regole del gioco". Il risultato non è la pacificazione sociale, ma la creazione di conflitti più sofisticati.Il “paradosso” resta  una brillante figura e lettura retorica della realtà effettuale mentre  l'apoteosi del calcolo e del comportamento strategico  suppliscono una riduzione della “politica ad ancella dell’economia” o anche a un rimedio ultimo  alla fase adulta o del tramonto  della democrazia.Il comportamento strategico o tattico  si risolvono in una scelta  tra le varie forme  dei "giochi" o  di altri modelli della "scelta razionale" sociale e pubblica nel “marketing” del consenso e delle vendite. In questa ottica si collocano i problemi della acquisizione dei "beni pubblici", le strategie miste di cooperazione e conflitto tra capitale e lavoro, le logiche di coalizione tra partiti che rimangono in competizione tra loro solo per fini elettorali e  e di occupazione di “poteri” provvisori e a tempo..I nuclei centrali di questa problematica sono colti dalla "teoria dei giochi" e dall'analisi del "paradosso del voto", in una prospettiva teorica ma anche attraverso esempi concreti. Di particolare interesse sono i problemi connessi al voto e quindi alle incongruenze tra preferenze individuali e preferenze collettive, che sorgono nella scelta elettorale. I teoremi del "paradosso del voto" spiegano queste incongruenze, aiutandoci a capire il nesso esistente tra la scelta sociale, decisione politica e autorità. Una nuova “scienza politica” pratica  e produttiva  di consenso  non definitivo  pensata da  specialisti studiosi di scienze politiche e sociali “neutre”, che intendono far a acquisire una prima, seria e critica conoscenza di approcci che sono diventati correnti nelle scienze sociali ,aziendali ed economiche internazionali..La paradossale  ascesa  del mov 5 stelle
per certi versi  e le sue caratteristiche  di “paradosso aziendalistico”  ne è un esempio non ancora del tutto analizzato e compreso…..


mauro orlando

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