martedì 19 luglio 2016


....tribù e comunità.. 

di mauro orlando 

 Irresistibilmente, le società moderne si trasformano e noi con loro .Fenomeni come …. la polverizzazione del corpo sociale, inaridimento delle istituzioni, crollo delle ideologie, trasmutazione dei valori sono quasi all’ordine della cronaca quotidiana. Non vogliamo scomodare “la storia” per eccesso di modestia e di lungimiranza.Comunque al di là della società di massa, che a lungo ha definito una delle forme della modernità, si profilano ormai le nuove figure di una socialità esuberante e polimorfa di cui Michel Maffesoli , sociologo e guru della contemporaneità tribale viandante ,delinea nei suoi tanti libri e interventi , i contorni, i confini, le prospettive. "Il tempo delle tribù" è anche un'analisi ragionata delle società di oggi, un'esplorazione metodica delle loro metamorfosi, per cui agli ideali della “Ragione” dell’illuminismo usurato e consumato dal “giacobinismo rivoluzionario” si sostituiscono i sentimenti e le emozioni, alla logica dell'identità la logica dell'affetto. Siamo entrati nell'era delle "tribù", delle reti, dei piccoli gruppi, di aggregazioni effimere ed effervescenti. Una analisi che traccia i percorsi di un'autentica sociologia del presente non solo come griglia sociologica ma come agenda articolata per un nuovo modo di impegno civile e politico.La sfida cognitiva e politica tra pensiero e azione “tribale” e cultura e esperienza “comunitaria” è un nostro intento per stabilire modalità e forme per la nostra esperienza di “comunità provvisorie”.Una rilettura non solo critica ma sopratutta esistenziale della “modernità” nel suo esito “incivile” è lo spazio comune della ricerca e del confronto.Cosa sta accadendo ai baluardi del moderno? Allo stesso modo della sua declinazione architettonica, la postmodernità è quindi una costruzione plurale fatta di "pezzi" differenti. Il tema scelto non per puro esercizio analitico ma come tentativo di chiarire le caratteristiche di questo mosaico insistendo su alcuni aspetti: la critica della doxa individualista; l'importanza del ludico e della funzione archetipale; la necessità di mettere in gioco, contro il razionalismo dominante, la "ragione sensibile e percettiva",”la poesia ragionante o ragioni poetanti”; l'aspetto essenziale dello spazio, ovvero il fatto che, in misura sempre maggiore, il luogo è il legame …..e del “tempo” verticale e non orizzontale …slancio vitale e vita nascosta di un “io” lirico e non “epico”"Si dice che siano i sogni a far crescere i bambini. Non solo quelli del resto. Di certo i miti, cristallizzazione dei sogni collettivi, permettono a una società di essere quel che è". Certamente Maffessoli , il fondatore della "sociologia del quotidiano", il teorico del neo-tribalismo, asserisce un nuovo modo di guardare ai lati banali, locali, semplici di quella che una volta si chiamava cultura di massa: "lo sviluppo tecnologico sta dando vita a una fruttuosa sinergia, con il ritorno all'arcaico, con l'esplosione dell'immaginario". Vale a dire che, attraverso la Rete, la comunicazione globale entro cui il cittadino attuale annega senza fondo, riaffiorano le “icone” dal remoto sostrato del tempo, gli idoli, le immagini archetipiche, e tornano nel loro ruolo riformulato di tenere assieme orizzontalmente i gruppi sociali (le tribù o comunità provvisorie), scacciando tutte le narrazioni razionali con cui la modernità pretendeva sostituirli. Si torna dunque a scrutare i Miti d'oggi, in questo carosello, in questa sarabanda barocca di figure simboliche fluttuanti dalla televisione, da internet, dalle persone virtuali dell'informazione spettacolo. Ma come il Novecento lo faceva per demistificarli, per raschiare la vernice a mostrare dietro il vuoto, qui s'intende svelarne il pieno: i miti oggi, spiega Maffesoli, senza essere "lumi", sono "scintillamenti" che indicano un cammino, individuale e collettivo. Anche della "parte in ombra dell'essere umano". Verso il reincanto del mondo.Oggi dobbiamo cercare di dare “un senso” non unico e autoritario alla categoria della “crisi” come una sorta di “finis histroriae” ….l’epoca apocalittica del “post”….posstoria,postdemocrazia,pospolitca e quant’altro dove solo “il mercato” diventa cartina di tornasole e decalogo per una nuova civiltà.L'apocalisse o la crisi non sono l'epilogo, ma lo svelarsi della società a se stessa. Uno svelarsi che porta alla luce ciò che prima era stato sottratto alla vista. L'apocalisse e la crisi sono allora metafora di una trasformazione epocale, che per Maffesoli segna il passaggio alla socialità postmoderna. Ci sono infatti segnali indiscutibili del radicamento di una nuova socialità, ma nello stesso tempo, c'è una difficoltà profonda a trovare le parole adatte a svelare l'approdo alla postmodernità. La grande crisi delle bolle finanziarie rappresentano dunque un processo fondativo di nuove esperienze politiche e un nuovo universo simbolico e culturale, contrassegnato dal riemergere dello spirito dionisiaco che si insinua profondamente nelle trame del sociale. Si tratta - in sostanza - di una tendenza al reincanto del mondo che abbandona progressivamente lo spirito serioso del produttivismo moderno per lasciare spazio a un ambiente più ludico e più creativo. Per questo motivo le analisi di Maffessoli e le nostre esperienze “paesologiche”suggeriscono l'idea di abbandonare l'inutile prospettiva della crisi della società, per entrare nell'ottica di una società che possa acquisire la capacità di riscoprire se stessa, lasciandosi alle spalle i segni di una civilizzazione che forse non le appartengono più. L’anilisi e le pratiche paesologiche di fatto e non per scelta affrontano teoreticamente e attivamente il rapporto tra modernità e post-modernità a partire dalle diverse declinazioni della ragione che entrambe le epoche hanno articolato. Da una parte, la ragione astratta dei moderni: classificatoria totalizzante separata. Dall'altra, quella organicistica e vitalistica dei post-moderni. In mezzo sta l'originale lettura di Maffesoli, la posizione speculativa di Simmel o Nietzsche che ne fa, oltre che pensatore della crisi della modernità, il pensatore della transizione "verso quell'altra cosa che, in mancanza di meglio, si può chiamare la postmodernità". Temi collegati ma essenziali sono la categoria de “ l'emergenza” che la la sociologia del quotidiano maffesoliano e delle “crisi” finanziarie di un neoliberismo cinico e baro sono non solo utili ma indispensabili e necessari .Altro tema riguarda la funzione della triada “io-corpo-noi” nell'orizzonte del crollo del Soggetto moderno, individualista e economicista, deve accettare un confronto non solo critico ed analitico con il pensiero maffesoliano, teso ad evidenziarne fratture e inaspettate continuità.

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