giovedì 19 giugno 2014

..paesologia ....mon amour!


”La paesologia è in guerra con le parole, è in guerra con le astrazioni. …..La paesologia è l’illusione di trovare anime mute, anime sconvolte dal clamore di un attimo qualsiasi e non dagli spettacolini del tubo catodico o del pianeta google” Di parole ne abbiamo consumate , raggrumate e appesantite dalla lontananza e dalle incomprensioni dell'autismo paesano.Le frenesie presenzialiste ripropongono un urgenza e una necessità per ritrovarsi e verificare chi sa che cosa..lo spirito dell’inizio, il senso sbiadito e gerarchico di un comunitarismo amicale , ognuno con domande mai pronunciate che in cuor suo conosceva già le risposte possibili e desiderate …..ognuno con la speranza che il viaggio continui senza nocchieri autoreferenziali .La paesologia è democratica o non è. Il pericolo teorico-pratico di qualsiasi processo di formazione di una esperienza originale , nuova ed autentica è cessare “di mettersi in discussione” o subire il timore di poter concepire una possibile “alternativa” alle proprie forme acquisite di vivere o pensare in comune , siano esse esplicite o implicite. Ci si sente esentati o infastiditi dal dover riesaminare, riargomentare, rigiustificare o riprovare la validità dei propri postulati , opinioni o ragionamenti o la utilità dei propri esiti se pur non ritenuti assoluti e definitivi nel consumato e conflittuale incontro con le storie del passato,del presente e dell’immediato futuro.Non basta la garanzia totemica dell'atto percettivo come cifra delle nostre esperienze comunitarie. Le vere esperienze culturali ,che sono comunque politiche nella cosidetta età della “postdemocrazia” sono vive e vitali fino a quando non sopprimono, sopportano o vietano il pensiero laico, critico e plurale.....rimuovendo le proprie psicosi o nevrosi da prestazione o di successo. ” La cultura e la politica si fondano sul dato di fatto della pluralità degli uomini e…. trattano della convivenza e comunanza dei diversi”. Partecipiamo tutti alla politica o ad esperienze comunitarie come “esseri riflessivi” e siamo scaltri nel voler usare tutta la nostra libertà senza voler incorrere nella cosidetta “impotenza da eccesso di libertà”.Ecco per me una delle necessità di formalizzare le comunanze individuali per una declinazione reale dell’etica della responsabilità che non mortifichi l’etica delle convinzioni.Abbiamo individuato uno spartito su cui scrivere le nostre melodie e qualcuno l’ha chiamato “paesologia”.Ora dobbiamo ad ognuno di noi lasciare la libertà di scriverci la propria canzone ,la propria lirica,il proprio racconto, il proprio progetto,la propria filosofia……io da parte mia voglio scrivere un mio viaggio verso una nuova identità plurale della cittadinanza ripartendo dalla mia bella e abbandonata Irpinia.......ogni tanto in solitario con gli occhi curiosi,,,sognanti e distaccati di un bambino..... 
mercuzio

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