......l'amicizia...nell'età della "doppiezza"
"Colui che vede sente (aisthanetai) di vedere, colui che ascolta sente di ascoltare, colui che cammina sente di camminare cosí per tutte le altre attività vi è qualcosa che sente che stiamo esercitandole (oti energoumen),in modo che se sentiamo ci sentiamo sentire, e se pensiamo, ci sentiamo pensare, e questo è la stessa cosa che sentirsi esistere: esistere (to einai) significa infatti sentire e pensare.
Sentire che viviamo è di per sé dolce, poiché la vita è per natura un bene ed è dolce sentire che un tale bene ci appartiene.
Vivere è desiderabile, soprattutto per i buoni, poiché per essi esistere è un bene e una cosa dolce.Con-sentendo (synaisthanomenoi) provano dolcezza per iÌ bene in sé, e ciò che Ì'uomo buono prova rispetto a sé, lo prova anche rispetto all'amico: I'amico è,infatti, un altro se stesso (heretos autos). E come, per ciascuno, il fatto stesso di esistere (to auton einai) è desiderabile, cosí - o quasi - è per l'amico.L'esistenza è desiderabile perché si sente che essa è una cosa buona e questa sensazione (aisthesis) è in sé dolce.Anche per l'amico si dovrà aÌlora consentire che egÌi esiste e questo avviene nel convivere e nell'avere in comune (koinonein) azioni e pensieri. In questo senso si dice che gli uomini convivono {syzen) e non come per il bestiame, che condividono il pascolo. [...] L'amicizia è, infatti, una comunità e, come avviene rispetto a se stessi, così anche per l'amico: e come, rispetto a se stessi, la sensazione di esistere (aisthesis oti estin) è desiderabile, cosí anche sarà per I'amico". Aristotele
mercoledì 4 giugno 2014
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