“…non è il mondo che vorrei trasformare, 
ma il mio modo di stare al mondo , 
e considero questa la vera rivoluzione…”,  perché ….
”l’essenziale è invisibile agli occhi.” 
( J. Ochayava) 
 ’Irpinia delle colline
Per quanto avverto , come irpino delle diaspore, costretto o capitato   a vivere  sulle sponde di un lago,  il richiamo del sole e del mare Mediterraneo sulle cui rive amo trascorrere gli inverni,  mi sono abituato  da terra  a capire  la sfida del mare aperto e compreso il ruolo dell’Oceano come una possibile o necessaria  “grande crisi “ epocale o secolare. Sono un uomo dell’appennino abituato  agli orizzonti corti  verso l’alto o  in orizzontale sul lago. Noi  irpini non possiamo essere  “santi, eroi” ma neppure “navigatori, al massimo “banditi” , piccoli agricoltori,pastori  o cacciatori di frodo. I nostri modelli religiosi  possono essere mistici appatto di essere   umani troppo umani. I nostri viaggi  erano legati al nomadismo solitario,  conoscitivo ,introverso e fantastico della transumanza….o sacro  del pellegrinaggio.  E i nostri tratturi mentali  ci portano per il mondo  con la promessa a noi stessi di ritornare. Siamo  “pastori erranti” dei “piccoli territori o paesi”…dal “vagar breve”. E  inseguiamo “il corso immortale “ della luna non oltre le Colonne d’Ercole o di Thule,  se non nei sogni del dovuto riposo come viatico  al massimo a fantasticare  …..Forse s'avess'io l'ale/Da volar su le nubi,/E noverar le stelle ad una ad una,/O come il tuono errar di giogo in giogo,/Più felice sarei. Ma …..al risveglio con sogni burrascosi di avventure , belli o brutti , riprendiamo comunque  il viaggio che è anche lavoro,vita. Pur amando  i filosofi  del tempo presente  e dell’avvenire   non avvertiamo  più neppure la cogenza del Termine imposto al  nostro  viaggio. Da molto tempo per noi  sono ormai abbattute nel loro valore simbolico le Colonne d’Ercole, guardiane di una misura mediterranea ormai obsoleta. Sulle nostre terre o sulle nostre coste  si sono sentite le parole dei poeti,dei sapienti o dei filosofi «Via sulle navi, filosofi!, era  alle soglie  della modernità  il perentorio invito a prendere il largo lanciato  ai pensatori dell’avvenire, incitandoli a scoprire più di un nuovo mondo nell’«oceano del divenire», sollecitandoli a trasformarsi in «avventurieri e uccelli migratori», assumendo sguardo vigile pronto a carpire «con la maggior fretta e curiosità possibili» tutto ciò che accade. Questa è  la crisi epocale economica,finanziaria ,storica e culturale  in cui siamo bandalzosamente imbarcati sospinti dai demoni del capitalismo dopo aver distrutto in noi stessi i demoni della utopia ….. nella storia gli orrori del totalitarismo egualitario e elitario.  Non è possibile tornare indietro a quella terra, sommersa dall’onda oceanica che investe ormai ogni dove. Essa, come l’oceano, è ormai soggetta ad una “dislocazione”,  ad una delocalizzazione e ad una deterritorializzazione che non consente più radicamento e dimora. Come tornare a quella terra, come tornare a quel mare mediterraneo che la lambiva, se tutto ormai appare uniformarsi alla tabula rasa di una infinita distesa oceanica? Anche il nostro viaggio immaginario,onirico e reale  a Cairano, a Nusco, a Bisaccia, a L’Aquilonia, a Rocca   corrispondeva e corrisponde  al nostro “costume” irpino  di  “ umanità precaria  delle montagne”  provvisoria  e  terrestre anche quando sogna..  Niente “Colonne d’ercole” , paradisi ed utopie  ma un inizio di viaggio  periferico, quotidiano,fragile e provvisorio alla ricerca  non dei paradisi perduti profani  o del Santo Graal divino ma  “la grande vita  nascosta  nei piccoli paesi” delle nostre belle colline che muta di senso,di colori, di misteri, di storie   e di espressione  ogni giorno sempre ….nella forza della fragilità e nella sicurezza della provvisorietà. Il paese è il luogo del suo farsi male e più prova a scappare più lo agguanta. Qui la sua vita è sempre stata questa, una vibrante vita mesta”.F.Arminio, Circo dell’ipocondria.
Mauro Orlando
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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