mercoledì 18 giugno 2014

L'Irpinia delle colline


“…non è il mondo che vorrei trasformare, ma il mio modo di stare al mondo , e considero questa la vera rivoluzione…”, perché …. ”l’essenziale è invisibile agli occhi.” ( J. Ochayava) 

 ’Irpinia delle colline Per quanto avverto , come irpino delle diaspore, costretto o capitato a vivere sulle sponde di un lago, il richiamo del sole e del mare Mediterraneo sulle cui rive amo trascorrere gli inverni, mi sono abituato da terra a capire la sfida del mare aperto e compreso il ruolo dell’Oceano come una possibile o necessaria “grande crisi “ epocale o secolare. Sono un uomo dell’appennino abituato agli orizzonti corti verso l’alto o in orizzontale sul lago. Noi irpini non possiamo essere “santi, eroi” ma neppure “navigatori, al massimo “banditi” , piccoli agricoltori,pastori o cacciatori di frodo. I nostri modelli religiosi possono essere mistici appatto di essere umani troppo umani. I nostri viaggi erano legati al nomadismo solitario, conoscitivo ,introverso e fantastico della transumanza….o sacro del pellegrinaggio. E i nostri tratturi mentali ci portano per il mondo con la promessa a noi stessi di ritornare. Siamo “pastori erranti” dei “piccoli territori o paesi”…dal “vagar breve”. E inseguiamo “il corso immortale “ della luna non oltre le Colonne d’Ercole o di Thule, se non nei sogni del dovuto riposo come viatico al massimo a fantasticare …..Forse s'avess'io l'ale/Da volar su le nubi,/E noverar le stelle ad una ad una,/O come il tuono errar di giogo in giogo,/Più felice sarei. Ma …..al risveglio con sogni burrascosi di avventure , belli o brutti , riprendiamo comunque il viaggio che è anche lavoro,vita. Pur amando i filosofi del tempo presente e dell’avvenire non avvertiamo più neppure la cogenza del Termine imposto al nostro viaggio. Da molto tempo per noi sono ormai abbattute nel loro valore simbolico le Colonne d’Ercole, guardiane di una misura mediterranea ormai obsoleta. Sulle nostre terre o sulle nostre coste si sono sentite le parole dei poeti,dei sapienti o dei filosofi «Via sulle navi, filosofi!, era alle soglie della modernità il perentorio invito a prendere il largo lanciato ai pensatori dell’avvenire, incitandoli a scoprire più di un nuovo mondo nell’«oceano del divenire», sollecitandoli a trasformarsi in «avventurieri e uccelli migratori», assumendo sguardo vigile pronto a carpire «con la maggior fretta e curiosità possibili» tutto ciò che accade. Questa è la crisi epocale economica,finanziaria ,storica e culturale in cui siamo bandalzosamente imbarcati sospinti dai demoni del capitalismo dopo aver distrutto in noi stessi i demoni della utopia ….. nella storia gli orrori del totalitarismo egualitario e elitario. Non è possibile tornare indietro a quella terra, sommersa dall’onda oceanica che investe ormai ogni dove. Essa, come l’oceano, è ormai soggetta ad una “dislocazione”, ad una delocalizzazione e ad una deterritorializzazione che non consente più radicamento e dimora. Come tornare a quella terra, come tornare a quel mare mediterraneo che la lambiva, se tutto ormai appare uniformarsi alla tabula rasa di una infinita distesa oceanica? Anche il nostro viaggio immaginario,onirico e reale a Cairano, a Nusco, a Bisaccia, a L’Aquilonia, a Rocca corrispondeva e corrisponde al nostro “costume” irpino di “ umanità precaria delle montagne” provvisoria e terrestre anche quando sogna.. Niente “Colonne d’ercole” , paradisi ed utopie ma un inizio di viaggio periferico, quotidiano,fragile e provvisorio alla ricerca non dei paradisi perduti profani o del Santo Graal divino ma “la grande vita nascosta nei piccoli paesi” delle nostre belle colline che muta di senso,di colori, di misteri, di storie e di espressione ogni giorno sempre ….nella forza della fragilità e nella sicurezza della provvisorietà. Il paese è il luogo del suo farsi male e più prova a scappare più lo agguanta. Qui la sua vita è sempre stata questa, una vibrante vita mesta”.F.Arminio, Circo dell’ipocondria. Mauro Orlando

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