giovedì 28 luglio 2011

Elisir d'amore per .......un viaggio provvisorio

“…Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire; cuori leggeri, simili a palloncini,non si allontano mai dal proprio destino e senza sapere perché, dicono ogni volta:“Andiamo”!Sono quelli i cui desideri hanno la forma di nuvole,quelli che sognano, come fa la recluta con il cannone,piaceri immensi, mutevoli, sconosciuti,di cui l’animo umano non ha mai conosciuto il nome!”

Charles Baudelaire – le fleurs du mal





La comunità provvisoria -che sceglie di essere soggetto-plurale- ha intrapreso un suo viaggio due anni fa! In questo nostro provvisorio viaggio come Comunità , in una sorta di ritorno identitario non nell’inferno conradiano di una contemporanea “Apocalypse now” ,tuttavia abbiamo incontrato i nostri moderni ‘ piccoli demoni cattivi’ che inconsapevolmente vivono di piccolezze ‘umane troppo umane’ che non hanno retto per pigrizia al gioco “leggero e piano” della ricerca dell’ “io” della nostalgia ,della bellezza,della mitezza ,del silenzio e delle malinconia e della ossessiva loquacità del silenzio. Il viaggio è stato la metafora letteraria e concreta della nostra esperienza esitenziale e filosofica individuale-comunitaria inseguendo le ossesionio filosofiche di Faucalut e i sospetti niciani a tutte le forme di metafisiche e microfisiche del pensiero e del potere . Il nostro viaggio comunitario doveva essere il classico “viaggio eterno e simbolico” dove dovevano convivere a loro perfetto agio i profondi e doloranti sconforti dei poeti e dei ‘sognatori pratici’ con le argomentazioni più eterogenee dei cultori del logos,della doxa, dei sogni, della fantasia, dei professionisti delle tèkne e delle arti primarie e secondarie……non dei santi,navigatori ed eroi in cerchi di isole o paradisi perduti. Avevamo scelto di viaggiare senza i confini e osteggiato con intransigenza i pericoli della formalizzazione burocratica… del senso comune e del “fare senza anima e pensiero….di andare avanti in “ una cornice provvisoria che si allargava e si restringeva, in cui si sceglieva volta per volta di andare e si venire liberamente”. Volevamo inventare anche un nuovo modo di fare un viaggio nelle nostre radici senza diventare etnofobici e i nostri futuri senza diventare metautopici.Volevamo essere ‘ossimori’ viventi con la spregiudicatezza di giocarci anche le contraddizioni : sogni-reali. Con uno spirito multiforme e misterioso guidato assieme da Ermes e Atena, le due divinità che lo proteggevono con una natura molteplice e versatile. Doveva poter assumere tutte le forme, prendere tutte le strade, tendere verso tutte le direzioni in modo sinuoso e avvolgente. La sua natura doveva essere ricca di colori e di geroglifici, come un arazzo, un tappeto o un quadro. Essere artificioso come un’opera d’arte, intrisa di magmi notturni e di voli leggeri e solari e segnato da costellazioni luminose, velato e misterioso come la rotta dei pirati, dei ladri, dei pastori ,dei trovatori , dei mercanti e degli amanti. Non indicavamo mete -ripeto- e isole felici da raggiungere ma volevamo vivere felici nella isola-territorio che ci è stata donata dai nostri padri con fatica e anche con gioia. Non seguivamo le chimere o le sirene che ci cantavano ammaliatrici di mondi da scoprire o da indicare ma volevamo conoscere profondamente e far conoscere il territorio in cui siamo nati e vissuti non sempre con la comprensione e il rispetto di chi lo ha governato e sfruttato.Noi che intellettualmente ci siamo educati ad amare il viaggio per amore del viaggio come Gulliver e Robinson non con la malinconia lacerata di Amleto ma con la versatilità operosa di Ulisse ….forse con la dolce e sconsiderata follia di Quijote “il cavaliere dalla triste figura” . Abbiamo imparato a conoscere le insidie della malinconia e della nostalgia ma avevamo sottovalutato i piccoli rancori, le cattiverie, le pochezze,le idee corte,umane troppo umane, delle rivalse e dei riscatti nelle sacche degli umori neri degli animi senza orizzonti e ideali lunghi. Molti di noi si salveranno dal ‘naufragio’ perché per tempo abbiamo imparato ad amare la solitudine a scavalcare ed evitare i frutti malefici dell’isolamento.Ci salviamo perché sappiamo per esperienza umana troppo umana che sono sentimenti che non si possono temere o tacere ma vivere nella loro diversità. La malinconia è insidiosa e la nostalgia è diversa, perché la nostalgia è un sentimento di assenza, cioè fondamentalmente di assenza ma che può essere recuperata con la memoria ,il ricordo e sopratutto con il ritorno a casa e al proprio passato nei limiti del tempo possibile e della terra ridotta e curata dei padri. A patto che in questo nostro viaggio sia la nostalgia che la malinconia diventino sentimenti belli e attivi che ci costringono a superare la pigrizia, la noia , i rancori e le tristezze stimolando la voglia di “conoscere e curare sé stessi” e intraprendere sempre nuovi viaggi dentro di noi e dentro la terra che ci è toccato di vivere
di mauro orlando

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