martedì 25 maggio 2010

Elisir d'amore per ........l'Irpinia d'oriente....

Paesologia è anche saper vivere e pensare nella modernità con la “passione" e il sentimento per frammenti oggetti, relitti di un passato ormai privo di contesto,rovine della storia ormai perdute per la storia…..nuovi silenzi e recuperare un linguaggio capace ancora di parlare di esperienze originali ed autentiche di persone educate al silenzio e alla bellezza , con un vissuto motivazionale ed esistenziale consapevole e autentico non con la presunzione di descriverli come una cultura ,una sociologia , una antropologia ,una storia ….un sapere oggettivo.
Convinti che non sono “avanzi di un mondo di sogno” perduto e da ricercare.




IRPINIA D’ORIENTE _ UN PARCO CONTRO L’IDEA DELLO SVILUPPO OBBLIGATORIO _ Franco Arminio (maggio 2008)

Il parco dell’Irpinia d’Oriente si costruisce con progetti che usano la gomma più che la matita; dobbiamo togliere e non mettere. Dobbiamo cucire in una nuova alleanza il vuoto e il silenzio e la luce e il cibo e il pensiero e l’arte di trascorrere il tempo, dobbiamo cucire fabbriche nuove come quella del vento a fabbriche antiche come quella del pane.

*Il parco già c’è, bisogna solo usarlo. È un piccolo angolo di quel grande parco che dovrebbe chiamarsi “parco mondiale della terra tonda”. Alla luce dei pericoli che corre il nostro pianeta, che esiste da quattro miliardi di anni, è chiaro che bisognerebbe dichiararlo per intero “area protetta”. Gli uomini stanno in giro da tre milioni di anni. Tempo infimo, ma buono per sterminare i nostri compagni di avventura. Del miliardo di specie vegetali e animali che la terra tonda ha partorito, ne è rimasto solo l’uno per cento. Siamo troppi: tre nuovi nati ogni secondo, 26.000 al giorno, 95 milioni all’anno. Nel 1800 eravamo un miliardo, nel 1910 quattro miliardi, nel 2000 sei miliardi.
Continuando di questo passo nel giro di un secolo non ci sarebbe spazio neppure per muovere un passo.
C’è un modo di usare il mondo, che sinteticamente potremmo definire “capitalistico” a cui noi ci opponiamo radicalmente. Ci sono le persone che ammazzano i loro simili con un pistola e giustamente li mettiamo in galera. Ci sono i criminali di specie: sono tutti quelli che inneggiano alla crescita. Il corpo sociale è come il corpo di un individuo: non può vivere sempre mangiando, senza mai fermarsi, senza mai dormire.
Nel nostro parco non c’è spazio per il mito dello sviluppo. Noi non diremo mai che il nostro parco è un’occasione per lo sviluppo.
Abbiamo avuto l’ardire di usare questa parola perfino dopo il terremoto. Abbiamo concepito la ricostruzione come occasione di sviluppo e abbiamo visto com’è andata.

*Noi siamo ambiziosi: chiediamo all’umanità di correggere la propria traiettoria. E cominciamo da qui, cominciamo dai nostri luoghi, dai nostri incontri.
A nessuno venga in mente di venire ai nostro incontri comunitari per il parco da solo in macchina. Bisogna venire in compagnia, altrimenti non ha senso.
Lo spazio è limitato e una crescita continua può solo lacerare il delicato involucro che ci contiene.
Il nostro è il parco della decrescita.
Il nostro è un granello per inceppare il meccanismo infernale a cui ogni giorno lavorano le oligarchie politiche ed economiche.

*
franco arminio

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