mercoledì 5 maggio 2010

Elisir d'amore per .......il gioco del calcio senza i moralisti.

..................I N T E R per sempre!!!!!!!!
Il bla bla dei moralisti giallorossi
di Massimiliano Gallo
Eccoli qua, puntuali come l'allergia di primavera. Guidati dal moggiano Giampiero Mughini, l'esercito dei moralisti un tanto al chilo ci ha ammorbato rifilandoci l'ennesima spiega della nostra vita, la lezioncina da imparare a memoria e magari tramandare a figli e nipotini. Non ce l'hanno fatta a stare zitti dopo Lazio-Inter. No, sono saliti sul pulpito e hanno predicato. Il Paese, secondo loro, ne aveva bisogno.






«Pagina di vergogna», ha detto Maurizio Gasparri. «Uno spot contro il calcio», si è indignato Daniele Capezzone che secondo noi nemmeno conosce la regola del fuorigioco. «Campionato falsato», si è adirato Fabrizio Cicchitto. «Sconfitta dello sport», ha aggiunto tal Marco Martinelli, sempre del Pdl (a proposito, ma i laziali non erano di destra?). «Incommentabile» ha dichiarato Paolo Cento, detto “er piotta”, presidente del Club Roma Montecitorio pur non essendo più parlamentare. E, ancora, il senatore del Pd Raffaele Ranucci, che ha chiesto l'intervento della Federcalcio; il deputato del Pd Roberto Giachetti che ha brillato per originalità citando lo slogan pubblicitario “Ti piace vincere facile?”. E, dulcis in fundo, Antonio Borghesi (Idv) che ha chiesto la ripetizione della partita a porte chiuse. Roba da oggi le comiche.

Peccato che stavolta ai moralisti sia venuto a mancare uno dei loro pezzi forti: il paragone con l'estero, il classico sermoncino sullo stile anglosassone. E già, perché domenica pomeriggio, poche ore prima di Lazio-Inter, uno spettacolo simile è andato in scena ad Anfield Road, tempio del Liverpool, dove il Chelsea di Ancelotti ha passeggiato conquistando i tre punti probabilmente decisivi per vincere lo scudetto ai danni del Manchester United, odiatissimo da quelle parti. Il Chelsea ha vinto addirittura grazie a un retropassaggio di Gerrard, i tifosi del Liverpool sono tornati a casa contenti e Ferguson, allenatore del Manchester, è andato su tutte le furie.


Qualcuno dovrebbe spiegare ai moralisti che il calcio è anche questo. Per fortuna. Campanilismo, passioni, piccole o grandi antisportività. Roma è una città folle e le minacce di morte da parte dei romanisti denunciate da Lotito lo confermerebbero. Per carità, lo spettacolo offerto dalla Lazio sarà stato anche indecente, ma come si sarebbe comportata la Roma a ruoli invertiti? Ve lo diciamo noi. Come si comportò nel 1973, quando fece segnare due gol alla Juventus per non far cucire lo scudetto sulle maglie della Lazio che stava vincendo a Napoli mentre il Milan si scioglieva nella fatal Verona. Così è stato e così sempre sarà. Vivaddio.

Non siamo anti-romanisti, quindici giorni fa abbiamo difeso i pollici all'ingiù di Totti dop il derby. Ma chiediamoci come sarebbe la vita dei laziali se la Roma dovesse vincere lo scudetto. Ve lo diciamo noi, un inferno. Dal primo caffè al bar fino a notte inoltrata con in sottofondo “siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi”. I laziali, domenica sera, hanno agito per legittima difesa. E chi fatica a comprendere, venga a trascorrere una settimana a Roma, ascoltando le radio locali e stando un po' per strada. Cambierebbe subito idea. Domenica è stata una bella serata di calcio di popolo, che almeno per una volta ha battuto il calcio di Sky con quell'insopportabile moralismo di Massimo Mauro che sembrava un chierichetto, come se non avesse giocato a calcio per vent'anni in Italia.

Comunque i moralisti stiano tranquilli, lo scudetto non è ancora assegnato. L'ultima giornata l'Inter andrà a giocare a Siena. E Totti, in maniera sibillina, lo ha già detto: «Confidiamo nella sportività del Siena». Dove per sportività si intende Massimo Mezzaroma, proprietario della società toscana, giallorosso sfegatato nonché figlio di Pietro, ex presidente della Roma. Non a caso, ieri Mezzaroma ha annunciato il premio salvezza per i suoi giocatori nel caso in cui il Siena (già retrocesso) dovesse arrivare terz'ultimo. Pronto, moralisti, ci siete ancora?

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