“Notte salva"….” nuda vita” e “nuttata populista”.
Nel corso di questa
“nuttata populista” siamo a
rischio di una “catastrofe” politica senza precedenti? Non credo che ci siano le motivazioni soggettive ed oggettive per
ritenere oggi probabile o
possibile una catastrofe politica o biopolitica . Tuttavia la necessità
ossessiva di chiedersi oggi come
politica, filosofia, medicina e giurisprudenza siano giunte a occuparsi quasi
esclusivamente della mera esistenza non
è ancora approdat in dottrina ad forma
completa e definita a cui adeguarsi o
sottrarsi. Oggi nella politologia
filosofica si torna a interrogarsi sul
"semplicemente vivente" un
frammento di una ricerca ed uno studio
che comunque andrebbe iniziato.
"Per chi intraprenda una ricerca genealogica sul concetto di
"vita" nella nostra cultura – annota ad esempio Agamben -, una delle prime e piu' istruttive
osservazioni e' che esso non viene mai definito come tale. Cio' che resta cosi'
indeterminato viene pero' di volta in volta articolato e diviso attraverso una
serie di cesure e di opposizioni che lo investono di una funzione strategica
decisiva in ambiti cosi' apparentemente lontani come la filosofia, la teologia,
la politica e, soltanto piu' tardi, la medicina e la biologia. Tutto avviene,
cioe', come se, nella nostra cultura, la vita fosse cio' che non puo' essere
definito ma che, proprio per questo, deve essere incessantemente articolato e
diviso" . Questo "mysterium disiunctionis": la distinzione fra
vita umana e vita animale risulta essere la prestazione essenziale
dell'ontologia, non una "innocua disciplina accademica, ma l'operazione in
ogni senso fondamentale in cui si attua l'antropogenesi, il diventar umano del
vivente" . Questa la complessa
situazione nel campo della più
accerditata ricerca scentifica-filosofica.De “senso comune “ nella vita reale e
concreta del cosidetto uomo della strada non è dato discutere e meno che meno
approfondire per non essere
immediatamente licenziato con una
“cinica alzata di spalla” o da un epiteto ricorrente e liquidatorio “ elites anacronistica …snob e
comunista “ tout cour come massima
offesa discriminante.Per una sorta di rivalsa intellettuale noi ci interstardiamo a seguire la strada
percorsa e da percorrere da una analisi
critica che richiede attenzione e
metodo ai più refrattari al
pensiero analitico come risorsa della cultura occidentale.L'umanita' e',
nell'ambito del vivente - secondo Heidegger -, l'apertura del mondo chiuso
dell'animale, la latenza che interrompe il precipitare delle funzioni vitali
verso i loro scopi, la comparsa della possibilita' nell'universo delle
determinazioni. Agamben suggerisce di partire
dalla categoria dell' “aperto” . Anche l'animale partecipa alla
dimensione dell'aperto. Ma non in quanto tale: differentemente dalla pietra,
l'animale si apre solo agli elementi del suo proprio mondo, nel quale non
esistono che gli strumenti della sua sopravvivenza e senza possibilita' di
entrare in relazione riflessiva con essi. Tuttavia, mentre il filosofo tedesco distingue radicalmente la
"poverta' di mondo" dell'animale dall'apertura dell'umano, Agamben
sottolinea la relazione intima che intercorre fra loro. Con gli elementi del
proprio mondo l'animale stabilisce una relazione intensa, ed essa e' appunto
l'apertura colta come "scuotimento essenziale" che percorre tutto il
vivente. E' solo un cenno, in Heidegger, ma Agamben lo approfondisce e lo
affina, quasi giocandolo contro il maestro: non e' rimarcando una alterita'
incomunicabile che l'umanita' si conosce veramente come tale, ma nell'entrare
in relazione originaria con l'apertura. Cio' che e' proprio di tutto il
vivente, l'apertura, diventa contrassegno dell'umanita' quando essa afferra
nell'apertura la sua improprieta', la sua mancanza di un rango specifico. Una
vita umana o una vita animale va
comunque parametrata a una "nuda vita", una vita separata
da se stessa. I campi di concentramento
nazisti erano stati un mostruoso e tragico esperimento per isolare” la nuda vita”, ovvero
per separare la vita umana dalla vita in-umana, per escludere gli ebrei, gli
zingari, gli omosessuali (la cui vita era "indegna di essere
vissuta") dalla vita umana Una
analoga macchina antropologica si
mette in campo con la selvaggia e superficiale
propaganda leghista o populista
nella variante 5 stelle con assecondare
il “senso comune” coinvolta nella paura
del “diverso” in senso lato.L'espressione "nuda vita, proviene da una
intuizione del saggio giovanile di Walter Benjamin che si
intratteneva sul concetto generale di violenza
e la ricerca di una via d’uscita
dalla dicotomia umanità-animalità come
orizzonte di senso umano. E’ il rapporto
fra uomo e natura, e fra natura e storia che bisogna ripartire come
ha intuito la ricerca e la vita activa della “paesologia” come scienza arresa ma in continua ricerca del senso della vita dove
la vita è stata relegata e abbandonata
dalla “modernità incivile “. “I
piccoli paesi “ immersi nella natura
e nei suoi paesaggi non pensa non è immersa
nella notte hegeleiana che "non
aspetta alcun giorno, e quindi nemmeno alcun giorno del giudizio",
proponendo come strumento di liberazione, inaspettatamente, l'appagamento
esistenziale in una vita activa in un mondo
rallentato e pigro ma ricco di vitalità nuda e
pura: "un elemento che sembra appartenere integralmente alla natura e che,
invece, la eccede da ogni parte" . In una sorta di gnosticismo dai valori
rovesciati, dove al mondo terreno viene attribuita ogni beatitudine, si prefigura
una natura creaturale che non attende pero' alcuna salvezza, perche' postuma al
naufragio (oppure al compimento) della redenzione cristiana e del progresso
emancipatore. Agamben stesso per rievocare
la intuizione benjaminiana ha fatto riferimento a un quadro del
Tiziano,”Ninfa e pastore”. Parla di un
"enigmatico paysage moralisé immerso in un'atmosfera che e' insieme di
stremata sensualita' e di sommessa malinconia". Il paesaggio circostante
e' cupo, le due figure sono in ozio, stese su una pelle di pantera,
tradizionale simbolo della lussuria, in relazione insieme promiscua e remota.
"Nell'appagamento, gli amanti, che hanno perduto il loro mistero,
contemplano una natura umana resa perfettamente inoperosa" , lo spazio che
essi abitano sembra offrire una forma visiva a quella sospensione delle
necessità naturali, a quello iato che l'umano deve aprire verso l'animale
rischiandosi in esso, e dimorandovi, per afferrare la propria umanita',
frenando la tentazione di tracciare nuovi confini. "La "notte
salva" e' il nome di questa natura restituita a se stessa, la cui cifra,
secondo un altro frammento benjaminiano, e' la caducita' e il cui ritmo e' la
beatitudine" .
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