sabato 2 marzo 2019





“Notte salva"….” nuda vita”   e “nuttata populista”.



Nel corso di questa  “nuttata  populista”  siamo  a rischio di una “catastrofe” politica senza precedenti?  Non credo che ci siano le motivazioni  soggettive ed oggettive  per  ritenere oggi  probabile o possibile  una  catastrofe politica o  biopolitica . Tuttavia la  necessità  ossessiva  di chiedersi oggi   come politica, filosofia, medicina e giurisprudenza siano giunte a occuparsi quasi esclusivamente della mera esistenza  non è ancora approdat in dottrina  ad forma completa e definita  a cui adeguarsi o sottrarsi. Oggi  nella politologia filosofica  si torna a interrogarsi sul "semplicemente vivente"  un frammento di  una ricerca ed uno studio che comunque andrebbe  iniziato. "Per chi intraprenda una ricerca genealogica sul concetto di "vita" nella nostra cultura – annota ad esempio  Agamben -, una delle prime e piu' istruttive osservazioni e' che esso non viene mai definito come tale. Cio' che resta cosi' indeterminato viene pero' di volta in volta articolato e diviso attraverso una serie di cesure e di opposizioni che lo investono di una funzione strategica decisiva in ambiti cosi' apparentemente lontani come la filosofia, la teologia, la politica e, soltanto piu' tardi, la medicina e la biologia. Tutto avviene, cioe', come se, nella nostra cultura, la vita fosse cio' che non puo' essere definito ma che, proprio per questo, deve essere incessantemente articolato e diviso" . Questo "mysterium disiunctionis": la distinzione fra vita umana e vita animale risulta essere la prestazione essenziale dell'ontologia, non una "innocua disciplina accademica, ma l'operazione in ogni senso fondamentale in cui si attua l'antropogenesi, il diventar umano del vivente" . Questa la complessa  situazione  nel campo della più accerditata ricerca scentifica-filosofica.De “senso comune “ nella vita reale e concreta del cosidetto uomo della strada non è dato discutere e meno che meno approfondire  per non essere immediatamente  licenziato con una “cinica alzata di spalla” o da un epiteto ricorrente e  liquidatorio “ elites anacronistica …snob e comunista “ tout cour  come massima offesa discriminante.Per una sorta di rivalsa intellettuale  noi ci interstardiamo a seguire la strada percorsa e da percorrere  da una analisi critica che richiede attenzione e  metodo  ai più refrattari al pensiero analitico come risorsa della cultura occidentale.L'umanita' e', nell'ambito del vivente - secondo Heidegger -, l'apertura del mondo chiuso dell'animale, la latenza che interrompe il precipitare delle funzioni vitali verso i loro scopi, la comparsa della possibilita' nell'universo delle determinazioni. Agamben suggerisce di partire  dalla categoria dell' “aperto” . Anche l'animale partecipa alla dimensione dell'aperto. Ma non in quanto tale: differentemente dalla pietra, l'animale si apre solo agli elementi del suo proprio mondo, nel quale non esistono che gli strumenti della sua sopravvivenza e senza possibilita' di entrare in relazione riflessiva con essi. Tuttavia, mentre il filosofo  tedesco distingue radicalmente la "poverta' di mondo" dell'animale dall'apertura dell'umano, Agamben sottolinea la relazione intima che intercorre fra loro. Con gli elementi del proprio mondo l'animale stabilisce una relazione intensa, ed essa e' appunto l'apertura colta come "scuotimento essenziale" che percorre tutto il vivente. E' solo un cenno, in Heidegger, ma Agamben lo approfondisce e lo affina, quasi giocandolo contro il maestro: non e' rimarcando una alterita' incomunicabile che l'umanita' si conosce veramente come tale, ma nell'entrare in relazione originaria con l'apertura. Cio' che e' proprio di tutto il vivente, l'apertura, diventa contrassegno dell'umanita' quando essa afferra nell'apertura la sua improprieta', la sua mancanza di un rango specifico. Una vita umana  o una vita animale va comunque  parametrata a  una "nuda vita", una vita separata da se stessa. I  campi di concentramento nazisti erano stati un mostruoso e tragico  esperimento per isolare” la nuda vita”, ovvero per separare la vita umana dalla vita in-umana, per escludere gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali (la cui vita era "indegna di essere vissuta") dalla vita umana   Una analoga macchina antropologica  si mette  in campo  con la selvaggia e  superficiale  propaganda   leghista o populista nella variante  5 stelle con assecondare il “senso comune”  coinvolta nella paura del “diverso” in senso lato.L'espressione "nuda vita, proviene da una intuizione del saggio giovanile di Walter Benjamin  che  si intratteneva sul concetto generale di  violenza  e la ricerca di una  via d’uscita dalla dicotomia umanità-animalità  come orizzonte di senso umano. E’ il  rapporto fra uomo e natura, e fra natura e storia  che bisogna ripartire  come  ha intuito  la ricerca e  la vita activa della  “paesologia” come scienza arresa  ma in continua  ricerca del senso della vita  dove  la vita è stata relegata e abbandonata  dalla  “modernità incivile “. “I piccoli paesi “  immersi  nella natura  e nei suoi paesaggi  non pensa  non  è immersa nella notte hegeleiana  che "non aspetta alcun giorno, e quindi nemmeno alcun giorno del giudizio", proponendo come strumento di liberazione, inaspettatamente, l'appagamento esistenziale  in una vita activa  in un mondo  rallentato e  pigro  ma ricco di vitalità  nuda  e pura: "un elemento che sembra appartenere integralmente alla natura e che, invece, la eccede da ogni parte" . In una sorta di gnosticismo dai valori rovesciati, dove al mondo terreno viene attribuita ogni beatitudine, si prefigura una natura creaturale che non attende pero' alcuna salvezza, perche' postuma al naufragio (oppure al compimento) della redenzione cristiana e del progresso emancipatore. Agamben stesso per rievocare  la  intuizione benjaminiana  ha fatto riferimento a un quadro del Tiziano,”Ninfa e pastore”. Parla  di un "enigmatico paysage moralisé immerso in un'atmosfera che e' insieme di stremata sensualita' e di sommessa malinconia". Il paesaggio circostante e' cupo, le due figure sono in ozio, stese su una pelle di pantera, tradizionale simbolo della lussuria, in relazione insieme promiscua e remota. "Nell'appagamento, gli amanti, che hanno perduto il loro mistero, contemplano una natura umana resa perfettamente inoperosa" , lo spazio che essi abitano sembra offrire una forma visiva a quella sospensione delle necessità naturali, a quello iato che l'umano deve aprire verso l'animale rischiandosi in esso, e dimorandovi, per afferrare la propria umanita', frenando la tentazione di tracciare nuovi confini. "La "notte salva" e' il nome di questa natura restituita a se stessa, la cui cifra, secondo un altro frammento benjaminiano, e' la caducita' e il cui ritmo e' la beatitudine" .


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