Ho visto… caro Nanos… che alla tua non tenera età e
con tutte le tue complesse e controverse esperienze nelle terre dei bradisismi,
vulcanismi e fuochi vari sei ancora colpito dal sentimento di paura degli orchi
e dell’uomo nero o del “bau,bau” cattivo come per un bambino. La paura è la
cifra connotativa della vostra umanità e della vostra mortalità ed è la fonte di
tutta la vostra evoluzione naturale e culturale nel tempo e nello spazio del
mondo occidentale che vi è stato assegnato geograficamente in comodato d’uso.
Siete vissuti per millenni nello “stato di natura”…..il cosi detto Eden dei
cattolici… Uno stato di natura “dove non c’era un potere comunemente temuto”.
Qui gli uomini vivevano “senz’altra sicurezza, se non
quella che dà loro la propria forza e la propria sagacia.“ In tale condizione non v’ha luogo ad industrie,
poiché il frutto di esse sarebbe incerto ; e per conseguenza non vi è
agricoltura, non navigazione….né v’è conoscenza della superficie terrestre, né
del tempo, né delle arti, delle lettere e del vivere sociale ; e , quel che è
peggio di tutto, domina il continuo timore e il pericolo di una morte violenta
; e la vita dell’uomo è solitaria, povera, lurida, brutale e corta “ Queste
sono la drammatiche considerazioni da cui partiva il grande filosofo T. Hobbes
per giustificare come necessario per allontanare il sentimento della “ paura”
che intrappolava l’uomo moderno intenzionato a organizzare la “modernità” con
le sue gioie e dolori….con le sue croci e delizie!
Che cosa vuoi che
sia lo stato e la funzione sociale e culturale di un povero diavolo come “un
clown” negli epigoni e tramonto della stessa epoca che doveva essere di
“magnifiche sorti e progressive”. Il sentimento e la cognizione dello “stato di
paura” sono la vostra ultima ancora di salvezza
cognitiva, artistica e politica per uscire dallo stato di minorità in cui vi
siete cacciati dopo aver secolarizzato il sacro, irriso la religiosità e
rottamato tutte le impalcature metafisiche dentro cui potervi baloccare per
“secula seculorum”.
E adesso vi tocca ricominciare daccapo come sempre
nella storia della vostra umanità indecisa a tutto! Tornare all’esperienza di paura come “sfida cognitiva e
politica” in cui si è trovato il vostro fratello Hobbes ,oggi , è oltremodo
difficile .Il suo fu un caso biograficamente drammatico. L’aneddoto di essere
nato da un parto prematuro alla notizia dell’arrivo dell’invincibile armata di
Filippo II, il 5 aprile 1588, sottolinea che il tema della paura non sarebbe
stato solamente un motivo psicologico di peso rilevante della sua vita, ma
sarebbe divenuto tema teorico centrale della sua filosofia materialistica dell’uomo
e della politica vissuta nel contesto della storia drammatica del proprio
tempo, travagliato da contese politiche e religiose gravissime. Per lui – e per
voi- queste vicende drammatiche sono addirittura l’esemplificazione convincente
di quella situazione di guerra generalizzata e permanente, ”omnium contra
omnes”…. di tutti contro tutti, che costituisce lo stato prepolitico e
premoderno dell’umanità.
Pensate di vivere oggi in una situazione culturale,
sociale e politica meno drammatica e complessa di quella del ‘600? Siete
obbligati a tornare al punto “quo ante” e scegliere se essere considerarsi
esseri naturali o esseri razionali. Lascia stare tutte le tue fantasie sulla
creatività, il sogno, l’immaginazione e lo stato di naturalezza perduta e balle
varie. Una volta stabilito che la natura – e quindi anche l’uomo perché organismo naturale – va spiegata partendo
dai fenomeni, e non dalle cause…. Hobbes punta
alla variazione del metodo che da deduttivo puro, si fa parzialmente induttivo,
mentre l’interpretazione materialistico-meccanicistica del reale permane in
tutta la sua rigorosa pregnanza. Parlo “latino rum” per le
persone semplici come quelli della tua banda clownesca “in interiore homini
”che cercano il “clown disarmato….fanciullino… dentro di voi”.
Qui il nostro “Mast” ….. come dicono a Napoli….ci ha
insegnato che “per aspera ad astra” si va sulle stelle per sentieri difficili e
faticosi! Cosa che per voi inoperosi e oziosi è ancora più
difficile! Dopo aver considerato i fenomeni fisici riguardanti l’universo, la
terra, i venti, le maree, ecc., Hobbes passa a esaminare la fisiologia della sensazione,
mantenendo invariato il punto di vista e il tipo di spiegazione: la sensazione è prodotta dal moto, che si
comunica dall’oggetto esterno al senso e che, proseguendo poi fino al cervello,
provoca il costituirsi dell’immagine, non distinguendo l’immagine sensibile dal
concetto o dall’idea.
La
stessa teoria hobbesiana delle passioni è strettamente legata alla fisiologia
meccanicistica : il movimento che nel cervello ha suscitato un’immagine, passa
poi, al cuore, ove si incontra con il movimento vitale, cioè il movimento di
conservazione del meccanismo umano ; se i due modi concordano si crea un
sentimento di piacere, in caso contrario si ha un dolore, e questi sentimenti
dopo ripetute esperienze, generano a loro volta sentimenti di appetito o di
avversione nei confronti degli oggetti esterni.
Mi raccomando lascia stare tutte le astruserie neuro
psicopatologiche che intasano la tua testa! Tutte le passioni si generano
attraverso il contrasto o la combinazione di questi sentimenti, riducendo ogni
moto dell’animo umano alla comune matrice egoistica della conservazione di sé,
che trova nel sentimento della propria potenza la sua garanzia migliore. È chiaro ed evidente che la filo-antropologia
hobbesiana, mettendo in evidenza i tratti
di una concezione dell’uomo come meccanismo, in cui anche i pensieri e i moti
dell’animo si riducono a movimenti di corpi estesi lascia ben poco campo al
libero arbitrio, vale a dire alla libertà umana metafisicamente intesa come
possibilità della volontà di autodeterminarsi nella scelta e meno che meno alle
fanfaluche che confondono la testa dei “sognatori pratici”!
Questo nella modernità all’ultimo stadio della vostra
ultima esperienza terrena ma è da molto lontano che dovreste partire per capire
il vostro stato di perenne infermità , fragilità e confusione quando nell’ “età
dell’oro” del sentire-pensare greco. Avete improvvidamente esorcizzato ed eliminato il senso del “tragico” della vostra
vita mentale e fisica relegandolo allo spettacolo pubblico e al nascondimento
delle maschere nel teatro.
Ma gli scrittori-poeti tragici comunque vi servivano
con semplicità la pappina da cui poter almeno riconoscere il suo senso
attraverso racconti semplificati nelle scene. Diventa, oggi,
molto difficile per voi post metafisici, postmoderni, postpolitca,
postdemocratici…..post razionali ….insomma sempre postumi al tempo che vi è
dato vivere…..rintracciare i semi e le radici antropologiche che avete perduto
nel corso della vostra storia secolare: la forza dell’Eros con il dionisiaco in
conflitto con il senso del tragico con l’apollineo.
Difficile
oggi rinvenire nella “sanità” dei Greci l’accoglienza della visione dell’orrore
e assurdità dell’esistenza, e l’inclusione dell’oscura ed abissale sapienza
tragica nascosta nel mito della volontà di potenza titanico-barbarica… La
cosiddetta “salute mentale e corporale” implica tutto questo e si fa carico
d’una proprietà guaritrice, che le deriva dal binomio artistico
(apollineo-dionisiaco), pura espressione di quella gioia metafisica del
tragico, di quella teodicea dell’arte “ nella quale tutto l’esistente è reso
divino, non importa se sia buono o cattivo ”.
Ma, c’è una buona notizia, per la vostra categoria
“professionale” di portatori di gioia e sorrisi e insieme di “virtude e
conoscenza”! Il rappresentante ideale di questa manifestazione artistica, che
solo il Greco poteva creare, è il Satiro, un finto essere naturale inserito in
un finto stato di natura, la tragedia, dove l’Olimpo degli dei ha trovato
verosimilmente dimora. “ Il satiro – scrive Nietzsche…. un umano troppo umano finito per destino nella
follia …. coreuta dionisiaco vive in una realtà
religiosamente riconosciuta, sotto la sanzione del mito e del culto. Che con
lui cominci la tragedia, che in lui parli la saggezza dionisiaca della
tragedia, è per noi qui un fenomeno tanto sorprendente quanto lo è generalmente
la nascita della tragedia dal coro.
Forse
acquisiamo un punto di partenza per la nostra considerazione se pongo
l’affermazione che il Satiro, il finto essere naturale, rispetto all’uomo
civile sta nello stesso rapporto che la musica dionisiaca alla civiltà. ”Oggi
viviamo un epoca in cui le stesse “tragedie possono ripetersi solo in farse” in
cui avete a tal punto indebolito il vostro “io” da non sapere più come uscire
dalle reti, dalle bottiglie e dai labirinti che vi siete costruiti in nome
della vostra completa libertà.
Siete capaci di vivere e raccontare di voi solo in
forme espressive e comunicative “in un linguaggio abbellito di varie specie di
abbellimenti, ma ciascuno a suo luogo nelle parti diverse; in forma drammatica
e non narrativa; la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e
terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni”
Terapie senza pallottole….corpi ospedalizzati chimicamente sedotti e sedati.
Seduzione e chimica ricetta esplosiva! Non vi resta che piangere …. Pietà e
terrore sono sentimenti suscitati e concessi dalla “intrinseca composizione dei
fatti” là dove non s’incontra più un
personaggio nobile, mitico ed esemplare come Edipo o tragico per onore come
Aiace….. che compiono un’azione colpevole inconsapevolmente, che costituisce
per entrambi il nodo, ossia gli eventi che si prendono come principio della
tragedia sino alla mutazione da uno stato di infelicità ad uno di felicità e
viceversa.
Lo scioglimento, invece, è la parte della tragedia che
intercorre dall’inizio della mutazione citata sopra fin verso la fine, o
catarsi, intesa come reazione emotiva di coloro che, scossi da pietà e terrore,
all’ascolto dei canti sacri del coro tragico “si trovano nelle condizioni di
chi è stato risanato e purificato”. Niente catarsi e purificazione come esito
salutare delle nostre terapie ma anche evitare il piangersi addosso di quest’ umanità prometeica che ha scelto
perennemente la rupe per il sadico piacere di farsi mangiare il fegato
dall’aquila divina!
Ha scritto Martin Heidegger: «Ogni grande cosa può
avere solo un grande inizio. Il suo inizio è sempre la cosa più grande… Tale è
la filosofia dei Greci». Parole suggestive, che non solo esprimono un ammirato
riconoscimento dello straordinario valore del pensiero antico, ma offrono pure
un’indicazione preziosa per chiunque desideri avvicinarsi alla ricerca
filosofica, nella crisi e nel tramonto della nostra civiltà occidentale….
un’indicazione che potremmo sintetizzare così: chi vuole capire la filosofia
studi innanzitutto e soprattutto il pensiero classico……la paura fa parte
essenziale della “tragicità” della vita umana e mortale e può rappresentare un
momento importante della vita mentale e fisica di un uomo. Altro problema si
presenta sul proscenio della postmodernità e il tema del “fraintendimento”
nella comunicazione individuale e sociale. Nella “babele” dei linguaggi, nella rete digitale o network sociali…. il
fraintendimento può gettare una luce inattesa sulla natura della percezione.
…la percezione del discorso…della comunicazione. Viviamo nel mondo delle
percezioni non sempre controllate. le percezioni
sono spesse esatte pur sé veloci e istantanee nella loro costruzione.
Ciò che ci circonda ….i nostri desideri… esperienze.
…aspettative ..consce o inconsce possono condeterminare il fraintendimento per
motivi cerebrali nella pratica o nella decodifica fonologia selettiva o
immediata . Nel discorso della comunicazione, più che nel linguaggio musicale
che aprirebbe un discorso a parte. …il linguaggio verbale deve essere
decodificato o interpretato anche attraverso altri sistemi fisiologici del
cervello….compresi o oltre quelli che riguardano la memoria semantica ….la
grammatica e la sintassi. La comunicazione è aperta….inventiva. .improvvisata…complessa ….ricca di ambiguità e
significati. Possiede una libertà espressiva e fonetica che rende la
comunicazione infinitamente flessibile e adattabile…. ed esposta e vulnerabile
al fraintendimento non necessariamente di tipo auto selettivo.
Freud aveva intuito il senso dei lapsus e
fraintendimenti. .. .ma aveva sottovalutato il fatto che i desideri .. le
paure. ..i loro motivi…e cause …i conflitti di non sono sempre consapevoli o
rimovibili dalla coscienza e spesso non dipendono solo da motivazioni inconsce.
…sottovalutando i meccanismi neurali. ..come la natura aperta imprevedibile e
personale del linguaggio stesso …di sabotare il significato quando . ..genera
fraintendimenti irrilevanti sia per contesto che per motivazioni inconsce. E
poi c’è un certo gusto personale per il fraintendimento
quando riguardano i nostri interessi ed esperienze
personali che ci creano piacere e divertimento nel gioco che non è
necessariamente cinismo o misantropo. prendere fischi per fiaschi non
sempre e riprovevoli eticamente o filosoficamente o furbizia interessata e
strumentale come per il “polùtropos” multiforme Ulisse.
L’angelo Mercuzio,
….il facilitatore!
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