oggi mi sento un lupo in gabbia......
 "Sono nato nella bocca di un lupo, un lupo sperduto in un’altura senza boschi, era febbraio del sessanta, c’erano nel paese una decina di macchine e un migliaio di muli, le rondini muovevano il cielo, i porci tenevano ferma la terra, camminavano i giorni verso il futuro. Poi tutto si è fermato, siamo entrati nel mondo, i vecchi sulle panchine hanno preso la via del cimitero, il cimitero ha preso la via delle case. È andata così, più o meno, il tempo alla lunga si rivela la forma tranquilla del veleno."
franco arminio 
 ....ma è mai possibile  che da una bocca di lupo  possa nascere  un tranquillo e domestico  cane  “ triste ,solitario  y final” ,  randagio di riporto  o di testimonianza ,nel silenzio di “un piccolo paese” dimenticato  e sperduto o   tra le macerie  di un Nord affluente  e  disamorato in una crisi perenne. Ho letto la bella storia di un lupo  che  ha disegnato una arteria naturale  e  ininterrotta  che unisce  gli appennini  alle  alpi, tra foreste,crinali ad alta quota, vallate , partendo da i monti Sibillini ,  beneficiando di fatto del progressivo spopolamento ed abbadono  di interi territori  appenninici  e alpini con l’unico senso  solo di  indicare o ricordare  all’homo erectus “una via naturale  e possibile  di vita “. Anche la “paesologia “ potrebbe essere o indicare “questa via” percettiva o conoscitiva  che ognuno deve riimparare a disegnare  per sé e per gli altri “la cicogna” di karen blixen. Il lupo è  un animale  molto umano. Non ama la debolezza ,preferisce l’astuzia  e la leggerezza  de “ la mètis”…greca, non   nell’accezione della furbizia  e superficialità  della modernità condannata allo sviluppo a tutti i costi . Prova speranza ,paura ,orgoglio, disgusto,rabbia. Il lupo con le sue azioni tra fughe e ritorni  ci mostra  e offre descrizioni e racconti del suo mondo interiore comunque di ‘sé’. Normalmente  non può parlare parole umane  ma, quando  naturalmente  ne possiede  le doti,  riesce  a  proiettare sé stesso e a dare voce alle creature che appaiono sulla sua scena tra i silenzi  dei suoi territori e paesi abbandonati dagli uomini e dalle idee. Nelle “alture senza boschi” ha Imparato  in solitario o in branco  sin da cucciolo  il senso di una comunità di riferimento e di vita ,  come la radice più profonda  di un albero  sente un passero posarsi  sopra il ramo più alto…..Si  sente da sempre  un essere diverso dalle altre cose viventi, diverso dagli alberi e dalla neve, più simile al fuoco, più simile all’autunno che all’estate…..Impara   a parte  in solitaria  a decifrare e gustare il silenzio dei  boschi  e delle macchie  … a sentire oltre  alla falcata pesante o felpate   delle sue prede anche il ritmo del  loro cuore  e del fiato…..  a misurare la loro  paura mista  a rancore , invidia, accidia …… si abitua  ad essere  il lupo , quello che strappa e sconvolge la tranquillità della vita  degli  per amore e altruismo non per aggressività o piacere  , non ama  essere  definito il predatore  del quieto  e impaurito vivere  ma gli piace non “mota quaetare … ma …quaeta  movere”.E’ sempre diretto e onesto …attacca  tenendo gli occhi aperti…Sa e vuole essere ….  l’ombra che porta la luce della morte, la vita che dona la libertà ai paurosi,pavidi…. braccando le mandrie mansuete e gregarie ,mettendo fine alle sofferenze dei deboli…… se indifesi e abbandonati. Ama confronti  aperti, espliciti ….equilibrati e  dignitosi. Ha  imparato dai vecchi  solitari  e muti padroni delle panchine  a saper ascoltare i passi amici, addolorati, innamorati dei passanti o  il suono impercettibile  che affiora dal silenzio, un ramo che scricchiola, mentre cade sulla neve con un tonfo distante , calcolare il tempo e il suono , il verso di un eccello  o il fruscio delle ali all’altezza delle orecchie,il soffio appesantito di un cane  invecchiato , il grattare di un insetto  dal profondo di un albero morto. Rumori, suoni ,parole  che sente solo quando non gli occorre sentirli, come se sapesse che possono farsi sentire proprio perché non li ascolto…che non lo distraggono dall’ azione delicata e  vitale….  solo  un essere  vivente,naturale ,  vivo  e sveglio  che sente ,fiuta e percepisce  gli altri  uomini  tristi, felici, preoccupati o persi…. con compassione  e timore mentre sa  che  gli alberi  non lo sono e non li  sentono……ma li subiscono…
Non può vivere  addomesticato  e tranquillo “l’inverno in una stanza vuota e senza connessione”.La sua natura è libera e ferina , rispettosa  e memore  dell’equilibrio perduto e oltraggiato  dal resto degli esseri umani : e’ un essere  autenticamente  democratico  e   sbagliano   i più forti  e potenti   o amici affaticati nella “bella famiglia d’animali” ….è credere  di poterlo scoraggiare  mostrandosi agguerriti e decisi  a scacciarlo o  annientarlo o relegarlo … a vivere  l’inverno in una stanza vuota e senza connessione”. O in un definitivo  e civile  “cimitero d’altura”.
La  aggressività ,malevolenza , accidia  o malvagità non fa che accrescere la sua  fame o voglia  di combatterli  e anche  di abbatterli….E anche quando sembra sconfitto, scoraggiato e  amareggiato ……  non si rifugia   nella fredda ma accomodante  per affetti  “casa   d’inverno” ma ….  in cuor suo , per natura, si predispone ad  esercitare   ad impararare  a simulare negli occhi della maschera lo spettro e la paura della momentanea sconfitta  o di “un buen retiro”  per riprendere  il suo ruolo individualmente ferino  di portavoce  poetico dell’  equilibrio mobile  … del ‘de rerum natura’  e della riscossa  degli abbandonati ,terremotati e maltrattati  negli zsunami  e  sulle macerie  della modernità delle élites  finanziarie ed economiche  e di tutti loro lacchè, nani e ballerine . 
mercuzio
 

 
 





 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
