mercoledì 30 marzo 2011

Elisir d'amore per .....La Comunità provvisoria e Cairano


Vecchio e nuovo……. La dannazione di essere “campani o irpini”,per uno che per scelta ha deciso prima di tutto di vivere nel “profondo nord” e cercare di non perdere la sua identità irpina e costretto a difendere anche ideologicamente di essere unitario e italiano contro la barbarica e plebea “politica culturale” di Bossi e quella cinica , sofistica e manageriale di Tremonti.Tornavo in Irpina per gli affetti e le festività e negli ultimi anni per tentare di realizzare un sogno e una speranza possibile con la Comunità provvisoria costringendo le mie conoscenze e la mia esperienza esistenziale ad una analisi basata epistemologicamente sulla libertà ,sul sospetto,il dubbio e la speranza e a scelte pratiche e politiche conseguenti e alternative. L’inadeguatezza del dibattito della società politica nella nostra provincia fa più male ed è più increscioso dei “raccapriccianti e sordi” alterchi leghisti e antipolitici che siamo costretti quotidianamente a subire al Nord come attentato alla nostra intelligenza ed esperienza. Per cautelarmi da sbandate di nuova utopia o di vecchie ideologie uso ritonare ai classici del pensiero filosofico-politico e ho riletto “l’apologia di Socrate” e la attualità del dramma di Socrate rispetto alla “irenica” democrazia ateniese, non per semplice e aristocratico gusto di citazione , mi ha riproposto ancora una volta la centralità dell’increscioso ,doloroso e inadeguato rapporto Potere-Sapere nella storia e anche in Irpinia. “ vecchi intellettuali ” che si ostinano a pensare e proporre con schietto realismo machiavellico che alla fin fine :” la politica ha come fine la conquista del potere e resta legata ad una funzione da svolgere. Pur ammettendo solo teoricamente che il potere fine a sé stesso può rivela ben presto una dannazione o una attrazione mefistofelica”. Vecchio e abusato vizio del fondo cinico e doppio della nostra cultura meridionale. Io mi sono stentito per contrasto “un giovane” umanistico e antiquato guicciardiniano “di sinistra ” che si sente costretto dagli “arcana imperi” e dai “mercati postribolari” a recuperare il gusto e a coltivare la presunzione di sentirsi diversi, di immaginare diversamente il proprio futuro e a pretendere dai propri governanti sempre e comunque che i valori stiano ai principi come la chiarezza alla realtà in un contesto che ci delude e ci deprime di continuo.E abbiamo trovato anche un “pazzo ed inattuale” poeta che ci descriveva con fascino e realismo la sua strada ….”la paesologia” e ci indicava un viaggio fascinoso e leggero verso un paradosso e una sfida : Cairano ….“piccolo paese dalla grande vita”. Sapevo che dialetticamente non c’era gara , non c’è confronto possibile per la forbice sempre più divaricata tra società politica e società civile : su queste basi non si alimenta il sano “conflitto” che è il cuore e il sangue del pensiero e della pratica della “politica” che non è solo alterco e agonismo sofistico o classico tra etica delle convinzioni o etica della responsabilità. Non avevamo preso in considerazione che esiste anche un contrasto e un conflitto tra una esperienza “comunitaria” ed una moderna esperienza di “società civile” che sono ambiti distinti ed esprimono modelli sociali diversi.”La comunità indica un insieme di individui caratterizzati da rapporti di solidarietà,da interessi convergenti , da ideali e speranze condivise, e quindi coeso e compatto ; la società indica ,per contro, un organismo assai più complesso e soprattutto frazionato al suo interno,gerarchico ,scarificato socialmente ed economicamente,percorso da spinte molteplici e da interessi divergenti. Noi in questo momento stiamo vivendo questa seconda distinzione/opposizione ((comunità-società) sovrapponendo alla prima (società politica-società civile) Questa è la dannazione vera della cultura e della politica irpina : lo scarto tra una pervicace presunzione comunque di “essere figli di un pensiero nobile” ed essere soprattutto capaci di pensare e agire fatti politici per poi “costruire motivazioni” e recuperare “identità attraverso la ricerca delle soluzioni possibili” per un futuro concreto e l’insoddisfatto “istintivo” appagamento di “una identità” e “un orgoglio” che vediamo con leggerezza sulle bandiere un po’ ridicole dei “leghismi’ nostrani che circolano non sempre carsicamente tra di noi in una miscela esplosiva tra antipolitica,post-o- antidemocrazia. Dannazione di tutte le richieste di i riscatti o cambi di potere in nome dell’orgoglio identitario ideologico,autoreferenziale e approssimativo. Ulteriore smacco e offesa comunque alla Politica come “grande aspirazione a dominare essa stessa “ o “ a caricarla di risposte alle questioni e non di messaggi palingenetici sulle grandi strategie” La politica, come l’etica ,è soprattutto una scienza pratica, ossia una scienza legata alla sfera contingente dell’azione ma anche l’occasione delle esperienze esistenziali e culturali distinte e di relazioni anche “conflittuali”. E’ proprio il sano ,concreto e salutare “conflitto”(pòlemos) politico che manca in Irpinia non solo per motivi generazionali ma soprattutto culturali. Più “conflitto” perché più politica pensata e praticata. Evitando sia la retorica della testimonianza che la vuota dialettica tra “vecchio e nuovo”,come effetto di spoliticizzazione del soggetto-cittadino destinato alle accattivanti e facili fauci dell’antipolitica da una parte e “dalla libertà negativa e passiva” condannata all’inazione e appagata nella non-partecipazione politica. Infine una speranza ”….il problema del recupero della politica , partendo dalla valorizzazione della comunità come soggetto del rinnovamento” potrebbe trovarci in una discussione vera. Il viaggio esistenziale e politico che abbiamo iniziato nella “comunità provvisoria” non ha bisogno di “pesanti e ricche valigie o masserizie identitarie”da custodire o esibire durante il cammino e neanche pretendere poteri ma di cercare strumenti diversi e praticare linguaggi ricchi e idee lunghe e possibili,”sogni pratici” che ci aiutino nella chiarezza a “trovare e costruire una motivazione che ci tenga insieme” e a definire una “funzione” utile per noi ,la nostra gente e il nostro territorio .E’ questo il nostro ordine del giorno? Sono questi sogni,le speranze che coltiviamo nel cuore e nella mente? Sono queste le domande che sto ponendo soprattutto a me stesso a livello filosofico ed esistenziale perché ritengo riduttivo e pericoloso ragionare per categorie desuete considerate ancora in contrasto solo dialettico (Potere-società civile,comunità) PS: questo scritto riciclato pone domande che non richiedono risposte .E’ da leggere , se si vuole , e subito da dimenticare…grazie! Mauro Orlando

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