martedì 9 novembre 2010

Elisir d'amore per ....i sentimenti comunitari.....

....Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio nel contado di Agobbio appari un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s'appressava alla città, e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s'eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e' vennono a tanto, che nessuno era ardito d'uscire fuori della terra.

Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano.......







LA DONAZIONE DEGLI ORGANI.

pubblicata da Elda Martino il giorno martedì 9 novembre 2010

E’ l’autunno più piovoso che ricordo. L’acqua è entrata dappertutto, la nebbia si è infilata nei vestiti, prima, poi ha penetrato gli organi, il cuore, gli occhi. Camminano i miei simili tutti affannati. Vanno sempre di corsa. Le donne sono quelle più agitate. Quando ti fermano ti parlano per interminabili minuti dei loro problemi. Il -come stai- iniziale serve solo da introduzione ai loro discorsi, monologhi sul precariato, i figli, i soldi. Penso spesso che non capisco più il mio sesso. Ho amiche che si sono trasformate in animali da riproduzione, nell’arco di pochi anni sono diventate mucche da latte. No, peggio delle mucche, quelle sono generose, il loro latte lo danno a noi, agli altri. Le mie amiche mamme sono furenti come tigri e spente come mozziconi di sigaretta nei tombini. Stiamo assistendo ad una sorta di delirio collettivo. Tutto il mondo deve girare intorno a due o tre cose al massimo che, a loro volta, sono una nostra superfetazione, i figli, il lavoro, la vita, la nostra vita, s’intende. Esco e piove. Da sempre, da che mi ricordo, ho sempre pensato ai cani quando piove. Mi immagino i loro rifugi, me li trovo davanti, bagnati che camminano sotto la pioggia, e penso a dove andranno a ripararsi, dove troveranno un posto per dormire. Mi piace pensare che riusciranno a entrare in una delle decine di case in costruzione, scatole di cemento inerti, vuote, e che così solo così quelle case serviranno davvero a qualcosa, prima di diventare un’altra prigione, un altro nido dove intrappolare altre menti, altri cuori in inverno.

Adesso c’è un cane cieco, non ha più l’iride, gli è diventata tutta bianca, sta in una casa vecchia che tra poco verrà abbattuta, sta lì tra i copertoni, la plastica. Gli portano da mangiare ogni giorno. Lui non vede, ma riconosce le voci e cerca anche di fare festa a modo suo. Un cane randagio me lo portai a casa anni fa, i vicini avevano già chiamato l’ASL per farlo portare al canile. Un altro l’ho salvato a Cairano quest’estate. Poveri stupidi esseri minuscoli gli uomini, hanno paura per i loro mostriciattoli a due zampe. Non accarezzare i cani che mordono, non li toccare ti portano le malattie, non ti avvicinare sono pericolosi. Siete voi quelli da cui stare lontani, voi, merda secca buona nemmeno per concimare la terra, fatta com’è dalle schifezze di cui vi ingozzate. Voi dovreste dormire sui calcinacci. Voi e non loro. Voi dovreste stare appesi a Pasqua con un gancio nella gola esposti come macchinine a sgocciolare il vostro sporco sangue che non donate mai a nessuno, che tamponate appena viene fuori, invece di salassarvi continuamente. La mia regione è quella con una delle più basse percentuali di donazioni di organi. La morte celebrale non esiste, gridano alcuni, ci si può sempre svegliare dal coma. Ma non lo vedete che state già vivendo in un costante coma? Che le vostre esistenze reggono solo per quella finzione di respiro che credete di emettere, per i gas che producete, per l’acqua che consumate? Non li donate i vostri occhi, il vostro cuore, non lo fate mentre ancora state in piedi, portateveli nelle tombe e fateli trasformare in qualcosa di utile dai vermi, dalle mosche. Siete così concentrati su di voi da non accorgervi che non esistete o che esistete solo se ve lo dicono gli altri. Tu che scrivi tutto il tempo dannandoti perché siamo mortali, perché oggi o forse domai si potrebbe morire, tu che tremi per un mal di testa, per una fitta allo sterno, tu non lo dare il tuo cuore. Non te lo strappare dal petto come in un antico sacrificio azteco e non lo mettere nelle mani di qualcuno. Tienitelo ben stretto il tuo cuoricino pulsante e tremulo, accarezzalo, fallo stare tranquillo, non lo sfiorare nemmeno con una piuma. Voi che abitate le vostre case, che le tenete pulite come specchi, che non fate entrare le persone dalla porta principale per non rovinare i pavimenti, e voi che guidate a centottanta chilometri in autostrada per correre chissà dove e chissà perché e che, quando vi fermate, subito avete il cellulare da impugnare, lunghi discorsi da affrontare con persone che nemmeno sapete se esistono, che, forse, sono solo voci, altre voci come voi. Tu che per anni hai spedito le tue innocenze a mani inesperte e pronte a ghermirti a insultare il tuo splendore, che hai piegato la tua natura alle paure altrui, alle bassezze ti sei umiliato, alla meschinità ti sei inchinato. Hai detto scusa quando ti hanno offeso e per favore e ti prego. Tu che hai detto -ti bacio- al mondo intero e non hai mai baciato veramente nessuno, tu che di attenzioni ne hai ricevute al prezzo di svendere la tua arte, ora che farai?Io ti dico che è venuto il momento di prendere un aratro e di colmare la frana, o di scivolare pattinando sulle argille. Alzala quella benedetta testa e guarda oltre la polvere, oltre questo trascorso secolo che ha seminato solo morte e perfidia nei nostri cuori. Torna indietro, viaggia nel tempo, offri il tuo sacrificio alla natura, alla vita e alla morte. Dona i tuoi organi da vivo e, poi, da morto. Calati morbidamente sulle ginocchia e prega con queste parole. Oppure cercane di nuove e falle vibrare, fai tremare il mondo degli umani con la forza che ti nascondi dentro, riconosci i tuoi simili e disprezza apertamente i vili, gli ipocriti, i servili. Combatti la tua guerra e offri petto e viso al nemico. Guardati allo specchio e digli: sei mio, ti ho vinto.

(e.m.)

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