lunedì 30 agosto 2010

Elisir d'amore per .......la "politica" e la Comunità provvisoria.


"….calarsi “ nel divario tra passato e futuro, che è il giusto locus temporale del pensiero”
H. Arendt




Pur smaliziati e incuriositi dai tentativi della politica politicante e praticante irpina di cimentarsi intellettualmente con i pensieri nobili e lunghi della Politica come ricerca, noi della Comunità provvisoria abbiamo il dovere di prendere sul serio questi tentativi per la loro “effettualità” drammaticamente miope o cinacamente lungimirante quando toccano in modo frontale o laterale nell’analisi anche i nostri ragionamenti,sentimenti, passioni per i temi del territorio, delle identità, delle culture legate essenzialmente alle storie ed ai racconti delle persone che lo abitano .Faccio riferimento ad un articolo apparso sul Mattino di Avellino il 29 agosto 2010 firmato da Giuseppe De Mita vice-presidente della regione Campania che aveva anticipato “le solite passerelle dei potenti” alla allegra Fiera di Calitri e di striscio al drammatico Ospedale di Bisaccia tra questuanti e incazzati. “Riflettere sull’Irpinia –esordisce- nel tempo che stiamo vivendo è riflettere sulla condizione più esposta dell’uomo contemporaneo nelle mutevoli dinamiche dei processi e dei flussi che attraversano quelle che provano a definirsi come le nuove comunità nella modernità” .Il richiamo al quadro della “modernità” sempre ci ha intrigato con sospetto legittimo quando si fa discorso critico e propositivo e non solo polemico e strumentale. Ci piacciono “i pensieri lunghi della politica” a patto che non siano cortine fumogene per coprire responsabilità e inadempienze tecnico-pratiche per rimandare decisioni che toccano i diritti sociali e civili dei cittadini nella carne e nella quotidianità.

Certo continua a preoccuparci quando dichiara rispetto all’Ospedale di Bisaccia ed altro “ Tra qualche anno bisogna rivedere il piano ospedaliero…realisticamente bisogna capire i margini di miglioramento e quant’altro….” Il sospetto sulla distanza tra “ predicare e razzolare” torna imperioso anche se inutile..In una democrazia rappresentativa la “modernità “ si misura essenzialmente con la divisione dei compiti e delle resposabilità amministrative e tecnico-politche tra eletti e cittadini elettori. E’ il primo dei doveri e compiti che dobbiamo richiedere o pretendere dai nostri eletti ed è moralmente disonesto e politicamente scorretto scaricare sull’intera comunità o dei singoli cittadini responsabilità e compiti che sono non solo delle passate ma anche presenti classe dirigenti politiche dei nostri territori. Abbiamo scelto di non caratterizzarci unicamente nella funzione di “sentinelle “ politicanti ed impolitiche tra le macerie passate e presenti del nostro territorio.Teniamo a regolare distanza le fughe in avanti e all’indietro nelle mitologie dell’inizio come dalle catastrofi o utopie astratte per il futuro.Lavoriamo su progetti possibili di un parco sociale, sull’organizzazione del turismo, di una università popolare, ricerche storiche-letterarie-archeologiche, su un pensare e praticare una architettura compatibile e ideale assieme,sui racconti esistenziali e letterari del nostro rapporto “paesologico” con “i piccoli paesi dalla grande vita” non solo a Cairano ,Aquilonia, Calitri ,Bisaccia ,Grottaminarda eccc. ecc.ma la rinuncia alla legittima e doverosa denuncia analitica dei mali e dei comportamenti pregressi delle nostre classi dirigenti politiche non è stata dettata dalla mancanza di argomenti e capacità ma perchè avevamo scelto liberamente e responsabilmente nuovi modi di pensare e praticare la “politica” e la nostra funzione intellettuale, professionale con un nostro percorso originale e nuovo. Non è stata una resa, un compromesso, una dimenticanza o una rinuncia a un ‘pensiero critico’ o una scelta di ‘isolamento’ autistico ,neutrale,fondamentalista o estetizzante. E’ stata la convinzione non solo di essere nel giusto ma di aver individuato un percorso ‘comunitario’ che valorizzasse assieme le individualità non solo per rivendicare diritti ma per esercitare doveri rispetto alle nostre convinzioni ,attitudini e capacità professionali nei “tempi lunghi” dei sogni e delle speranze non come fuga dalla realtà ma come profonda ed autentica interpretazione di essa.E da queste considerazione che non ci piace il passaggio analitico in cui si scrive: “Ed in questo vi è una parte di indigena incapacità di leggere il presente nella sua dimensione di raccordo tra processo storico e prefigurazione del futuro; ma vi è anche un’altra parte di condizione universale di debolezza del sistema di vita contemporaneo. Lo smarrimento che avvertiamo è dentro questa condizione determinata da ciò che i mutamenti in atto stanno imponendo alle persone di trovare nuove comunità all’interno delle quali collocarsi; nuovi luoghi che possano esprime l’esigenza di socialità” …..”Medice cura te ipsum” mi verrebbe da scrivere ma il gioca sarebbe troppo facile e anche ingeneroso.A noi piacciono le avventure del pensiero e siamo avvezzi ai percorsi impervi ed accidentati dei ragionamenti quando non si fanno sofisma,retorica o peggio “cattiva coscienza.Per esempio ci piace come stimolo analitico e come sfida cognitiva il passaggio in cui si scrive :“…E, per ciò che riguarda l’Irpinia, tutte le discussioni fatte dovrebbero farci riflettere che nei flussi in atto non ci sono più le aree interne, ma ci sono – ci sono già – le terre di mezzo. Le terre dell’attraversamento, ma anche le terre della connessione, dell’incrocio, dello stare in mezzo” Con ben altre sensibilità e finalità questi ragionamenti e suggestioni hanno attraversato anche le nostre discussioni e i nostri ‘parlamenti comunitari’ con implicanze politiche per i cittadini che andrebbero approfondite se diventano quadro analitico per la attuale maggioranza di governo nel suo complesso e in riferimento al nostro territorio.Sarebbe facile gioco polemico pensare ad una reale e cinica discussione tra Caldoro,de Mita senior e junior e ……Cosentino nell compensazioni spartitorie tra Napolii,Avellino Caserta.

Ma sicuramente dovremmo affrontare il quadro concettuale e organizzativo proposto per la nostra provincia …” Per cui le decisioni non sono l’attuazione di modelli e sistemi, ma sono l’interpretazione dello statuto dei territori ed esse accompagnano il movimento naturale dei fenomeni. Da noi la traccia di questo corso c’è; magari non evidente, poco consapevole, ma esiste. Il distretto energetico; la Valle Ufita quale snodo sulle lunghe linee di trasporto; l’organizzazione di sistemi di città diffusa (Valle Caudina); i percorsi delle Docg; la vocazione naturalistica; il germoglio di un turismo dell’accoglienza e del buon vivere; le produzioni legate al genius loci”. In questo “corso” ci sono anche le nostre vite esistenziali e politiche e sicuramente non possimao sottrarci a discuterlo per non farci poi inghiottire da una “effettualità” della politica praticata con i mezzi del malaffare e della clientela che tanto richiamo e fertilità ha trovato non solo nel sottobosco della “cosidetta società civile e professionale” ma anche dei piani alti delle classi dirigenti vecchi e nuovi del nostro territorio.



mauro orlando

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