Il voto: un diritto di ‘non nascondimento’ e di consapevolezza.
La vita politica è ambito della competizione , dello scontro, del conflitto (pòlemos e non solo pòlis). Vale a dire che all’interno di un territorio definito , di una comunità politica organizzata, molteplici possono essere le esigenze, le intenzioni, le opinioni, i pensieri e le volontà del governare. Tutto ciò sta a significare , insomma, che la vita politica è soprattutto e comunque lotta politica. E senz’altro competizione, che però si basa sul fatto che ogni parte porta dei propri argomenti, dei propri convincimenti, dei propri ideali, a proprio favore e in contrasto con gli altri.
Una filosofia politica personalmente potrebbe comunque essere utile a uno specifico e definito compito: quello di elaborare e ricordare a tutti quali sono i criteri definitivi o generali rispetto i quali è effettivamente possibile governare tutte le parti della "pòlis" o della società e renderle "ottime".
Esempi di "città ottima" di "stato ottimo", di "comunità ottima" è la Repubblica di Platone nella filosofia politica antica o classica al di là del fatto che sia realizzata o sia realizzabile.
Anche per le Costituzioni moderne vale il principio che ciò che è ottimo in assoluto può essere pessimo in realtà.
Ogni pensiero politico è , in realtà il modo umano per giungere alla filosofia politica e non viceversa.
Aggrapparsi tenacemente alle grandi e personali convinzioni politiche o alle idealità forti rischia ,però, di allontanarci dalla politica e ci può portare anche a ragionare nella ipotesi di una possibile perdita di contatto con la vita politica nel suo farsi "sangue e carne".
Queste ed altre considerazioni ai margini di quello che è avvenuto ,purtroppo, in Irpinia ed in Campania a ridosso delle candidature delle prossime elezioni e nella traumatica per me e tragica per gli irpini interruzione o rinvio del processo di costruzione del PD.
Le elezioni ,normalmente, sono state di fatto di per sé un rischio di rappresentare una semplice occasione o elemento di circolazione di ceto politico in lotta per il potere locale o nazionale nelle varie articolazione dello stato o delle istituzioni.
La disgregazione dei partiti di massa a base identitaria mette in conto il rischio della trasformazione della loro macchina organizzativa autoreferenziale in una macchina di personalismi localistici, di capi attorniati da fedeli che attendono prebende in cambio di fedeltà,di tutte le forme di clientele individuali e sociali,dei familismi e amicalismi premoderni e prepolitici, delle strumentali identità territoriali a base etniche o culturali ecc ecc.. Anche per evitare o esorcizzare questa recessiva e regressiva eventualità politica si era pensato e progettato il Partito Democratico. Il caso irpino dal mio punto di vista rappresenta una sciagurata convergenza del peggio del possibile. E ora siamo precipitati individualmente e colettivamente ad una sorta di "prestatualità premoderna" dove la lotta per il potere di "piccola casta" marginale e periferica diventa più furiosa , tribale, familistica,clientelare e , fatto più grave , priva di rispetto e di mediazioni culturali che non facciano ricorso ad un fondamentalismo politico identitario e personalistico.Questo non avvicinerà il cittadino irpino alla politica responsabilizzandolo consapevolmente alla democrazia ma lo costringerà alla pratica personalistica di essa. Invece di un passo avanti ne abbiamo fatto due indietro promuovendo ,di fatto , una sorta di "strabismo della rappresentanza che può unire solo nella contrapposizione personalistica anziché nella proposizione culturale e politica. La lotta personalistica non ha mai consentito di perseguire il bene comune , la responsabilzzazione della soggettività politica e della cittadinanza ,del diritto alla scelta consapevole ed attiva della rappresentanza e ,fatto più grave , il possibile riciclo o recupero di "una riserva di lusso" ad incastro variabile e in astinenza di potere a discapito della promozione e la crescita di una nuova,intelligente e capace classe dirigente libera e responsabile anche in Irpinia e in Campania . Una sorta di "tutti casa" senza coerenze praticate e identità autenticamente vissute ma solo per vecchie e pregresse e consumate amicizie nel tempo e nelle consuetudini e riciclate solo "ad usum Delphini".Per fare tutto ciò si rimettono in campo le desuete e vecchie categorie della appartenenza politica e delle storie personali, delle divisioni territoriali per ceto politico e non per progetti coerenti, e "il richiamo della foresta" e delle premoderne categorie politiche che si coniugano intorno al conflitto amico-nemico.
Il laboratorio di idee e ragionamenti per la costruzione del PD anche in Irpinia pensava ad una esperienza politica individualizzata e personale "di nuovo conio" con questa precipua pretesa : farci esprimere per quello che siamo e che vogliamo veramente in modo riflessivo, attivo, consapevole e responsabile.
Abbiamo concretamente sperimentato di persona che la politica può esser in grado di esprimere la nostra ‘individualità’ nella comunità sottraendoci alle appartenenze strumentali, al rifiuto, o al nascondimento , alla visibilità e alla comunicazione con gli altri ,privilegiando e reclamando prima di tutto il rispetto e la non manomissione oligarchica ,autoritaria e personalistica dei diritti fondamentali del nostro agire politico.
Ma tutto non è ancora perso . E allora perché la politica ,ancora una volta, si possa rivelare capace di farci esprimerci nella nostra più intima individualità sociale ,lo si può desumere proprio prendendo in esame e nella giusta e relativa considerazione l’atto politico per eccellenza, l’essenza dell’atto politico : il voto.
Bisogna ammettere che oggi, drammatizzando un po’ il tutto, gran parte della politica fluisce sul voto e rifluisce a partire dal voto. Il voto è nonostante tutto l’elemento fondativo della politica. "Tutto il resto è noia".E’ molte chiacchiere e sofisticherie, agitazione passionale, movimento ancestrale, ma è là , nel voto, che tutto viene ripresentato nella sua forma politica nel segreto della cabina e della propria coscienza politica. Ebbene se questo è vero – e questo è l’unica cosa cui ci metto la mano- allora facciamo che il voto debba o riesca ad esprimere veramente tutto noi stessi , i nostri progetti concreti ,i nostri sogni e le nostre idee democratiche .
Nel seggio elettorale è la politica, o meglio il nostro vero io che la politica, appunto, pretende di esprimere che deve emergere .Nell’atto del voto, si stabilisce un nesso essenziale tra la politica e ciò che ciascuno di noi è al di là dei legami amicali o familistici ma per il bene comune collettivo. Per questo ritorno a dire: la politica esiste per quello che è, con tutta la sua potenza e i suoi limiti, prima di tutto perché mette in gioco noi stessi, sempre e comunque.
Quindi è ciascuno di noi che anche con il suo voto la crea o la ricrea, la fortifica e ogni volta la rilancia e gli dà senso. Anche nella sue forme concrete inadeguate, inattuali o degenerate.
Una cosa posso aver capito con piena consapevolezza in questa ultima esperienza politica e nella convulsa e contraddittoria esperienza di costruzione del PD in Irpinia: nell’identificazione tra ciò che ciascuno è in se stesso e la politica "in carne ed ossa" sta l’elemento di continuità e di conflitto assieme della politica moderna e contemporanea con la politica classica e antica o ,d’altro canto, della politica del realismo ‘effettuale ,pragmatico e riformatore " contrapposto a quella delle idealità radicali e delle identità solo e comunque fondamentaliste.
Perdonate la franchezza ma è la sola cosa che mi rimane e che ritengo utile politicamente in questo momento delicato e difficile per gli irpini.
Mauro Orlando