giovedì 13 marzo 2008

VOTO E NUOVA SOCIALITA'

Il cicaleccio , il grillismo, i forti richiami identitari, le comiche finali di eterni salvatori della patria rischiano di far diventare inutile routine anche questa campagna elettorale .Non vogliamo sottrarci con una sufficiente scrollatina di spalla, ma possiamo liberamente scegliere noi gli argomenti di cui discutere in questo delicato ed importante momento, anche a rischio di una possibile incomprensione o un gentile rifiuto. Come dice Eric Hobsbawm la globalizzazione è nemica della politica.Tema importante che viene strumentalmente e preventivamente aggitato dal già ministro dell’economia Tremonti secondo il provinciale e marginale costume politico italiano. Esiste tuttavia il rischio concreto di una crisi profonda della democrazia. “Oggi la politica consiste in effetti nel pregiudizio verso la politica..Il rischio è che il politico scompaia del tutto dalla faccia della terra” Questa la agenda lungimirante e drastica che la filosofa Arendt poneva alla politica e soprattutto ai politici.
Questa consapevolezza risulta spesso assente nel dibattito concreto della politica e si discute essenzialmente se non unicamente di tecniche e procedure elettorali o di promozione di nuove capacità manageriali anche per la tecnica politica. La politica in generale e anche quella democratica e di sinistra in particolare sarà la vittima di tali previsioni teoriche se non ricostruisce gli spazi della partecipazione e la riqualificazione della rappresentanza della società.
Occorre una strategia consapevole, una fortissima determinazione, una lucidità di analisi e di prospettive.
Non bastano piccoli e capaci,vecchi o nuovi gruppi dirigenti per nulla collegati ai problemi della società.
La nuova società dopo la new economy si è sinteticamente caratterizzata e strutturata su alcuni punti fermi della nostra storia più recente : profondi mutamenti sociali nell’Italia postfordista a partire dallo scorso fine secolo con lo sviluppo della comunicazione, la finanziarizzazione dell’economia, le sofferenze o crisi evolutiva della rappresentanza politica, le novità sociali di oggi (reti e senso di connessioni e quelle che si prospettano con il nuovo decennio digitale).Tutti questi fenomeni socio-economici rappresentano opportunità e insidie per la difesa o il recupero della cittadinanza e la salvaguardia e la valorizzazione attiva e propositiva dell’opinone pubblica nel suo complesso.
La nuova società indubbiamente produce più domande e opportunità sociali che non prendono ,fisiologicamente e necessariamente, la “via politica” e men che meno della militanza o della rappresentanza identitaria partitica.
All’accellerazione spontanea ed incontrollata della “globalizzazione” della cultura ,dell’economia e della politica si è dovuto politicamente fare di necessità ,virtù. E cambiare la barra teorica di riferimento e di comportamento .“ Agire localmente, pensare globalmente” suggeriva saggiamente e provocatoriamente Negroponte.
.Diventa sempre più ineludibile e improcrastinabile , una rielaborazione del concetto e dell’esperienza di “cittadinanza” , di “opinione pubblica” o della democrazia stessa, non necessariamente colonizzata dai media commerciali in mano ai poteri forti del mercato e dello stato , dalla editoria alla informazione generalizzata.
Il barometro dei diritti di cittadinanza, nel migliore dei casi, indica “variabile”. Ma è la cittadinanza politica il nostro prioritario interesse che negli ultimi anni ha vissuto una stagione di difficoltà e potenzialità assieme. La politica, nella sua organizzazione partitica elitistica , oligarchica o di massa, ha rappresentato questa centralità in modo parziale e provvisorio e non sempre adeguato per motivi spesso oggettivi.
Pertanto è diventato non solo utile ma indispensabile partendo dalla soggettività attiva e consapevole, ricreare “reti comunicative” sociali attive che non ritraggono la “morte del soggetto” , la sua dispersione o dissoluzione, o un ripiegamento individualistico nel privato “triste ,solitario y final” culturalmente forte o, peggio, nel consumo edonisticamente passivo o di una sorta di ironico “edonismo reaganiano”.
Di certo occorrerà produrre uno sforzo specifico e pensare alla creazione di “nuovi diritti dei cittadini, in termini di alfabetizzazione informatica, multimediale oltrechè specificatamente….politica.
Bisogna pensare e praticare una cittadinanza percorsa da un processo sociale di individualizzazione, che sempre più sintetizza non le caratteristiche individuali, ma le relazioni tra attori attivi nelle diverse dimensioni sociali e pubbliche.
Sapendo che le diseguaglianze non sono più solo economiche e sociali, ma di differente “status di cittadinanza”, intesa non solo come complesso di diritti conferiti ai membri di una comunità sociali dalle Costituzioni ma come concreto posizionamento sociale dell’individuo rispetto al sistema delle opportunità. Non c’è più solo da difendere o da promuovere una libertà “di”, o “da” ma soprattutto una libertà “per” la propria realizzazione culturale, economica e politica.
Così come non c’è da perseguire ricerche di nuove forme e modi della rappresentanza politica in aiuto o in sostituzione di quelle sclerotizzate dall’uso o usurate dal tempo. E’ buona cosa,pri di tutto, cominciare a fare pulizia nel lessico e nelle categorie della sociologia politica , oltre a rivedere i comportamenti coerenti e consapevoli non solo in riferimento ad un’etica delle convinzioni ma soprattutto delle responsabilità.
Questo e tanto altro dovremmo mettere simbolicamente e sostanzialmente nella nostra scheda elettorale nel momento che consapevolmente ci rechiamo alle urne per esercitare l’importante diritto politico della decisione e della partecipazione politica.

Mauro Orlando

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