martedì 10 aprile 2018


...un dolce e affettuoso commiato dai miei appennini... ....

.Chi l’avrebbe mai detto o immaginato che in questi tempi di tristezza e deriva politica il pericolo più insidioso alla democrazia della mia anima e delle piccole comunità potesse venire da un pensiero troppo innamorato di sé stesso e ancora una volta impaurito dalla poesia quando si chiude in sé stessa e non osa puntare più il dito verso di noi.Qualche amico/a sensibile ed intelligente mi ha scritto che l’agonia della nostra società non va misurata a partire dall’esibizionismo banale,dalle performances superficiali di tutto ciò che oggi si dice “cultura” e viene richiesta come "cultura".Io sto assistendo con sofferenza ad una crescita quantitativa anche di un “sublime” diffuso e massificato che nel fare arte, poesia,...rischia di finire nello spettacolo..La comunicazione eccessiva ,trasversale se pur politicamente corretta....viene travolta dal fiume in piena con detriti e rifiuti che vengoino da altre fonti e .....si adgua al comune che in questi ultimi tempi riesce ad imprigliare il nostro “io” in un autismo privato deluso, empirico,infelice, solitario y final per evitare una rimozione oil sopravvenire di un autismo corale di un territorio appennninico e meridiano.... violentato e emarginato..... Paradossalmente cerchiamo con le nostre esperienze comunitarie di sottolineare la denuncia di “nuove invasioni barbariche “ mediatiche o di "arcana imperi" finanziari e contemporaneamente non ci basta più una difesa accorata e profonda della "lingua poetica" salvifica e ammettere il generale crollo della poesia nell’epoca della sua ossessione ed esposizione tecnica ..... in cui la stessa poesia si fa edonistica ed espressionista con indifferenza al profondo o con eccessiva esposizione al mercato e evita di omologarsi ad un mondo istupidito e superficiale....chiudendosi in piccoli paradisi lirici e terresti Mai come oggi esiste un aumento demografico di poeti e di antologie. E’ una sorta di isteria nazionale che qualcuno ha chiamato ”autarchia creativa del sublime” a cui viene dato o la libertà di sovraesporsi o di relegarsi in regime di innocenza o narcisismo territoriale, storico e politico come una specie in via di estinzione o che dia voce ad una malinconia collettiva o autismo corale che rimargina ( cioè esalta e falsifica) lo sbandamento di una comunità che non c’è più o che non ci mai stata se non nella mente di Platone ,Rousseau o peggio Marx.....di cui abbiamo avuto una vita intera per materializzare le loro "utopie" scavalcati dalla necessità di adeguarsi al fiume della Storia anche quando trasposrtava scorie, detriti e qualche fiore reciso con violenza.....ho bisogno di tanto silenzio e di riascoltare il tempo dolce eleggero del mio respiro! 
 mauro orlando

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