venerdì 26 giugno 2015


....la maledizione della "sinistra": ideologia e spirito di scissione

 Che cos’è la politica? Chi è l’uomo politico? Sono queste le domande che dovrebbero guidare i nostri sentimenti ,passioni ed idee. Da dove iniziare per cercare le risposte?Sicuramente non riproporre la ennesima divisione di classe diregente autoreferenziale, manichea e contrapposta ai difetti degli altri. Eppure non è difficle rivoltare qualsiasi ragionamento politologico o politichese e cercare di individuare i veri problemi del pensare e fare politca.La via migliore, forse, è quella di osservare quel che accade attorno a noi, di partire dalla nostra esperienza quotidiana, da come nel mondo contemporaneo la politica e l’uomo politico entrano nel nostro orizzonte, ci vengono incontro. La politica, in primo luogo, ci appare un ambito che si colloca accanto ad altri ambiti, e i suoi confini ci appaiono facilmente individuabili, tanto che non incontriamo difficoltà a stabilire quando il discorso verte sulla politica, o sullo sport, o sull’economia, o sulla scienza e così via. Se sentiamo parlare di partiti, di elezioni, di voto, di governo, di parlamento, di Stato, di istituzioni democratiche, non abbiamo dubbi: in gioco è la politica. Ci è così possibile nel corso di una discussione tra amici ‘iniziare’ liberamente a parlare di politica, e altrettanto liberamente di ‘smettere’ di parlarne, e di spostare il discorso su di un altro ambito. Ancor prima che nei discorsi, noi percorriamo ogni giorno i diversi ambiti, volontariamente entriamo e usciamo da essi; in un determinato momento della giornata entriamo nell’ambito del lavoro o dello studio, poi in quello della famiglia, del tempo libero, dello sport, dello spettacolo e anche, sempre se lo vogliamo, in quello della politica. Ogni volta che entriamo in un ambito il nostro modo di comportarci si adegua alle regole che lo ordinano, assumiamo il ruolo che l’ambito ci richiede di interpretare; così, per esempio, come professori facciamo l’appello, interroghiamo, spieghiamo, e come studenti osserviamo la disciplina, prendiamo appunti, rispondiamo alle domande. Ma, suonata la campanella dell’ultima ora, né il professore continua a fare il professore, né lo studente lo studente, altrimenti, rientrato a casa, il professore comincerebbe a far l’appello, a interrogare moglie e figli, a mettere voti sul registro. Suonata l’ora, si fuoriesce dall’ambito scolastico e si entra in un altro ambito, dove valgono altre regole, e dove siamo chiamati ad interpretare altri ruoli. Allo stesso modo, un politico si dedica alla politica per una parte della sua giornata, partecipa alle riunioni di partito o alle assemblee rappresentative in cui è stato eletto, concede interviste, per poi smettere i pani del politico e indossare quelli del padre, della moglie o del sportivo. Che cosa significa tutto ciò? Se ciascuno di noi può entrare e uscire liberamente dalla politica e dagli altri ambiti, allora vuol dire che non ci identifichiamo con nessuno di essi, che nessuno si identifica con l’essere professore o medico o politico o marito o padre, dato che, dimessi gli abiti del ruolo, ciascuno di noi continua ad avere una sua identità. Mentre possiamo percorrere liberamente tutti gli ambiti, e recitare tutti i ruoli sociali, nessuno di noi può prendere le distanze da se stesso e dire: basta, sono stufo di essere me stesso! da oggi esco da me stesso e divento un altro, cambio la mia identità. Se qualcuno identificasse se stesso con il ruolo che ricopre in un ambito, uscito dall’ambito smetterebbe di esistere, non potrebbe più vivere perché sarebbe privato della sua identità. Ma le cose stanno veramente così? La politica è veramente un ambito collocato accanto ad altri ambiti, entro il quale possiamo perfino decidere di mai entrare, oppure, indipendentemente dalla nostra volontà, la politica ci viene incontro, entra nella nostra vita e si arroga la pretesa di prendersi cura della nostra vita? La politica intrattiene forse un rapporto privilegiato con quello che abbiamo chiamato l’essere noi stessi, con la nostra identità? Ma che cos’è questo ‘essere noi stessi’, l’identità di un persona che, al di là dell’annichilente eguaglianza di comportamento imposta dalle regole che sovrintendono i diversi ambiti, rende ogni uomo diverso dall’altro? Non sarà la politica, a differenza degli ambiti, un ‘ambito’ al quale nessuno può sfuggire, nemmeno colui che decide di non occuparsi assolutamente di politica? E allora non mi affascina per niente questa ulteriore prova di una sorta di "maleficio retorico ed ideologico" che condizione la "politca di sinistra" nell'Italia di Berlusconi e .......Salvini.
 mercuzio

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