venerdì 26 giugno 2015


...."STRANIERI" DA TUTTO......dalla polizia,da Dio e da sè stessi. mauro orlando 


Che offesa alla dignità dell’uomo l’uso di una tragedia epocale per fini elettorali nell’era “dell’infantilismo senile” della destra fascioleghista italiana! Sentirsi “stranieri e sradicati” è il sentimento civile più orrendo che un uomo del XXI sec. è costretto a vivere nella sua vita terrena e civile . Un grande scrittore , Cioran, che ha avuto l'esperienza storica e il privilegio intellettuale di poterne parlare e scrivere , scriveva “Io sono uno straniero per la polizia, per Dio, per me stesso».Uno “straniero” per la sua terra originaria dei " sud del mondo" povera e miserabile per guerre,carestie e pestilenze, senza un anagrafe personale in patria e fuori , con l’abbandono anche della la lingua per mancanza di interlocutori dopo i viaggi della speranza e della disperazione ….. per la ostilità verbale e fisica delle terre che accolgono nell’ostilità e gli rifiutano ospitalità e solidarietà. Tragico personale vivere l’estraneità al mondo umano e naturale nella solitudine senza parole e confronto.Straniero, anche , per Dio, che non gli parla parole dure o misericordiose neanche per metterlo alla prova come per Giacobbe e Giona …..lui che da bambino nel deserto o nella giungla aveva vissuto nella paura e nell’insonne ansia di inseguimento e curiosità nei confronti del mistero divino nell'animismo dei semplici senza la pretesa di un appagamento intellettuale per poter scrivere : «Mi sono sempre aggirato attorno a Dio come un delatore: incapace di invocarlo, l’ho spiato»….. appostando nel mondo delle lettere dell’occidente colto a più riprese per tendere agguati a Dio costringendolo a reagire e quindi a svelarsi……e per il silenzio millenario scegliere appagato di dichiararsi con “non chalance”… ateo, agnostico o diversamente credente.Eppure il desiderio o il pensiero di un Dio aiuta anche nelle solitudini incivili dell’occidente affluente e cinico .” Senza Dio l’uomo rimane un povero animale, razionale e parlante, che non viene da nessuna parte, e va non si sa dove”. Lontano dalla sua terra e dal suo villaggio dove parlava a lungo ogni sera con Dio senza pretese di risposte ….scrutandolo tra le stelle luminose e il firmamento immenso o tra le ombre , i rumori o i chiaroscuri della foresta .Il silenzio nel deserto di notte non ti fa pensare al nulla eterno, alle morte stagioni e nemmeno alle considerazioni appaganti di un poetico Cioran che scriveva ”Ero ancora un bambino, quando conobbi per la prima volta il sentimento del nulla, in seguito a un’illuminazione che non riuscirei a definire». Un’epifania di luce oscura, potremmo dire con un ossimoro usato dal Giobbe biblico all'alba del dubbio occidentale.Nel deserto Dio si manifesta nei lampi e tuoni dei temporali improvvisi e nella luce appagante e misteriosa della genesi e nella musica del silenzio armonioso che si fa parola umana . “Uno straniero” nell' occidente acculturato soffre il dolore del "rifiuto" nel conforto intellettuale di una mancanza come una strada possibile della ragione umana di pensare e arrivare metafisicamente a Dio di "amor Dei intellectualis".....«Si ha sempre qualcuno sopra di sé e ….al di là di Dio stesso si eleva il Nulla».Ci si appaga o si filosofeggia delle “antinomie,antilogie….. del paradosso": «Il campo visivo del cuore è: il mondo, più Dio, più il Nulla. Cioè tutto».. Niente di tutto ciò per uno “straniero”profugo, povero e intellettualmente semplice ed autentico come un “africano” che pensa naturalmente per emozioni, percezioni e passioni.Le preghiere del silenzio si impastano alle lacrime asciutte della sofferenza fisica e dell’anima offesa .Nel tempo del giudizio e della disperazione umana della modernità incivile le “preghiere” non si distinguono dalle “bestemmie buone ” sono "preghiere negative", la cui virulenza compressa e sofferta è accolta da Dio più della compassata e educata lode teologica di una fede razionalizzata nei riti spettacolari massa. Non più“straniero privilegiato” come Agostino di Ippona apprezzato postumo dalla Intellighenzia filosofica e teologale di un Occidente dell'equilibrio del potere spirituale e temporale . Comodo discettare del “delitto estremo” di ’aver estenuata e disseccata la potenza generatrice e vivificante del Vangelo: «Consumato fino all’osso, il cristianesimo ha smesso di essere una fonte di stupore e di scandalo, ha smesso di scatenare vizi e di fecondare intelligenze e amori». Discettando nei salotti buoni della “teologia accademica” nihilista e relativista di un Qohelet-Ecclesiaste moderno ammansito come "il lupo" selvatico di Gubbio,Trasformato in una sorta di sacerdote e "mistico del Nulla", lasciando intravedere il brivido delle "notti dell’anima" di certi grandi mistici come Giovanni della Croce o Angelo Silesio, risalendo fino allo sconcertante cantore del nesso Dio-Nulla, il celebre Meister Eckhart medievale. “La teologia della liberazione e dei poveri” tentata dal papa francesco..... diventa una causa del fastidio e delle paure ideologiche di etnofobie e antisemitismi postmoderni consumate come "pragmatismo" weberiano e "ideologismi" nazileghisti. A poco serve un pessimismo cosmicostorico di maniera nei confronti dell’umanità decadente di un Occidente degradato e volgare o lo stupore di una persona di buon senso comunque ferita dall’imperio della stupidità, del male, della cattiveria, dell’umiliazione dei piccoli e degli innocenti, della menzogna e della ipocrisia da “sepolcri imbiancati” di un devotismo della domenica. A poco ci serve dichiararci “ atei o diversamente credenti” per contrapporsi a quell’indifferenza, superficialità, banalità che genera un "apateismo", un vuoto che non ferisce né emoziona, a differenza di queste voci apparentemente scandalose ma autenticamente inquiete e in ricerca. O nelle esternazioni tolleranti del "politically correct" verso le manifestazioni delle idiozie e stupidaggini politiche dei nazileghisti nostrani che pensano di uscire dall’Europa economica avendo da tempo abbandonato L’Europa del pensiero e della politica pensante E già il Socrate di Platone affermava che «una vita senza ricerca non merita di essere vissuta».Ma non ditelo a Salvini, a Maroni, a Calderoli o Borghezio ……non capirebbero, poverini! Mauro Orlando

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