lunedì 14 gennaio 2013

Elisir d'amore per ......la "politica" non del nostro scontento.....

La “Politica”: non esercizio del nostro scontento.
 Nella “ comunità provvisoria” la politica in tutte le sue forme espressive gioca un ruolo accattivante ed insidioso assieme .E’ il convitato di pietra e la ammaliante sirena assieme che rischia di ingenerare equivoci,incomprensioni e conflitti inutili e distruttivi se non preventivamente chiariti nei suoi presupposti e finalità. La politica politicata o politicante nella nostra provincia anche quando ha a che fare con gli uomini o le idee, opera nella oggettività del potere, della saldezza delle istituzioni, della forza degli interessi. Questa è la funzione della politica che comunque ci interessa come cittadini con diritto di voto ma non esaurisce le nostre esigenze o pretese nello specifico della nostre iniziative culturali comunitarie sul nostro territorio. Sgombriamo il campo dagli equivoci :noi non amiamo per niente o coltiviamo “i pensieri corti” e le pratiche di potere della politica politicante e strumentale. Tuttavia non escludiamo a priori che la politica nella dimensione della parola, del pensiero, della rappresentazione, della narrazione necessita di mediarsi e legittimarsi attraverso saperi; e che accetta il rischio o la sfida cognitiva di confrontarsi con altri saperi autonomi ed aperti , ma critici quale è e deve essere il nostro nella società e sul territorio. La “paesologia” come sapere comunitario non è orientato al potere , all’ oggettività o alle “strategie di alcun tipo” ( nuova e corretta analisi o uso del territorio) che si tricerano dietro la rassicurante categoria della “razionalità” quando questi non si vivicano nello spirito della soggettività, della percettività,della creatività e esitenzialità del fare e del dire sociologicamente , letterariamente ,poeticamente o filosoficamente .”Non abbiamo idee buone sul mondo per tutta la giornata” (F. Arminio). Tuttavia non amiamo e non rifiutiamo a priori o a prescindere ,senza se e senza ma, il linguaggio e le pratiche del potere e dei contropoteri, delle istituzioni .Non è il nostro campo e non soddisfa i nostri interessi.non ci sentiamo a nostro agio ma abbiamo la forza e la capacità di smascherarli,denudarli, snobbarli. Della radice della parola “politica” prediligiamo la sua accezione di ‘pòlemos’ (mutevole,nomade,cangiante ,plurale) alla classica “pòlis” (stabile,stanziale,univoca e singolare) .Come scrive Franco” c’è da affermare il primato dell’esperienza sul lògos. Quello che c’è fuori viene prima di quello che c’è dentro. L’aria (ci) sta più a cuore delle opinioni”. A noi comunque interessano le parole e le pratiche (meglio i sentimenti, le passioni, le idee) della politica non per semplice esercizio retorico o dialettico ma per provocarle, contaminarle o vivificarle perché consumate ed abusate e metterle a confronto-scontro (pòlemos) con le nostre idee e azioni culturali che si esprimono in “idee lunghe”, sentimenti autentici ,fantasie concrete ,sogni pratici,poesie ragionanti e ragioni poetiche e racconti personali detti in libertà ma anche con qualche consapevolezza, passione,rabbia ,sconforto o apatia. Ovviamente,nessuno pensa di dare, delle parole e dei fatti della politica, una definizione o un giudizio in qualche modo univoco o partigiano sapendo che in essi si è depositata la storia vera di uomini di ieri e la vita di oggi , e vive la nostra passione (o apatia) di ieri e di oggi. Intellettualmente interessa mantenere desto e vivo il significato autentico delle parole della politica.” A partire, naturalmente, dalla coppia oppositiva ‘ politica-antipolitica’ . Il cui secondo termine è cambiato di significato, e da ‘ opposizione alla buona politica’ (qual era il suo valore originario) oggi si usa nel senso di ‘ contrarietà alla politica’ , estraneità, indifferenza alla politica, fuga dalla politica in generale; una sorta di qualunquismo, in cui i singoli si chiudono, politicamente disperati. Oppure un’ ideologica pretesa che la politica sia inutile, una truffaldina complicazione di questioni semplici, che- se non esistessero quei parassiti che sono i politici – potrebbero benissimo essere risolte col buon senso pratico, con la competenza tecnica, oppure con l’ armonia automatica del mercato” (C. Galli) . In Irpinia o in Lombardia mi piacerebbe privilegiare la cultura politica dello stare insieme di realtà e di norma, di fatti e parole, di azioni e pensieri”. Insomma una esperienza comunitaria anche autenticamente culturale e politica assieme come una “prova continua” ….. “una prova provvisoria” ma provata .. Direi che è già una buona cosa far circolare affetti, dare posto all’ammirazione più che all’accidia. Poi chi vuole può fare progetti, può delineare strategie” (F. Arminio) liberamente ma non in modo definitivo , esclusivo,fondante e prescrittivo. Culturale nel senso di recuperare la capacità di essere “in grado di riconoscere la grandezza altrui, lo splendore silenzioso di cose piccolissime o grandissime e di inchinarci di fronte a loro” (E. Martino).Di amare la nostra Irpinia e il suo paesaggio non per costruirci intorno una bella e preziosa cornice ma sapendo e spiegando che “ rivolgersi a un paese a un paesaggio è operazione che ha bisogno di grande mitezza, di gesti semplici, di menti pulite, poche parole, pochissimi concetti, molti, moltissimi dubbi” (E.Martino).Questo è il terreno,il senso e la portata di una costante e difficile “sfida cognitiva e percettiva ” alla Politica il resto è già stato fatto con nobiltà di intenti e di sapere .Noi dobbiamo essere sfacciatamente presuntuosi della sfida che proponiamo perché consapevoli che come scrive visionariamente Elda “il nostro mondo è sfinito, sta morendo. non c’è spazio per galleggiare, bisogna andare a fondo, bisogna tirare un bel respiro e provare a scendere, oppure bisogna iniziare a volare”. A me piace pensare alla nostra esperienza comunitaria come un bel e buono viaggio di ritorno (nòstos).Come Ulisse nel nostro ‘nostos’ ci prepariamo a non farci ingannare dalle ‘sirene’ utopistiche o fondanetaliste, dalle ammalianti profferte amorose della dionisiaca Circe, dalle giovanili invadenze e occasioni delle ‘Nausiche’ alla stanzialità di un talamo giovane e al potere correalato, ma sopratutto temiamo il ritorno a una possibile casa ( oikos)”Irpinia d’oriente” come fine del sogno e della esperienza nomade e delle transumanze stagionali e provvisorie…o nuova e immobilizzante “pòlis” che si dimentica della istanze ed esigenze ‘naturali’ di Cassandra per accettare le logiche formali del potere di Creonte…..e non cè tranquillizzante ,moglie-madre Penelope che tenga!Siamo antichi e nuovi “viandanti irpini” nostalgici per passione e pensiero in viaggio con la “ciurma provvisoria ” della Comunità con una consapevolezza attiva, libera,critica,leggera e convinta del momento magico e difficile di tutte le ‘fasi costituenti’ della nostra vita e delle nostre storie da inventare e raccontare.
Mauro Orlando

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