giovedì 10 gennaio 2013

Elisir d'amore per ......i dialoghi immaginifici

Dialoghi immaginifici tra l’angelo Mercuzio e il Clown Nanosecondo
Nanos: Sai Mercuzio angelo mio, pure io sono partito con la mia moto del tempo, come il sommo poeta degli arminici paesologici confini tra terra e cielo, dalla percezione del mio corpo, perché pure a me, il corpo, mi dava un sacco di pensieri. Più che rami da far salire alla testa, i miei pensieri scendevano in basso tanto da farmi scoppiettare il tubo di scappamento……..
 Mercuzio: Per te non è strano che i pensieri si posizionano in un’area bassa del corpo, a differenza dei poeti e degli gli umani colti che mettono in moto “la ghiandola pineale” dell’intelligenza con il dubbio e il sospetto….. tu, zoticone volutamente urbanizzato e storicamente post-fordista, post-politico, post-tutto richiami necessariamente l’area della “apprensione” come “passione fredda” e te ne preoccupi per il tuo meccanico e psichico ciclo naturale dei rifiuti. Mi sembra di capire che “il clown” che è dentro di te è più dietro le tue “angosce” esistenziali che sociali, somigli molto al nostro simpatico padano e zoticone Zanni che in questi ultimi anni ha molto influenzato antropologicamente “il celodurismo…leghista” con esiti politici e linguistici più che preletterari alquanto disastrosi e volgari. Ben altro stile e prassi nel vostro scoppiettante e profondo Pulicenelle! E il miracolo umano e teatrale è stato questo : che rimane se stesso, in tutte le culture che immedesima e incontra. E rimane in una forma di eternità filosofica il suo problema e la sua domanda: …‘e pecchè ? E poi nella cultura popolare mediterranea- che comunque è la tua - l’atto di produrre e di mangiare la merda non fa parte dei canovacci principali della sua Commedia dell’arte di area campana ….pur essendo un classico della satira di tutti i tempi. C’è un aspetto economico legato al produrre ( de vulgari eloquentia ….”cacare” ) e antropologico del mangiare la merda e un aspetto psicologico e comunicativo che colpisce nel profondo il popolo comune. Un certo Tommaso ed Agostino nel “giardino dei santi” proprio l’altro ieri li ho sentito discutere e affermare che anticamente questa consuetudine era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l’urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche, filosofiche e metafisiche . Gli esempi più illustri- dicevano – si possono ritrovare normalmente in quelli che voi considerate “ classici” di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne. A Milano non molto tempo fa gli artisti nella sempre viva neoavanguardia come “eterno ritorno dell’eguale”….esponevano orgogliosi e provocatori la loro radicale poetica antiborghese mettendo in mostra “la merda di artista” e non solo……..
 Nanos: sì….!, e come hai fatto a percepire questa cosa tu che non mangi da parecchio e campi d’aria fresca la sù? ……A me quest’area così bassa del mio corpo mi porta a disperarlo, il profumo, specialmente quando è “incapace di avvenire” di pensieri alti. Lo so ogni corpo ha una sua idea di stitichezza d’avvenire, e anche nel mio caso a volte è bruciante, spero che non mi siano uscite le emorroidi, a me non sono mesi, ma solo pochi giorni, che mi si è chiusa la voglia di fare….
 Mercuzio: a parte l’aspetto fisiologico e gastroenterologico è il risvolto linguisticamente grasso, puzzolento e colorato che ti riguarda ….. è l’accenno al rapporto filosofico-estetico che il tuo corpo sente con la percezione poetica delle cose e l’elaborazione filosofica del pensiero che sembrano dover interessare poco alla tua forma sociale di comunicazione clownesca. Come tu ben sai le maschere da me preferite tra voi umani sono quelle dei filosofi, dei poeti, dei folli, dei sognatori e…..dimenticavo: i clowns ! … Nanos: Ancora una volta come si suol dire mi hai “smascherato”! Certamente a me sta a cuore rilevare uno sconcerto e una certa apprensione nella nostra umana esperienza comunità e provvisoria nella nostra piccola terra dell’Irpinia d’Oriente…. e non solo….. nei loro belli paesi abbandonati dallo sviluppo e dal progresso ma ricchi di vita, sacralità e spiritualità…oserei dire a te con termini che quotidianamente frequenti. Una bella famiglia di poeti, filosofi, diversamente … artisti che pensavano a un museo dell’aria, del vento, della luce, del canto su un piccolo e abbandonato palcoscenico naturale con le “cento anime” di Cairano……e anche lì un vostro cattivo collega “Lukifer” ha malpensato di inviarci un po’ di archietti, osti, commercianti e ciarlatani dell’identità etnica che nel giro di qualche tempo ci hanno scacciati ancora una volta come quelli di “Sodoma e Gomorra” …..
 Mercuzio: La conosco molto da vicino questa storiella e me ne sono fatto un cruccio anche con il mio “Mast” (come tu simpaticamente osi chiamarlo nel tuo colorito e sfottente gergo napoletano) ora scanso con sufficienza i tuoi insipidi e puzzolenti itinerari e i sepolcri dei tuoi vasi di espansione imbrattanti e riprendo a consigliarti la strada sui sentieri del sogno, della fantasia, della poesia, della musica, del gioco sempre nuovo e sempre diverso che non porta da nessuna parte ma che porta……in pensieri conclusi per dare sicurezza agli uomini da sempre impauriti del caos, molteplice, del divenire, del diverso, del folle ….provvisorio percepire dei poeti….. io…..dopo averci girato a lungo intorno, giocato con passione provo a stimolarti una riflessione dell’avvenire ….senza abusare, se non nello stile … di sedute… non di quelle fisiologiche …… ne di quelle per possedere, ma per andare oltre (“ metà”, “ uber”….”oltre”…”anche”…) delle mie ali incerate di Icaro e andare a conquistare anche per te una parte del sole ….scottante verità metafisica… per fantasticare una utopia liberatoria …….. anche per la tua parte basse del corpo…….e alla fine senza autorità, aristocrazia …. Cercare faticosamente di penetraci e viaggiarci dentro fin in fondo nelle sue pieghe, nei secreta, negli arcana …anche nelle crepe non per scoprire ‘in interiore hominis ….Veritas’ (di Principio) ma per sentirla….. percepirla anche se provvisoriamente ….. uno stimolo che permetta anche a te Nanos di non venire qua a parlarmi di merda…..
 Nanos: noooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!! Mercuziooooooooooo!!!!!……….. Che Dio mi fulmini!!!!!!!!!!!!!……….. Io ti volevo chiedere solo sé è complicato una volta che il corpo si è appuzzolentito cosi come il mio, riuscire ancora a percepire la presenza di un angelo……della bellezza, della poesia …. e come posso fare io così malconcio …… a percepire la presenza ancora di tutto ciò in questo mondo, così lontano. Sai, anch’io rischio di navigare in un mare di merda…..e adesso però smettila con le prediche perché anch’io rischio di morire a marcia indietro andando a sbattere …..per evitare di finirci tutto dentro…..ora mi dici come si fa con questa puzza sotto al naso percepire la presenza degli angeli?
Mercuzio: Solo per confortarti e ricordarti che anche il tuo linguaggio non necessariamente deve confondersi con una tua identità o peggio con una tua funzione sociale o comunitaria. Puoi anche solo restare nell’ambito della produzione artistica o letteraria e avere buoni compagni al gioco. Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon, ha citato come esempi dell’uso della merda nella satira e nel teatro: La fame dello Zanni di Ruzante, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui Francesco d’Assisi usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l’avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III. Come vedi hai dei precursori illustri che sapevano fare bene il loro mestiere senza pensare di mettere a repentaglio la propria identità o la propria finzione sociale e politica ed anche la propria esperienza esistenziale e comunitaria nella Irpinia d’Oriente o d’Occidente che sia. Voglio altresì ricordarti a conferma di quanto ti consiglio. Ti ricordo un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole “Merda, merda, merda!” Questa usanza deriva dal fatto che, in passato, agli spettacoli di successo accorrevano molti nobili con le loro carrozze e cavalli, riempiendo di escrementi i dintorni del teatro. Quindi, più merda c’era per terra, maggior successo aveva lo spettacolo. Nel tuo caso chi frequenta i tuoi “cerchi” o le tue performances non rientra nel rango di spettatori ma l’esempio qualcosa chiarisce…..dell’uso o l’abuso culturale della …..”merda”…..Nel tuo caso della Clownerie che tu pratichi e ricerchi …tu ben sai… che anche il linguaggio diretto pur legato alla tua vita personale “stiticamente increspata e incresciosa” può creare malintesi e anche problemi. Ti ricordo – a mo’ d’esempio- una scena esilarante e efficace …citata goliardicamente dagli Amici miei del film di Monicelli (un grande esempio di commedia del cinema italiano degli anni settanta) nell’aria della “cacatella longa longa… filulella squacquarella” cantata a squarciagola dai quattro amici nell’ospedale dov’erano allora pazienti, e indirizzata alle sorelle di quel ricovero. L’uso che ne viene fatto in questo caso ha solo del provocatorio e del goliardico: il loro comportamento li spinge a rompere due tabù, cioè a parlare di merda davanti a delle suore (con l’intenzione di sembrare realmente malati di testa, o semplicemente stupidi). Ciò è solo per compiere costantemente delle bonarie e gratuite trasgressioni. Nella scena seguente questo loro comportamento farà scattare l’ira e la vendetta del primario, che si rivelerà più goliardico e sadico di loro altri. Credo che la “fabula de te narrat” e lascia stare quella fuorviante e impraticabile del ……………Sovrano Kakka’it…. Nanos: E, va beh! Mi arrendo, non te la raccontò più la favola del Sovrano Kakka’it però mi è sembrato, leggendo questa favola, di capire che solo quando si assapora un certo profumo “primordiale” si può percepire la presenza degli angeli. Insomma, solo quando tocchi….. “il basso”…., solo quando puoi camminare come dici tu ma al contrario, in puzzolenti itinerari, sepolcri di vasi imbrattanti, puoi percorrere i sentieri del sogno, della fantasia, della poesia, della musica, del gioco sempre nuovo e sempre diverso, che portano ad incontrare la bellezza ed ascoltare la musica degli angeli ?
Mercuzio: Ti capisco e ti “compatisco”ma non vorrei chiudere questo “dialogo immaginifico” con un pistolotto finale .Ti voglio solo riferire ciò che si discute qui tra i “saggi”.Si parla di un umano operante in terra bresciana che cerca disperatamente tra voi di parlare di “morte e terra”….scrive nel suo ultimo libro “L’attesa della terra che salva continua anche dopo la morte ( e che cosa appare in questo dell’attesa?,sonno ,sogni.Incubi?), oppure con la morte ha compimento anche l’attesa?”Come vedi si cerca di usare lo sguardo oltre ogni confine della mortalità della terra parlando di eternità,gioia, gloria…oltre la metafisica e la teologia…..ma voglio ricordarti che tra di noi si parla molto di un certo “poeto della paesologia” che non si preoccupa di andare “oltre l’umano” ma “nel profondo dell’umano” in una sorta di privilegiato tempo e spazio immobile preservato dalle follie della “modernità” e scrive : “Bisogna apprendere l’arte di farlo passare il tempo, lasciare che attraversi i giorni e il proprio corpo. C’è tanto lavoro per un artigiano temporale”.Anche per te si pone il problema di “un artigiano temporale” che ama lavorare con il linguaggio della gioia e dell’allegria per non “….. solo vagare lungo l’orlo del proprio confine che, dopo ogni tramonto, si raffina e diventa confino” come ben scrive il tuo poeta irpino che tu ben conosci ….ma di tutto ciò in un’altra puntata ..........
Nanos: …..e va beh! …. ti fai sempre più misterioso……ancora non mi spieghi come si fa a percepire la presenza degli angeli ……io sono sempre stato un artigiano: elettromeccanico, patafisico, dello spazio temporale e con i tuoni e i lampi della mia moto del tempo riparto, ……..prrrmmm , prmmmm, a dopo……a prima, ma?……. sgarrup….sgarrupp…..sssssssss………..

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