martedì 14 dicembre 2010

Elisir d'amore ...per "le cartoline dai morti"






Uscendo dal bar ho sbagliato strada. Il vento era fortissimo e nevicava. Il cuore si è gelato sotto il cappotto.





Scriveva La Rochefoucauld “ chi vive senza follie ,non è così savio quanto crede”. Sacrosanta verità per demarcare un confine tra vita normale subita e vita impegnata per scelta a saper affrontare “venti fortissimi e nevicate”. Un lento e inconsapevole morire per un “un cuore gelato sotto il cappotto” parla di noi quando accettiamo supinamente di smarrire il gusto e il senso di una esperienza comunitaria rassegnati alla insensibilità del senso comune, alla rassegnazione del “così va il mondo”, alla connivenza con l’insensatezza della banalità, alla ingenua o consapevole disponibilità a farsi complice di qualunque cosa a qualunque prezzo. Uno spettro inquietante si aggira come un “venticello” per le nostre terre sopraffacendo la nobilitata e propulsiva “ipocondria” arminiana : il cinismo. Il cinico contemporaneo non ha come punto di arrivo la classica botte di Diogene ma una ordinata e riconosciuta carriera spesso segnata da frustrazione,rassegnazione e avvilimento morale. Il ‘cinicus’ antico era una forma estrema di affermazione della dignità, una riproposizione coerente di distanza dalle pochezze umane e dai pressappochismi e interessi pratici, della cura di una estrema padronanza e sovranità su se stesso e i propri difetti pubblici e attivazione del governo dei propri demoni interiori negativi come la “razionale auriga” platonica. Il neocinico cura e ostenta una “falsa coscienza illuminata” con un discreto vocabolario polimorfo e una forma malcelata di “disincanto” che li rende molto efficienti e accettati sul piano pratico. Qualcuno autorevolmente in modo cattivo ha scritto che il neocinico è “ un caso limite di melanconico che riesce a controllare i suoi sintomi depressivi conservando una certa capacità di lavorare” che mal sopporta “avvisi ai naviganti” disinteressati o venati di ironia e peggio di benevole commiserazione perché “intellettuali e …quindi inutili”. Bisognerebbe imparare dal “cinismo classico “ dei morti di Franco che ci regalano una morale fatta di libertà ed autonomia e non “coperte di linus” come alibi pseudopsicologici ma soprattutto con il compito “etico” di riscaldare quotidianamente,profondamente e continuamente il nostro “cuore” infreddolito e debole. Nella “pòlis” greca il primo atto cinico contro la costruzione di “una comunità” libera e consapevole, avvenne con un atto violento formalmente e simbolicamente reale e tragico .La restaurata democrazia ateniese aveva bisogno della condanna a morte di Socrate nel 399 a.c. e la promozione sul campo degli “Antistene,Diogene di Sinope,Cratete e Ipparchia” come fatto consequenziale , illuminante e normalizzante. Con quell’atto si condannava la ragione, il sogno, il sentimento,la fantasia,la democrazia che presume farsi “comunità” di un sapere non commerciale e commerciabile che ha solo il compito di difendersi per smascherare,responsabilità, inadempienze , ostilità,rancori latenti e combattere quelle palesi e praticate. Le ragioni del cuore non possono mai entrare in un orizzonte limitato che gli è estraneo per statuto. Non vive di pensieri corti, di i rapporti di forza, della pratica o l’ aspirazione dei poteri a tutti i livelli. Ritornando in metafora : “sbagliare strada” affrontare un ”vento fortissimo e una nevicata” è ancora parte possibile e integrante del vivere umano. Ma evitare sempre e comunque ”Il cuore gelato sotto il cappotto” che è il vero e tragico morire sia personale che e comunitario anche della limitata vita umana troppo umana …..
mercuzio

Nessun commento: