venerdì 11 aprile 2008

Nanni Moretti : ........ancora un ricordo





Caro nanni,
prima di tutto voglio esternarti il nostro naturale “affetto” maturato nei tanti incontri che abbiamo avuto e insieme il “rispetto” per il ruolo politico da te svolto nelle iniziative ristrette ,allargate e pubbliche dei “centomovimenti”.
Sono non a caso due sentimenti distinti ma essenziali nella originale esperienza politica che stiamo facendo nella nostra ,ainoi , non più giovane vita sentimentale,mentale e politica.
E’ il “sentimento” ,non necessariamente contrapposto alla “ragione”, la peculiarità e l’anima di questa nuova esigenza di politica che ci ha piacevolmente trascinato in questa straordinaria esperienza sociale .
Ognuno di noi ha dovuto fare delle scelte esigenti rispetto alla propria vita privata, intellettuale e professionale .Abbiamo dovuto correggere convinzioni inossidabili ,sintassi sgangherate e vocabolari inadeguati. Abbiamo dovuto fare “tabula rasa ” delle nostre sintassi e grammatiche, perché sentivamo che questa esperienza aveva una necessità ,novità e originalità che obbligava a mettere in discussione prima di tutto noi stessi, le nostre accomodanti e pacificate pigrizie conoscitive , psicologiche e ontologiche.
Le nostre care e vecchie categorie filosofiche e politiche si sono manifestate nella loro insufficienza sia per la comprensione del fenomeno culturale,sociale e politico che ci investiva ma soprattutto per interpretarne il senso e definirne la sua rappresentazione.
Educati ad una salutare diffidenza ( o sospetto) culturale e politica dell’individualismo moderno se pur filosoficamente profondo (Locke,Kant, Stuart Mill) ,questa nuova esperienza sociale ci ha riaperto un quadro analitico meno assoluto,dottrinario e ideologico e più aperto e critico. Abbiamo scoperto la ricchezza di un individualismo “riflessivo” ,progressivo e attivo finalizzato a stimolare e consentire agli individui prima di tutto, di fare libere scelte per quanto riguarda la loro vita privata e pubblica per una cittadinanza attiva ,riflessiva e responsabile e la povertà pericolosa e reazionaria di un individualismo pigro ,regressivo e gregario.
Si è detto che le emozioni non possono costruire nuove identità collettive. L’esperienza di Piazza S. Giovanni può essere la risposta concreta a una sociologia o politologia viziata da un errato privilegio esclusivo della razionalità. Una sorta di astratta razionalità politica mista a un realismo opprimente rischia di fare dei brutti scherzi non solo ai nostri detrattori ma anche ad intelligenti analisti e praticanti presenti nei nostri movimenti.
Abbiamo bisogno di una modestia intellettuale e un orgoglio politico che parte da un risultato al di là e al di sopra delle nostre personali capacità e previsioni.
Insieme ad amici di Milano abbiamo scelto di applicare una sorta di “esercizio del silenzio” o una sorta di salutare e attivo allontanamento dalla mischia, non per mancanza di argomentazioni o convinzioni , in rapporto allo sviluppo delle esigenze, non sempre legittime e rispettose, manifestatosi nell’arcipelago ,geograficamente e psicologicamente distinto, dei “centomovimenti”. Comunque non abbiamo fatto mancare la nostra presenza attiva a tutti gli incontri con i cittadini comuni nelle tante piazze locali e nazionali.
Allo stesso modo con grande senso di unità concreta e responsabilità non abbiamo mai fatto mancare l’espressione chiara e concreta delle nostre convinzioni nelle sedi deputate dei nostri incontri ,anche a rischio di qualche malevole incomprensione.( Incontro a Bologna , a Roma con Cofferati , a Roma in preparazione di Piazza S. Giovanni a Castel s. Pietro e agli ultimi incontri a Roma )
E’ in questo spirito costruttivo ,al di là e al di sopra delle proprie convinzioni e interessi di gruppo, che abbiamo condiviso ed apprezzato la tua lettera a Prodi su Repubblica.
E riteniamo importante ,utile e positiva la tua autorevole presenza alla riunione dell’11-12 a Roma con l’esigenze e lo spirito che tu hai espresso nella ultima intervista sul Corriere della sera che in certo qual modo allontana equivoci e letture parziali e partigiane ( impolitiche) dello stesso incontro anche a garanzia del pluralismo culturale e politico delle varie espressioni dei movimenti territoriali.
Chiediamo a te di interpretare il senso della continuità delle nostre passate e future esperienze di cittadinanza attiva e di radicamento nel territorio al di là delle espressioni e letture più immediate e politicista delle azioni ed esperienze miopi dell’attuale gruppo dirigente del centro-sinistra in termini programmatici, organizzativi o elettorali.
Ben ha scritto a tale proposito Barbara Spinelli: “Abituata a guidare il popolo, la sinistra sembra essere incapace di mettersi in suo ascolto, ed è il motivo per cui ne è regolarmente sconcertata"
Io sono convinto che “ i girotondi” non sono nati per essere compresi razionalmente o per essere diretti se pur con competenza e intelligenza ma soprattutto per essere vissuti e praticati democraticamente in prima persona in modo critico, riflessivo, attivo e responsabile.
Non stanchiamoci di ricordare agli altri , ma anche a noi stessi, che non nasciamo o vogliamo essere, come tu dici “estremisti”, ma neanche impolitici, apolitici o antipartitici ma carichi di originali stimoli e sane provocazioni intellettuali e istintive alla “politica”sia quando, ingessata e autoreferenziale , smarrisce il senso dei suoi fondamenti e finalità alte e valoriali ,sia quando si fa pratica praticata e politicante , sia quando si fa ideologia, mito, metafisica o dottrina, dimenticando di essere soprattutto ricerca critica, scienza o attività dell’uomo e per l’uomo.
E’ per questo che ho scelto di rendere soprattutto te, partecipe di questi nostri sentimenti e convinzioni, con la certezza e la speranza di un tuo ruolo di interprete , testimone ed espressione pubblica di tutte le esigenze carsiche ed espresse nei tanti individui dei “centomovimenti”
Voglio concludere , a passata e futura memoria, con un contributo importante “Il girotondo del noi ci siamo” che E. Scalfari sull’Espresso del 28 febbraio 2002, lusinghiero sul tuo ruolo di leader dei girotondi:
“..La parola “cittadini” sta recuperando da qualche tempo una valenza che era andata smarrita. Camerati, compagni, amici, signore e signori, avevano sostituito un appellativo che si richiamava direttamente e semplicemente alla sovranità popolare senza distinzioni e appartenenze di classe, di censo di ideologie. Cittadini vuol dire abitanti della stessa città, ed estensivamente dello stesso paese, della stessa comunità; diritti e doveri di cittadinanza sono le leggi che tutti siamo tenuti a rispettare e tutti abbiamo titolo di formulare. Infine cittadino è colui che fa parte e si dà carico della ‘res publica’, delle sue costumanze, delle sue magistrature.
Per questo riguarda tutti, per questo è trasversale agli schieramenti ed è stato sintomatico che proprio il Moretti che inventò la battuta “dì qualcosa di sinistra” sia la stessa persona che ha chiesto in quella piazza gremita di gente (“Palazzaccio di giustizia di Roma ) se ci fosse “qualcuno di destra”. Faceva appello ai cittadini perché tutti insieme partecipassero a quel festoso e salvifico girotondo in difesa delle istituzioni avvilite e vilipese”
Non viviamo di nostalgie regressive e consolatorie ma confidiamo nella tua capacità e intelligenza di ricordare a noi e agli altri “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”
Con affetto e stima

Mauro orlando dei girotondi di Milano

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