Il sacro: esperienza e
immanenza
Il sacro costituisce
senz'altro uno dei temi la cui presenza è pervasiva nell'opera di Bataille e
che continuamente riemerge anche là dove non è atteso. Si pensi ad esempio
all'importanza che il sacro ha in una raccolta di saggi letterari qual è La
letteratura e il male, uno tra gli ultimi libri da lui pubblicati1. Tuttavia il
termine sacro deve essere assunto come una di quelle che egli indica, ne L'esperienza
interiore, con l'espressione “parole scivolanti”2, così come ad
esempio dépense, eterogeneo, sovranità ma anche poesia, silenzio,
erotismo. Si tratta di parole che, nell'indicare quanto sempre di nuovo si
sottrae alla presa oggettivante del linguaggio, devono continuamente sfuggire
dal luogo in cui si pensava di fissarle in un significato definitivo,
mantenendosi però su quel limite oltre il quale il processo della
significazione si dissolverebbe nel silenzio di una totale assenza di
comunicazione. Ne consegue che non è possibile ricavare, dalle numerose pagine
che Bataille scrive nel corso degli anni su questo tema, una definizione
univoca del sacro, come degli altri termini ad esso connessi, si tratta
piuttosto, richiamandoci a quanto egli afferma introducendo la voce informe nel
Dizionario della rivista Documents3, non di dare il senso delle
parole ma di far emergere il loro compito. A condizione che ciò non vada inteso
tuttavia come un'operazione di riduzione del linguaggio ad un insieme razionale
di strumenti, ma, proprio al contrario, nel vedere nelle parole la risposta a
impellenti bisogni affettivi dell'essere umano.
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