lunedì 18 novembre 2019



..volevo cambiare il mondo..Paul Nizan ha scritto una famosa frase: “Avevo vent’anni. Non permetterò più a nessuno di dire che è l’età più bella della vita”. Si fa fatica a non sottoscrivere questa frase e , in generale,la gioventù con il "senno del poi" è una "età" contrassegnata da quella deliziosa " stupidera" che ti permetteva sciocchezze e irresponsabili leggerezze che comunque ti costringevano a crescere e fare nuovi e buoni incontri..poetici,letterari e filosofici.Ci vuole un po di cu… ma spesso la mia diffidenze e curiosità irpina appenninica mi ha aiutato.Da giovane copiavo su un quaderno con copertina nera i pensieri migliori "florilegio" tra il poetico ..letterario ...filosofico e religioso.Montale ad esempio aveva definito la gioventù “l’età più stupida della vita”. Non so se e quanto potrei sottoscrivere questa definizione.Oggi come oggi mi puzza troppo di quella " falsa saggezza " che oggi riscopro in quello che io cerco di evitare in questa mia età " prematura" che io chiamerei "cinismo senile".Oggi mi riconosco nella intrigante saggezza gaddiana e ritengo che "le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo, d'una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero...."Anche quella di Nizan ci gioca molto nello stesso ambito di ambiguitàCi sono troppe variabili individuali e territoriali . Io stesso mi sono distribuito in varie esperienze con ambiti diversi...fanciullezza irpina medioevale...adolescenza genovese cattomoderna….gioventù veneta sessantottina e maturità (sic!) bresciana filosofica e politichese….nella ruota degli " eterni ritorni nell' eguale".In queste parentesi epocali ho avuto un motivo...un aura molto potente (di cuore, ovvio) per essere, e a lungo, turbato e infelice e cinicamente materialista nei problemi di sessualità: ma posso dire che ero sempre e comunque infelice vincente ? La dichiarazione di Nizan mi sembra giusta almeno nel senso che a quell’età si è molto, molto esposti, e si può essere così facilmente feriti, addirittura umiliati che è ancora peggio….ma con la grande esperienza infantile di un ambiente naturalmente difficile e socialmente competitivo a livello di sopravvivenza.Fin da piccoli " gettati nel mondo" come ha detto Heidegger...abbiamo imparato ad indossare, nel male e nel bene, la corazza, e abbiamo necessariamente rimandata la capacità che distingue l’adulto (e che lo rende così spesso, agli occhi del giovane, detestabile) di non mettersi mai interamente in questione. Forse oggi possiamo sempre con una sopportabile retorica della sopravvivenza dire che il giovane è colui che tende a far tutto come quando si è innamorati. Ma questi e altri che si potrebbero intavolare sono discorsi che al massimo valgono statisticamente, o sono appena variazioni personali sulla questione. Parecchi miei coetanei avevano già la corazza, in genere perché la vita gli aveva rifilato più botte in testa che a me.Ed io complessivamente mi sento fortunato e contento di tutti i cicli della mia esistenza nomade e della mia forma di " perenne immaturità" che mi dà buone speranze per una " bella-buona- giusta" vecchiaia....a rincorrere con la " esperienza paesologica" nel mio piccolo paese e in tutti i paesi dell' appennino appartato italiano...il filo rosso dello " gnuòmmere " della mia vita piccola e grande che sia....

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