mercoledì 10 febbraio 2016

,,,esperienza e aspettativa

Viviamo una “crisi epocale” dove un'unica certezza  si presenta verosimile e praticabile : l’orizzonte è un dato incerto.Siamo ancora dentro la parabola moderna dell’illuminismo filosofico  e  politico e nella  sua vocazione alla temporalizzazione e al principio realtà  e all’utopia e al principio speranza.Siamo portatori sani di “modernità”  e critici radicali della “modernità incivile” vivendo in modo provvisorio la necessità di un scommettere  su un “nuovo tempo storico” che chiamiamo ancora “umanesimo” in presenza di pratiche  sentimentali e passionali che indagano vivendo il rapporto tra esperienza e aspettativa.Evitando l’inganno del confondere la “secolarizzazione  della teologia” con la distruzione  del “sacro”  nelle esperienza umana e naturale. Altresì “en attendent un Godot”  poetico-percettivo dopo le metafisiche dualistiche  della filosofia della storia che avevano de-erotizzato il corpo  nella morsa universale e dicotomica “io-altro” o nel recupero del “logos-ragione” nella sua vocazione e capacità critica di produrre politica come messa in  crisi dello Stato.Resta comunque l’esigenza di costruire  una critica  della modernità, partendo dalla scommessa  su un nuovo tempo storico di “umanesimo delle colline” nel rapporto esperienza paesologica e aspettativa personale.Ribadendo alcuni punti fermi: l’orizzonte futuro è indeducibile solo  dalle esperienze passate, dal momento che tutto cambia in maniera inedita e una esperienza di  pensiero che parte dai conflitti politico-sociali, che coglie il presente come frutto di una lotta mai completamente mediata, che scopre gli equilibri dati alla luce delle precondizioni contraddittorie che li hanno prodotti, che intende tali equilibri come mai originari, originari essendo il conflitto, l’eccezione, la crisi, antropologicamente connaturati all’esistenza umana

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