Oggi sento una esigenza di “leggerezza” allo stesso modo di quando mi sveglio di notte per un cucchiaio di ‘nutella’….sento l’esigenza di una capacità dello sguardo sul mondo che sappia ridare la dignità alla parola che lo esprime come esperienza fondamentale della persona .Nei momenti in cui le parole si irrigidiscono come pietre anche nella loro superficiale espressività mi invito sempre ad un “esercizio di silenzio” nella speranza che si apra in me “un passaggio” (questo è l’ascolto”) attraverso il quale transita il “doppio mondo delle parole-persone e delle persone-parole”. La ricerca di una possibile vita comunitaria di clowns,angeli-demoni, ha bisogna delle parole che la potenzino, la innalzino,la rischiarano facendole da specchio. E allora cerchiamo il senso della parola che rinuncia a qualsiasi ipotesi di “proprietà-potere” nel suo darsi dando per inteso che quanti le ricevono vi resteranno sottomessi ma che recuperi il suo senso di “dono”, di “cura di sè” e “cura degli altri”…sapersi pensare “..solo rami e fronde e nodi e nidi…..” Diamo alla parola la forza di una “rivelazione” piuttosto che il suo senso strettamente “naturale” e “tecnico”….del comunicare e interpretare. Scriveva Marìa Zambrano ”Se la parola funzionasse esclusivamente come linguaggi all’interno del linguaggio,non costituirebbe altro che la perfezione del naturale. Una perfezione raggiunta soltanto attraverso la vessazione di quella porosità,germe irriducibile di trascendenza,contenuta in ogni parola…” tutto il resto non aiuta il sogno ma predispone all’incubo……
giovedì 21 giugno 2012
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