domenica 11 gennaio 2009

Elisir d'amore per ......"un felicità se pur precaria".

I sacchetti di sabbia non fermano l'oceano.

di EUGENIO SCALFARI

UN ANNO fa definimmo la società italiana come uno specchio rotto nel quale era diventato impossibile specchiare un'identità collettiva, una visione unitaria del bene comune e l'esistenza operante d'una classe dirigente degna del nome. Ma da allora, quell'immagine, che ebbe una certa fortuna, non è più appropriata. Lo specchio non è soltanto rotto: è ridotto ad una poltiglia, non riflette nessuna immagine per minuscola che sia. Non riflette neppure i nostri personali egoismi perché sono anch'essi diventati poltiglia. L'egoismo nasce attorno ad un interesse concreto, ad un obiettivo ben determinato da perseguire, da realizzare o da difendere. Ma noi non sappiamo più quale sia quell'interesse che potrebbe darci una felicità sia pure precaria. Oscilliamo come fuscelli al vento, galleggiamo su un terreno di sabbie mobili che ad ogni passo minaccia di inghiottirci. Quel che è peggio, questa poltiglia ha ricoperto l'intera società internazionale, al punto che perfino il mito e le speranze suscitate da Barack Obama si stanno sbriciolando prima ancora che si sia insediato alla Casa Bianca, i suoi piani di contrasto alla crisi economica oscillano tra spese pubbliche e sgravi fiscali, le cifre cambiano ogni giorno mentre la disoccupazione cresce con velocità esponenziale.
(leggi tutto in :è la stampa bellezza!)

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