martedì 20 gennaio 2009

Elisir d'amore per ......la repubblica democratica e antifascista

La storia comincia con l’uomo che dà una traccia al mondo” .Prima di tutto è “un piatto di grano”, diritto alla sopravvivenza, a mangiare , a nutrirsi, avere un amore , un lavoro.
Una storia laica ma anche racconto di una fede dell’uomo in pace…con se stesso e con gli altri uomini, con il mondo e le cose “ Noi siamo dalla parte della storia”
Anche ”il cuoco di Salò” è una canzone della storia, non una canzone politica, ma scenica, teatrale di rappresentazioni di personaggi, di visioni, di sentimenti . Il protagonista è uno qualunque, un personaggio da commedia dell’arte. Una lettura o racconto della storia da parte di un gregario, un avventizio, un marginale. Siamo nella tradizione della migliore commedia italiana . Vedere per esempio la sensibilità e l’atmosfera del film" “Una giornata particolare “ di Ettore Scola.
La tecnica comunicativa è di far parlare un altro al posto nostro “un ingenuo” a cui tutto è concesso. C’è il crollo del Fascismo, momento storico drammatico, denso, duro, doloroso, caotico. Un discorso sulla Resistenza e dalla parte della resistenza vittoriosa sarebbe stato scontato. Qui siamo di fronte al “revisionismo” vero . Non è il vero responsabile a parlare e a fare la storia ma la sua storia e la stria è quella vera. E’ la sindrome del “tassista” Il mondo vista dal taxi . Come raccontare la storia degli anni sessanta americana dal De Niro di “Taxi driver” di Martin Scorzese . Per il cuoco di Salò il mondo è esattamente quello che vede dalla sua cucina. Il resto è marginale: la guerra, la resistenza, la politica. La storia è la sua giornata normale e abitudinaria.
Solo il coro che canta come le antiche tragedie greche ha il compito di dare il senso di obiettività straordinaria e di tragedia “qui si fa l’Italia e si muore” ripetuto per tutta la canzone ma solo artificio comunicativo e teatrale senza la pretesa di dare l’interpretazione giusta ed obiettiva dei fatti della storia da raccontare.
Grande pietà e comprensione e una presa di posizione possibile e legittima “dalla parte sbagliata si muore”.
Alla fine è la storia stessa “ che dà torto e ragione”. Infatti gli eroi muoiono dalla parte giusta.
Commedia e tragedia assieme dicevamo. Anche il ‘messo’ di Edipo è meglio del cuoco di Salò, ma è sempre è sempre un protagonista minimo. Come gli ‘osti ‘del Manzoni.



F.DE GREGORI . IL cuoco di Salo


Perchè non possiamo rivalutare Salò
di giorgio Bocca

La notizia è di ieri. Dopo il presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Vassalli - arrestato e torturato dai fascisti - e Armando Cossutta, anche due ex presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro, bocciano il disegno di legge con il quale la maggioranza tenta di equiparare partigiani, militari e deportati ai repubblichini di Salò sotto un fantomatico simbolo definito "Ordine del Tricolore".
Ciampi e Scalfaro, in un messaggio inviato all´Anpi spiegano che la proposta del centrodestra è in contrasto con la verità e la realtà storica e dimentica che la Repubblica di Salò appoggiò con la sua azione la causa del nazismo, contro la quale combatterono le forze armate italiane.
Ritorna così ancora una volta, con una tenacia impressionante, la questione della parificazione fra gli ex combattenti di Salò e gli ex partigiani. E per l´ennesima volta cerchiamo di chiarire i termini della questione. La pacificazione nazionale fra i combattenti di tutte le guerre è un dato di fatto che risale ai primi giorni della Repubblica democratica.
L´ammissione al voto dei neofascisti del Movimento sociale italiano, il fatto che nel Parlamento italiano fossero presenti anche coloro che avevano combattuto per la Repubblica di Mussolini, alleata fino all´ultimo con la Germania nazista, chiudeva il discorso sulla pacificazione. Anche gli ex fascisti avevano il diritto di essere rappresentati.
Altra cosa è la parificazione che dovrebbe avvenire in un ordine dei combattenti, una sorta di partito al valore militare superiore ai partiti politici. Su questo il giudizio degli ex partigiani e dei democratici non può che essere di netto dissenso.
La pacificazione ha reso tutti i cittadini italiani eguali nella partecipazione politica e la prova è che ex fascisti sono presidenti della Camera, o sindaci di grandi città, e che nello spirito della pacificazione è stato quasi sempre dimenticato l´obbligo legale di proibire l´apologia del fascismo.
Ma pretendere di riunire in un ordine militare nazionale, un ordine della Repubblica democratica, combattenti per la libertà e combattenti per il nazifascismo pare una inutile provocazione, una prova che c´è un fascismo superstite. Un fascismo che, approfittando della situazione politica favorevole, vuole ritornare sulla scena italiana con tutti gli onori
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