domenica 25 gennaio 2009

Elisir d'amore per .....il rispetto dell'uomo prima del rispetto delle parole.


Art. 15 Libertà di credo e di coscienza
1 La libertà di credo e di coscienza è garantita.
2 Ognuno ha il diritto di scegliere liberamente la propria religione e le proprie convinzioni filosofiche e di professarle individualmente o in comunità.
3 Ognuno ha il diritto di aderire a una comunità religiosa, di farne parte e di seguire un insegnamento religioso.
4 Nessuno può essere costretto ad aderire a una comunità religiosa o a farne parte, nonché a compiere un atto religioso o a seguire un insegnamento religioso.


John Locke
La libertà di coscienza e di culto

"Le credenze speculative e [...] gli articoli di fede, che non richiedono null'altro, se non di essere creduti, non possono essere in nessun modo introdotti in una chiesa per opera della legge civile. Che cosa si ottiene, infatti, a sancire con una legge civile ciò che non può essere eseguito neppure da chi vorrebbe eseguirlo con tutte le sue forze? [...] Inoltre il magistrato non deve proibire che le opinioni speculative, qualunque esse siano, vengano professate e insegnate in qualsiasi chiesa[...]. Se un cattolico romano crede che sia veramente il corpo di Cristo ciò che un altro chiamerebbe pane non arreca nessun torto al suo concittadino. Se un ebreo non crede che il Nuovo Testamento sia parola di Dio non per questo altera i diritti civili. Se un pagano non crede né nell'uno ne nell'altro Testamento non per questo deve essere punito come cittadino disonesto. Si creda o non si creda in queste cose, il potere del magistrato e i beni dei cittadini possono restar salvi ugualmente.
(John Locke, Epistola sulla tolleranza, in Id., Scritti editi e inediti sulla tolleranza, a cura di C. A. Viano, Taylor, Torino, 1961, pp. 136-138
)

In uno stato democratico è l'individuo-cittadino titolare della sovranità. Il cittadino Englaro ,pertanto, fa bene a scegliere una soluzione ai suoi rapporti conflittuali con lo Stato e le sue leggi non in termini di conto o tragedia personale ma in forma pubblica.In questo modo essa assume quasi un forma pedagogica e un senso universale. Lo stato ed i suoi temporanei ministri devono solo interpretare e rendere eseguibile i suoi principi fondativi e costituzionali.La Chiesa secondo le norme costituzionali deve ribadire con forza e in ogni cisrcostanza la sua "libertà di credo e di culto" ,ma evitare altresì di stabilire con i suoi fedeli una sorta di "obbligazione di appartenenza" che creerebbe una forzatura,prescrizione o ordine a un loro ruolo pubblico e compito professionale condizionato primaditutto dalle proprie convinzioni religiose.
Lo stato moderno,democratico, laico nasce necessariamente autonomo e libero da qualsiasi Chiesa o da una Chiesa in particolare garandendo la loro libertà "nello" Stato e applicando alla lettera una distizione fondamentale tra la legge del creatore e la legge delle creature. Dove non è per principio e inderogabile la superiorità della legge di Dio a quella dell'uomo.
Le leggi mondane e civili di uno Stato di diritto positivo non sono di per sè contronatura se cosntrastono o divergono dai principi di fede di una chiesa particolare. E' per questo che bisogna evitare il più possibile quindi la funzione civile e politica della religione e promuovere e garantire la religione delle persone evitando al cittadino di vivere in modo conflittuale la contraddizione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio nel suo comportamento pubblico e non solo nelle sue convinzioni private.
La democrazia non deve risultare carente eticamente se non ha sudditanza o non fà riferimento ad una presunta verità naturale o metafisica.
Per la Chiesa deve sempre risultare più importante l'amore per gli uomini piuttosto che della osservanza dei principi.Gesù non aveva dubbi " chi fra voi , avendo una sola pecora, se questa gi cade in un fosso nel giorno di sabato, non la prende e non la tira fuori? Ora , un uomo quanto vale più di una pecora? Dunque è permesso far del bene in giorno di sabato" (Matteo cap 12).
Lo stesso concetto ritorna in Kant là dove scrive che " la morale è fatta per l'uomo ,non l'uomo per la morale".

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