mercoledì 14 gennaio 2009

Elisir d'amore per ..........la poesia del corpo.

"Mi chiamo antonella bukovaz, il mio cognome significa "colei che vive nei pressi del faggio", bukev è faggio ma al femminile bukva è libro, quaderno.... vivo a topolò-topolove luogo di pioppi sul confine italo-sloveno dove sentieri come serpenti avvinghiano montagne tonde come mammelle...grandi madri di gente che porta con se nomi di alberi, di ruscelli, di luoghi...è uscita per lietocolle una mia raccolta di versi dal titolo tatuaggi".


Antonella Bukovaz, Al dissolversi di un paesaggio


L'interesse per lo studio o il racconto del corpo non solo come fenomeno sociale, non più dipendente dalla tradizionale prospettiva filosofico-religiosa dell’antitesi corpo/anima, ma legato piuttosto ad una lettura antropologico-scientifica che non soddisfa a pieno le pulsioni individuali non più visti come elementi di una analisi ma solamente come una espressione radicale di un "io" finalemte corpo-anima.
Ha scritto Alessandra Violi “pur sostituendo il piacere della profondità con il godimento della pluralità eterogenea di superficie del corpo/testo testimonia comunque l’incidenza metaforico-conoscitiva del corpo leggibile fisiognomico sull’estetica e sulla retorica della modernità” (Violi 1998, p. 63).
Il corpo non è solo il luogo della violenza subita o provocata o anche il luogo della differenza e della discriminazione tra i sessi ma sopratutto il corpo come persona che racconta di sè e delle sue pulsioni vitali con parole,immagini ,voce o danza.
Prendere in considerazione il saggio di Franco Rella, Ai confini del corpo (2000) è forse il modo migliore prendere in considerazione che il corpo non costituisce semplicemente il pretesto, ma piuttosto il pre-testo per escursioni illimitate tra i campi del sapere, pur obbligando al paradossale confronto, inesorabile e continuo, con la sua finitezza non come limite ma come forza espressiva ma sopratutto esistenziale.
Il corpo ha smesso comunque di essere nemico del sapere, in età moderna, cioè di costituire l’antitesi della psiche intesa sia come anima che come mente. Come si ricava da uno studio di Adriana Cavarero, Corpo in figure con la pretesa di rimettere in discussione l'impianto tradizionale del pensiero occidentale nella stessa storia della Filosofia. Filosofia e politica della corporeità, dove si osserva che si va sempre più affermando in Italia quella corrente del pensiero contemporaneo impegnata nella paradossale arte di far parlare ciò che la tradizione metafisica e logocentrica avrebbe, invece, messo a tacere . La teoria della Cavarero, per la quale la politica sarebbe stata considerata fin dall’antichità nemica del corpo, soprattutto di quello femminile, non sfocia nell’attesa apologia di un presente più generoso nei confronti della carne e dei suoi bisogni, ma in una trasognata lettura della figura di Antigone, creata dalla penna di Maria Zambrano, e di quella di Ondina, intensamente ritratta da Ingeborg Bach.
Ma noi comunque preferiamo lasciar parlare i corpi attraverso il linguaggio poetico piuttosto che la ragione ancora con la sua pretesa di parlarci ancora della poesia o peggio sulla poesia.

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